Tra i personaggi insigniti con la benemerenza Stella d’Italia, lo scorso 15 gennaio, figurano anche un politico e un oligarca russi (quest’ultimo accusato pure di corruzione). Luigi Di Maio ora vuole revocarle. Ma non è certo la prima volta che la Farnesina «omaggia» gli uomini intorno a Putin…
Le ultime onorificenze sono datate 15 gennaio 2022. Con decreto del presidente della Repubblica, su proposta del ministro degli Esteri Luigi Di Maio, sono state conferite una serie di riconoscimenti di tutto rispetto a personalità di spicco che, fuori dai confini nazionali, si sarebbero impegnate a loro modo e nei loro campi per il nostro Paese. Un titolo importante dunque dal nome altisonante: «Stella d’Italia». Parliamo di un’onorificenza, più nel dettaglio, riservata a quanti «abbiano acquisito particolari benemerenze nella promozione dei rapporti di amicizia e di collaborazione tra l’Italia e gli altri Paesi e nella promozione dei legami con l’Italia», si legge sul sito del Quirinale che spiega, tra le altre cose, anche la suddivisione dell’Ordine in vari livelli (Cavaliere, Ufficiale, Commendatore, Grande Ufficiale, Cavaliere di Gran Croce).
Ma torniamo al fatidico 15 gennaio. Nel lungo elenco di insigniti, in effetti, ci sono donne e uomini di primissimo livello. Un esempio? È stata conferita una medaglia anche alla memoria di Luca Attanasio, l’ambasciatore italiano in Congo ucciso in un agguato il 22 febbraio 2021. Accanto al suo nome, però, ne compaiono altri due: è stata assegnata, si legge nella Gazzetta Ufficiale, l’onorificenza «Commendatore dell’Ordine della Stella d’Italia, con facoltà di fregiarsi delle insegne dell’ordine» a «Evtukhov dott. Viktor Leonidovich» e a «Kostin dott. Andrey Leonidovich». Il primo è il sottosegretario di Stato al ministero dell’Industria della Federazione russa; il secondo un banchiere e oligarca di spicco, accusato tra le altre cose di corruzione dall’oppositore di Putin, Alexei Navalny, nemico giurato proprio del numero uno del Cremlino.
Ci si chiede quali siano state le «particolari benemerenze» dei due, considerando un altro «piccolo» dettaglio: il banchiere Kostin, solo pochi giorni fa, è stato inserito anche nella lista nera dei sanzionati dall’Unione europea, in seguito alle aggressioni russe. E naturalmente è stato Di Maio a controfirmare la decisione dell’Ue. Lo stesso ministro degli Esteri che lo ha proposto commendatore. Un’inversione a «U» in poco più di un mese. Certo, con l’invasione dell’Ucraina l’esponente dei Cinque stelle si è subito affrettato a dichiarare che le onorificenze a personaggi vicini a Putin verranno immediatamente ritirate. E, secondo quanto risulta a Panorama, il ministero avrebbe già avviato le pratiche per una revoca immediata.
Eppure sarebbe bastato che qualcuno alla Farnesina avesse ascoltato gli allarmi che arrivavano già nel 2021 dall’intelligence americana sugli intenti bellici di Mosca, per evitare quella che oggi, secondo molti, è stato un brutto scivolone che era evitabile. Del resto il 14 gennaio 2022 (il giorno prima del decreto dunque) il quotidiano Repubblica titolava: «I sospetti degli Usa: Mosca cerca pretesti per invadere l’Ucraina». E invece niente: il Quirinale, su proposta degli Esteri, è andato avanti sulla sua strada.
Staremo a vedere se e quando i riconoscimenti onorifici verranno cancellati. Perché in realtà non sono le prime assegnate a personaggi del cerchio di potere intorno a Putin. Riavvolgiamo il nastro e torniamo al 28 maggio 2020. Alla Farnesina siede già Luigi Di Maio. Quel giorno vengono insigniti del riconoscimento della Stella d’Italia più alto in assoluto – «Cavaliere di Gran Croce» – altri due membri del governo russo: il primo ministro Mikhail Mishustin e il ministro dell’Industria e Commercio estero Denis Manturov. Tanto per dare un’idea della loro importanza e vicinanza al vertice moscovita, basti pensare che da una settimana in gran parte dell’Ue sono stati congelati i beni personali di Putin, del ministro degli Esteri Sergei Lavrov, e proprio di Mishustin.
Ma c’è un dettaglio che lascia intendere la controversia di tali onorificenze. Quel giorno a ricevere l’ambìto titolo sono in tre: insieme ai due esponenti di spicco del regime c’è il cardinale Gianfranco Ravasi. I diavoli e l’acqua santa. Vedremo quanto celere sarà l’operato della Farnesina perché, nel momento in cui Panorama va in stampa, i nomi di Manturov e Mishustin compaiono ancora nella banca dati ufficiale delle onorificenze del Quirinale. Come altre curiose presenze.
Dal 2017 è «Commendatore Ordine al Merito della Repubblica italiana» Dmitry Peskov, noto portavoce del capo del Cremlino. Nello stesso anno e con lo stesso titolo è stato insignito Igor Sechin, oggi a.d. di Rosneft. Parliamo della compagnia petrolifera braccio economico del regime insieme con Gazprom, l’azienda a partecipazione statale colosso nella fornitura del gas, il cui ceo Alexei Miller è dal 2010 è «Grande Ufficiale Ordine al Merito della Repubblica italiana». Quale sia il merito, per lui come per gli altri, resta tuttavia un mistero.
