Evviva: finalmente i guadagni stellari di «corporation» come Amazon o Google saranno tassati al 15 per cento. Questo a parole, perché nella realtà…
I membri del G7 hanno lo stesso vizietto che ha la Commissione europea e nel quale vizietto Giuseppe Conte ha sguazzato in Italia durante il suo primo e secondo governo: annunciare che le cose sono fatte prima di farle, comunicarle come un successo ottenuto quando non si è neanche partiti a metterle in pratica (e poi spesso si rivelano un insuccesso clamoroso; il premio Nobel spetta comunque a Domenico Arcuri). È quello che è accaduto a Londra dove i componenti del G7 (Stati Uniti, Giappone, Regno Unito, Germania, Francia, Italia e Canada) hanno esaltato il loro successo decidendo una tassazione globale sulle multinazionali che toccherebbe ovviamente le cosiddette GAFAM (Google, Apple, Facebook, Amazon, Microsoft). D’ora in poi, secondo i membri del G7, questi colossi di internet dovranno pagare un’aliquota minima fissata al 15 per cento e dovranno versare le tasse nei Paesi in cui vendono effettivamente i loro prodotti e non in quelli, spesso paradisi fiscali, dove vanno a finire i soldi guadagnati.
Naturalmente gli esponenti di spicco di Facebook e Google si sono dichiarati favorevoli. Del resto, dopo aver pagato quote indecenti di tasse in tutti gli Stati, avrebbero dovuto avere una faccia simile alle terga per sostenere il contrario. C’è un limite anche all’indecenza e sembra che costoro ne siano consapevoli, ma questa adesione entusiastica per noi puzza di bruciato, come avrebbero detto nel Medioevo: ovvero c’è lo zampino del diavolo. E qui il diavolo è presto spiegato: tali colossi, come del resto altre multinazionali, conoscono i loro polli, in questo caso il G7 e la Ue. Infatti, se il G7 avesse fatto un quinto di ciò che ha promesso in questi anni nei ricorrenti summit di questo mondo, come diceva Leibniz, sarebbe il migliore dei mondi possibili. Ma così non è stato e, probabilmente, così non sarà.
Vediamo due numeri, facendo i conti in tasca ai signorotti di internet e dintorni. Solo in Italia nel 2019 queste società hanno realizzato ricavi per 3,3 miliardi di euro e hanno pagato in tasse 70 milioni di euro. Quella che ha pagato di più è stata Amazon, con 10,9 milioni di tasse a fronte di un fatturato di un miliardo. Ebay ha dato 145 mila euro. Pensate che Facebook ha pagato 2,3 milioni di euro: un quarto delle tasse di un’importante e storica azienda italiana di matite, la Fila. Basterebbe questo per gridare allo scandalo. Anzi non basterebbe, basta.
Ora, perché siamo così pessimisti sull’applicazione di queste decisioni del G7? Perché abbiamo visto come sono finite le decisioni sull’accordo sul clima prese nelle varie conferenze delle parti (i Paesi aderenti) che furono anch’esse salutate come una svolta della storia mondiale. Fece un comunicato anche la Santa Sede riportando le parole stesse di Papa Francesco. Ci mancò solo che Mosè tornasse sul Sinai e poi ci sarebbero stati tutti. Risultato: poco o nulla. Adesione volontaria ai patti, autocontrollo e autocertificazione da parte degli Stati del rispetto delle regole (neanche fossimo in un mondo abitato soltanto da angeli custodi), assenza di sanzioni per chi inverosimilmente avrebbe dovuto autocertificarsi come non rispettoso delle regole adottate. Capite bene che non si tratta di pessimismo ma di un sano e forte realismo, cosa ben diversa.
Tanto per cominciare la signora Angela Merkel, tutt’ora regnante, e il signor Emmanuel Macron, detto anche signor tentenna ma nonostante tutto ancora regnante, hanno fatto sapere, Ursula von der Leyen al seguito – come i paggetti e le damigelle che sostengono il velo delle spose – che non vogliono rinunciare alla famosa digital-tax, ossia la tassa su questi colossi: insieme alla plastic-tax e alla sugar-tax sono, anche se non ufficialmente, tra le fonti dei soldi necessari per il Recovery Fund. Vi è chiaro il casino?
Come se non bastasse, occorrerà capire chi dovrà vigilare sull’applicazione e chi dovrà comminare le eventuali sanzioni nei confronti di coloro non rispetteranno le regole di questa tassa globale. Il G7 non ha questi poteri. L’Onu non ha questi poteri. Costituiranno un organismo mondiale con l’accordo di tutte le nazioni, una specie di agenzia internazionale delle entrate appositamente creata per questi scopi? Se ne parlerà ancora nell’era cristiana in attesa del ritorno del Risorto o riguarderà la vita ultraterrena? n
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