Home » Attualità » Esteri » Il giro di valzer tra Francia, Spagnae Germania

Il giro di valzer tra Francia, Spagnae Germania

Il giro di valzer tra Francia, Spagnae Germania

Si sta definendo un nuovo «asse» fra i tre Paesi, che si avvicinano con accordi strategici in vari campi. L’Italia, per ora, non ne fa parte.


Emmanuel Macron ha incontrato il cancelliere tedesco Olaf Scholz, il mese scorso, per celebrare in pompa magna i sessant’anni del Trattato di Aquisgrana. Non solo: il presidente francese ha anche firmato con la Spagna un trattato bilaterale che gli osservatori diplomatici già equiparano all’accordo franco-tedesco. Intendiamoci: la conclusione dell’accordo franco-spagnolo e le celebrazioni con Berlino sono passaggi formali, ma descrivono tendenze concrete in atto da qualche tempo a questa parte.

I riflettori, prima di tutto, restano accesi sulla Spagna. Madrid ha da poco ospitato l’ultimo importantissimo summit della Nato e presiederà nella seconda metà di quest’anno il vertice della Comunità politica europea (European political council). La scelta della Francia di stringere con il Paese iberico e contestualmente ricucire con i tedeschi evidenzia poi un cambio di paradigma: non più l’asse verso Sud per contenere la straripante potenza tedesca, come è avvenuto a lungo, ma una «vertebrazione» franco-ispano-tedesca.

Sarebbe inutile leggere in questo schema una ripicca francese contro l’Italia dopo che Giorgia Meloni ha reso noto di non conoscere gli esatti dettagli dell’accordo italo-francese, e di non essere nemmeno certa che sia operativo. La scelta di Parigi e Madrid potrebbe piuttosto scontare altri aspetti politici. La Spagna vuole spodestare l’Italia dal suo ruolo di «numero tre» all’interno dell’Unione europea? E Macron ha voluto lanciare un assist ai socialisti spagnoli perché ne teme il tracollo alle Europee del 2024 e lo preoccupa la prospettiva di un asse tra popolari e conservatori? Non possiamo escluderlo, anche se su quest’ultimo fronte pesano altre variabili. Come la perdurante diffidenza di una parte del «deep State» tedesco verso un’Italia di nuovo attiva nei Balcani occidentali, e l’asse tra Roma e Varsavia. A ogni buon conto, Madrid e Parigi si stavano parlando da parecchio tempo: trattati di questo tipo non nascono dall’oggi al domani.

Sul piano concreto, l’accordo italo-francese appare fin da subito meno robusto e strategico di quello franco-spagnolo. Quest’ultimo comporta infatti anche una rivisitazione dell’accordo del 1983 di cooperazione militare tra Madrid e Parigi. La triangolazione Francia-Germania-Spagna nel comparto difesa è d’altronde già realtà con l’accordo raggiunto lo scorso novembre per la realizzazione del Fcas, il caccia «next-generation» europeo. All’interno del programma Fcas, che allo stato attuale è il maggior programma militare europeo con una spesa stimata in ben 100 miliardi, Madrid è chiamata a offrire un contributo per nulla marginale in termini di spesa e investimenti già a partire da quest’anno. Non è inclusa invece l’Italia, che ha aderito all’ambizioso programma «Tempest», di cui oltre al nostro Paese fanno parte Regno Unito e Giappone, e che ha avuto ampio risalto in occasione della recente visita a Roma del premier giapponese Fumio Kishida. Anche in questo caso, non vi è traccia dell’asse europeo di un tempo.

Sul piano energetico, poi, l’abbraccio tra Francia e Spagna va letto in filigrana con gli accordi di solidarietà energetica tra Francia e Germania (gas francese in cambio di elettricità tedesca), ma anche con la constatazione che la Spagna è già ottimamente attrezzata con rigassificatori. È una scelta diversa dal «Piano Mattei» dell’Italia, che invece punta soprattutto sui gasdotti provenienti dal Nordafrica per divenire l’hub energetico europeo, ma già «chiavi in mano» e senza l’incognita di tempi non brevi che grava sul nostro Paese. Non si tratta però di uno schema antitetico a quello di Roma, bensì complementare a esso e in ogni caso finalizzato alla sicurezza energetica del Vecchio continente, affrancandolo dal gas russo e rafforzando complessivamente i rapporti euro-atlantici.

Ad aver accelerato la conclusione del trattato franco-spagnolo sono anche i rapporti di ferro di Madrid con gli Stati Uniti nelle forniture di gas naturale liquefatto (o Lng): nel 2022, circa un terzo del gas consumato complessivamente in Spagna proveniva da navi tanker cariche di Lng a stelle e strisce. A ciò si aggiunge il tradizionale orizzonte strategico spagnolo, che traguarda il Sudamerica. È di pochi giorni fa la notizia che Brasile e Argentina hanno intrapreso colloqui che potrebbero portare all’adozione di una valuta comune. Uno scenario del tutto impensabile fino a poco tempo fa, che conferma la nuova dinamica «a placche regionali» della globalizzazione e carica di ulteriore rilevanza strategica chi, come la Spagna, dispone di importanti legami dall’altra parte dell’Atlantico.

L’autore Francesco galietti è esperto di scenari strategici, fondatore di Policy Sonar

© Riproduzione Riservata