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I reati degli stranieri, l’insicurezza degli italiani

I reati degli stranieri, l’insicurezza degli italiani

L’editoriale del direttore

Se sei il Papa o un parroco capisco che dal pulpito venga detto che dobbiamo aiutare i migranti. Questo non vuol dire che non si debba avere attenzione alle conseguenze della migrazione per un’altra categoria di deboli: gli italiani.


Qualche lettore mi chiede di commentare le parole che Papa Francesco ha pronunciato a Marsiglia, a proposito di migranti. Che volete che dica? Il Papa fa il Papa. Che altro potrebbe fare? Davvero c’è qualcuno che sperava di sentirgli dire: «Basta invasione, rispediamo gli stranieri a casa loro»? Il messaggio del Santo Padre non poteva che essere quello che ha lanciato al Palais du Pharo, fra migliaia di giovani. Il Vangelo insegna l’aiuto a chi ne ha bisogno e dal punto di vista di Bergoglio, i profughi sono persone che reclamano soccorso. Punto. Non mi stupisce neppure che tanti sacerdoti dicano le stesse cose. Anche i preti fanno i preti e predicano l’accoglienza indiscriminata. Questo vuol dire che sono d’accordo con Papa Francesco e pure con i suoi «soldati»? Neanche per idea. Da molto tempo le cose di Chiesa devono essere separate da quelle del governo. Dunque, il Pontefice e anche parroci e curati fanno il loro dovere diffondendo il messaggio di Cristo, ma chi ha il compito di guidare un Paese ha l’obbligo di ascoltare e mettere in pratica i messaggi che arrivano dagli italiani.

Fatta questa premessa, voglio però entrare nel merito con qualche altra osservazione. La scorsa settimana ho avuto il piacere di confrontarmi in tv con don Rosario Morrone, sacerdote calabrese, in servizio in un piccolo comune sulla costa ionica. Al reverendo che sosteneva come la questione della sicurezza abbinata agli sbarchi fosse frutto di una percezione, e dunque non basata sulla realtà, ho ricordato che un terzo dei detenuti attualmente ospiti delle patrie galere è straniero e questo a fronte di una popolazione immigrata che in Italia resta intorno all’otto per cento del totale. «Legga il libro del professor Marzio Barbagli» ho aggiunto. Don Rosario, che evidentemente non era a conoscenza degli studi del sociologo bolognese, mi ha risposto invitandomi a leggere i rapporti della Caritas, quasi che le analisi sulla povertà degli immigrati giustifichino il fatto che molti stranieri commettano reati. La Chiesa invita a porgere l’altra guancia, ma non a chiudere gli occhi su un fenomeno che nemmeno un uomo votato alla causa di Cristo può negare. I reati commessi dagli extracomunitari in termini percentuali sono di gran lunga superiori a quelli attribuiti agli italiani e non si può continuare a fingere che questa sia solo una percezione frutto di populismo e propaganda politica.

Mentre scrivo, ho sotto gli occhi il «rapporto sulla delittuosità straniera in Italia», elaborato dal servizio analisi criminale del Dipartimento della pubblica sicurezza. I dati sono impressionanti. L’anno scorso, su 812 mila denunciati o arrestati, 277 mila erano stranieri, di cui 124 mila irregolari. Ne consegue che il 34 per cento dei denunciati o arrestati era immigrato e quasi la metà di questi erano irregolari. Se poi si guarda solo a quel che avviene al Nord, le cifre peggiorano: quasi il 44 per cento delle persone arrestate e denunciate è immigrato e la metà di questi ultimi è clandestino. Ma nel Settentrione, gli extracomunitari non rappresentano la metà o quasi dei residenti. Non solo: se si entra nel dettaglio, vale a dire si cerca di capire di che reati si tratti, si scopre non soltanto che le rapine commesse da stranieri sono in aumento (dalle ottomila del 2021 alle 9.375 dell’anno successivo), ma che ormai quasi una rapina su due è commessa da stranieri. E il dato riguardante i furti riporta la medesima percentuale, con una tendenza a crescere. I numeri si abbassano un poco quando si parla di spaccio di sostanze stupefacenti, ma tornano a salire quando si tratta di violenze sessuali. Nel 2021, quasi il 40 per cento delle persone denunciate o arrestate per stupro erano straniere e nel 2022 si è superato il 43 per cento.

Che cosa voglio dire? Soltanto che se sei un parroco impegnato nell’accoglienza, capisco che dal tuo pulpito tu dica che non ci si può voltare dall’altra parte quando una nave di migranti rischia di andare a fondo. Però non ci si può nemmeno girare di fronte a una situazione che rischia di colpire i più deboli. Già, perché le rapine, i furti, le violenze sessuali non sono a carico di banche, uffici postali o signore che vivono nell’agio dei loro appartamenti di lusso. Stupri, scippi e assalti sono a danno di persone indifese, come donne, anziani, piccoli commercianti eccetera. Come fa, dunque, don Rosario a parlare di percezione di insicurezza, quando è la realtà dei numeri e l’atteggiamento delle persone anche ferventemente cattoliche che dimostra il contrario?

Capisco che il Papa debba fare il Papa e il prete non abbia altra possibilità che mandare a memoria la parabola del buon samaritano, ma il Vangelo insegna ad andare in soccorso di tutti i deboli e non soltanto della parte che si vuole scegliere. Anche perché se si continua a negare che un problema ci sia, possono venire brutti sospetti. Infatti, non c’è solo la Caritas che studia la povertà, c’è anche quella che a volte si approfitta, in senso economico, dell’accoglienza per fare cose che con l’aiuto a chi soffre hanno poco da spartire. Non voglio aprire un capitolo sgradevole: a questo ci hanno già pensato diverse procure.

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