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Sempre più armi, Pechino spaventa Asia e Australia

Sempre più armi, Pechino spaventa Asia e Australia

Non si ferma la corsa cinese agli armamenti. Pechino ha infatti annunciato un budget del 6,8% sul Pil destinato alla difesa per il prossimo anno finanziario, ovvero lo 0,2% in più dell’anno precedente che sarà utilizzato per modernizzare ulteriormente le sue forze armate.


La Repubblica Popolare arriverà quindi a spendere 1,35 trilioni di yuan (208,58 miliardi di dollari Usa), e ha dato questo annuncio proprio alla vigilia della riunione annuale del Congresso nazionale del popolo. La voce che ha comunicato il provvedimento è stata quella del premier Li Keqiang, che ha ribadito gli sforzi per rafforzare l’Esercito popolare di liberazione e si è impegnato a migliorare l’addestramento e la preparazione militare di tutti i corpi, nonché ad aumentare gli sforzi scientifici, tecnologici e industriali legati alla Difesa, ma questa volta senza fornire ulteriori dettagli.

L’aumento del bilancio arriva sulla scia di un anno durante il quale le forze armate cinesi si sono scontrate con le truppe indiane lungo i confini montuosi del sud provocando perdite in entrambe le parti coinvolte a seguito di combattimenti, anche corpo a corpo, per il controllo di valichi e passi della regione del Ladakh (Tibet). Tra il 5 maggio e il 16 giugno 2020 i combattimenti lungo il confine sino-indiano per conquistare il lago Pangong avevano causato la morte di 20 soldati indiani e 43 cinesi. Il motivo era l’opposizione di Pechino alla costruzione di nuove strade da parte degli indiani nella valle del fiume Galwan. La Cina continua dunque il suo imponente programma di modernizzazione militare e prosegue nelle azioni di presenza nel mare della Cina orientale e meridionale con forze militari e paramilitari, dove ha organizzato quella che molti ormai considerano una campagna di pressione contro Taiwan e nei confronti di altre nazioni asiatiche. Pechino non nasconde la mano: alcune immagini satellitari scattate recentemente da Google Earth mostrano due dei tre incrociatori di classe Renhai 055 recentemente costruiti dalla Cina ormeggiati in una base navale vicino a Sanya, sull’isola di Hainan, che si trova ai margini del Mar cinese meridionale. Questo significherebbe che entrambe le unità sono state assegnate alla flotta del Mare del Sud. Le navi sono dotate ognuna di 128 lanciatori per missili da crociera, terra aria e antinave, nonché di radar dell’ultima generazione e di sensoristica avanzata per la guerra elettronica. Ciò che preoccupa gli Stati asiatici, ma anche Australia e Usa, è il fatto che nei cantieri cinesi siano in costruzione altre otto unità identiche, la terza portaerei e tre nuove portaelicotteri, due delle quali ormai completate e in fase di collaudo. Queste potranno scortare le gigantesche flotte di pescherecci cinesi che da tempo si spingono sempre più verso l’Oceania in cerca di risorse ittiche per soddisfare la vorace crescita del mercato interno. Questa “invasione” è già stata denunciata più volte da Camberra che non ha usato formule dubitative, confermando che le acque australiane saranno immediatamente difese da qualsiasi minaccia.

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