Gli Stati Generali di Villa Pamphili si sono rivelati ciò che temevamo, e la povertà di contenuti dell’ultima conferenza stampa del premier lo dimostra: si tratta di un grande cinema, per giunta di serie B, con una pellicola intitolata più o meno così: “Sotto la fuffa, niente”.
Uno di quei film di terz’ordine zeppo di frasi melense come: “Investiremo nella bellezza” (Conte), “L’Europa s’è desta” (Von der Leyen), “Nessuno ce la fa da solo” (Sassoli).
Un film da terza serata dove peraltro mancano i protagonisti veri: il ceto medio, quello che sta pagando a suon di denari il prezzo della crisi, è rimasto fuori dal salone delle feste, come la plebe fuori da Versailles cui consigliarono di mangiare brioches. A Roma l’agenda di governo è ancora alla pagina di copertina: forse si chiamano “Stati generali” proprio per questo, si chiacchiera di fisco e infrastrutture, ma sempre “in generale”, senza mai prendere una decisione concreta. E intanto un’impresa su due resta senza cassa integrazione.
Il nulla cosmico è così profondo che persino i giornali, quelli che per spirito di sopravvivenza solitamente pompano qualsiasi kermesse, stavolta hanno snobbato il festival governativo. Il rischio di contagiare il lettore con il virus dello sbadiglio, evidentemente è troppo alto. Se l’obiettivo era fare notizia, è andata male; se invece l’obiettivo era affascinare gli italiani con i rimasugli del piano Colao, allora è andata anche peggio.
D’altronde, è difficile appassionarsi a una festa blindata. L’accesso alla stampa è proibito, alla faccia della trasparenza e della “collaborazione di tutti”. I cinque stelle, poi, sono passati dallo stile streaming allo stile Bildelberg in un battito di ciglia. L’impalcatura mediatica somiglia più a quella d’un conclave, dove però la fumata bianca non arriva mai.
L’unica cortina fumogena che sale da Villa Pamphili è quella che dovrebbe occultare le fibrillazioni nella maggioranza, che invece continuano a rimbombare poderose sotto la colonna sonora ufficiale. Per adesso l’unico target centrato del gran galà è quello di sollazzare le velleità monarchiche del premier e dei suoi consiglieri, grazie all’appoggio interessato dei burocrati europei: i quali regali non ne fanno, e verranno presto a presentare il conto, imponendo al Paese le loro richieste. Insomma, quando il film di Villa Pamphili arriverà ai titoli di coda, sarà durissima passare di colpo dal reality alla realtà.
