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Trump grazia 143 persone, Bannon compreso

Trump grazia 143 persone, Bannon compreso

Sulla porta della Casa Bianca, il presidente uscente ha concesso la grazia a consulenti, manager, lobbisti e musicisti. Ma soprattutto al suo ex capo stratega Steve Bannon. Arrestato per frode in una raccolta fondi.


Appena poche ore prima di lasciare il proprio incarico alla Casa Bianca, Donald Trump ha concesso la grazia a 143 persone: nel dettaglio, 73 hanno ricevuto il perdono presidenziale, mentre le restanti 70 hanno ottenuto la commutazione della pena. Tra le figure che hanno beneficiato del provvedimento spicca soprattutto quella di Steve Bannon.

Ex stratega elettorale di Trump e tra i principali registi della sua vittoria nel 2016, Bannon accarezzò a lungo l’idea di proporsi come una sorta di ideologo del trumpismo. Un’ambizione che tuttavia nel tempo si è man mano ridimensionata. Tra l’altro, dopo essere rimasto alla Casa Bianca a fianco di Trump per sette mesi, fu silurato per dissidi con la famiglia del presidente. Si vociferò in particolare che Bannon non intrattenesse buoni rapporti soprattutto con la figlia di Trump, Ivanka: un fattore che avrebbe in qualche modo favorito il suo allontanamento dalla Casa Bianca nell’agosto del 2017. Le relazioni con Trump si guastarono ulteriormente, dopo che il giornalista Michael Wolff – nel suo libro Fire and Fury – attribuì all’ex stratega dei commenti negativi nei confronti della famiglia del presidente. Circostanza che portò Trump a bollarlo con il soprannome di «sloppy Steve» («Steve le sciatto»).

Nel 2019 i rapporti tra i due sembrarono (parzialmente) rasserenarsi, fin quando – lo scorso agosto – Bannon venne arrestato (insieme a tre suoi soci) con l’accusa di aver frodato centinaia di migliaia di finanziatori che avevano contribuito a una campagna di raccolta fondi per un muro di confine, da realizzarsi privatamente. Un’iniziativa da cui Trump prese le distanze: non a caso, in quell’occasione, il presidente uscente minimizzò le proprie relazioni con l’ex stratega. «Mi sento molto male. Non ho avuto a che fare con lui da molto tempo, come sa la maggior parte delle persone in questa stanza» dichiarò ai giornalisti nello studio ovale.

Come che sia, il perdono presidenziale salvaguarderà adesso Bannon: ricordiamo infatti che l’incriminazione era partita dalla procura federale del Southern District di New York e che il perdono presidenziale si rivolge specificamente ai reati di natura federale (non statale). Secondo indiscrezioni riferite da The Hill, Trump avrebbe comunque riflettuto a lungo prima di decidere se concedere la grazia al suo ex stratega: segno quindi che (forse) le vecchie ruggini tra i due non si siano del tutto sopite.

Altre figure note che hanno beneficiato dei provvedimenti di grazia del presidente sono anche quelle dell’ex sindaco di Detroit, Kwame Kilpatrick, del rapper Lil Wayne e del fundraiser repubblicano Elliot Broidy. Sembrerebbe ormai invece tramontato definitivamente lo scenario, pur evocato da molti, di un Trump pronto a conferire a sé stesso il perdono presidenziale. Uno scenario di cui si era discusso negli scorsi giorni e che aveva determinato un serrato dibattito tra i giuristi. Secondo alcuni, il presidente avrebbe questo potere, mentre – stando ad altri – una simile via risulterebbe preclusa. Non dimentichiamo che la spada di Damocle della giustizia è destinata a restare sospesa sul capo del presidente uscente: un elemento che costituisce un fattore di rischio anche per il suo futuro politico.

Sotto questo aspetto, va ricordata l’esistenza di un memorandum del Dipartimento di Giustizia (datato 1974) che sconsiglia l’autoperdono, suggerendo di contro che – appellandosi al XXV emendamento – il presidente rinunci temporaneamente ai suoi poteri, per farsi graziare dal vicepresidente nel mentre assolve le funzioni presidenziali. Non è ancora del tutto chiaro se, in caso, Joe Biden prenderà in considerazione l’ipotesi di conferire il perdono al suo predecessore (come fece, nel 1974, Gerald Ford con Richard Nixon). Una simile possibilità non salvaguarderebbe eventualmente Trump da eventuali azioni intraprese dalla procura distrettuale di Manhattan. Resta infine aperta ancora l’incognita del secondo impeachment: ma quella, si sa, è tutta un’altra partita.

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