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Mario Draghi, l’ultima speranza

Mario Draghi, l’ultima speranza

L’editoriale del direttore

Non serve una commissione d’inchiesta per capire che, a differenza di quanto ci era stato detto, «non è andato tutto bene». Non siamo stati, come Giuseppe Conte ha più volte sostenuto, un modello nel mondo. Siamo stati piuttosto un disastro.


Le Commissioni d’inchiesta sono quasi sempre state un fallimento: di regola, infatti, mai si sono concluse con un accertamento condiviso dei fatti. È successo con le più conosciute, come quella presieduta dall’onorevole Tina Anselmi che indagò sulla P2 e pure con la commissione sulla strage di via Fani, i cui lavori furono ultimati con bei sei relazioni diverse. Dunque, visti i precedenti, non mi aspetto nulla di buono dall’idea di istituire qualche cosa del genere per accertare errori e omissioni nella lotta alla pandemia. A chiedere che si indaghi su ciò che è successo nell’ultimo anno in Lombardia è il Pd, che in tal modo confida di riuscire a usare la faccenda per espugnare una regione tradizionalmente di centrodestra. A livello nazionale invece, sono gli esponenti di Lega e Fratelli d’Italia che sollecitano l’inchiesta, pensando che possa diventare uno strumento da brandire contro la parte avversa.

Tuttavia, a prescindere da ciò che deciderà il Parlamento e da quel che farà il Consiglio lombardo e pure quelli di altre regioni, ciò che è accaduto non ha bisogno di grandi studi, perché è sufficiente guardare i numeri per rendersi conto della realtà, ovvero che in Italia, nonostante le promesse, «non è andato tutto bene». In questo numero di Panorama, per esempio, pubblichiamo l’anticipazione di uno studio di Itinerari previdenziali, una società indipendente fondata da Alberto Brambilla, il più preparato esperto di questioni pensionistiche. Il gruppo di studiosi capitanati da Brambilla, partendo proprio dagli effetti della pandemia sui conti dell’Inps, è arrivato ad alcune semplici conclusioni.

Partiamo dalla prima, ovvero dal fatto che le vittime del Covid sono in larga parte pensionati. In totale, su 120.000 decessi, circa il 96,3% riguarda persone con più di 65 anni. In pratica, i morti non a carico dell’ente presieduto da Pasquale Tridico sono al momento meno del 4%. Da qui discende una conseguenza, ovvero che nei prossimi anni la pandemia farà «risparmiare» all’Inps quasi 12 miliardi. Brutto da dirsi, anzi sgradevole perché ci sono di mezzo decine di migliaia di vite umane, ma questa è la realtà.

Ciò detto, l’istituto non ha comunque motivo di rallegrarsi, in quanto gli effetti del Covid non si misurano solo nello spaventoso bilancio di vite perdute, ma anche di ore non lavorate. In pratica, da marzo a dicembre, sono andate in fumo quasi quattro miliardi di ore di lavoro. Tutto ciò, si riassume in un esborso per le casse dell’Inps di circa cinque miliardi, a cui però si devono aggiungere circa 12 miliardi in meno di contributi (se le persone non lavorano, ma anzi finiscono disoccupate, i versamenti non ci sono) e otto miliardi di contributi figurativi che mancano all’appello, ma che l’ente è costretto a conteggiare come se ci fossero. Tradotto in poche parole: per l’Inps, il coronavirus è un bagno di sangue.

Tutto ciò si accompagna a una spesa pubblica schizzata alle stelle, con un debito che è aumentato del 27%, arrivando a sfiorare i 2.650 miliardi di euro, poco meno del 160% del Pil. Insomma, abbiamo speso una fortuna, sia come Stato che come ente previdenziale. Tutto questo è servito almeno a salvare vite umane e a contenere gli effetti della pandemia? La risposta è no. Itinerari previdenziali ha calcolato che siamo terzultimi per numero di decessi ogni 100.000 abitanti in una classifica di 30 Paesi. Peggio di noi hanno fatto solo il Belgio e il Regno Unito. Meglio, il Portogallo, la Spagna e perfino il Messico. In rapporto ai contagiati e non alla popolazione, le cose non vanno meglio: siamo infatti quartultimi, scavalcati nella lista da Paesi che non sono certo da prendere a esempio per i servizi sanitari, come Messico, Egitto, Cina e Iran.

Risultato, non serve una commissione d’inchiesta per capire che, a differenza di quanto ci era stato detto, «non è andato tutto bene»: basta leggere questi dati. Non siamo stati, come Giuseppe Conte ha più volte sostenuto, un modello nel mondo. Siamo stati un disastro. Abbiamo buttato soldi per i banchi a rotelle e per i monopattini, per il cashback e per il bonus vacanze e il bilancio si riassume in 120.000 morti, il 9% del Pil perso, 700.000 disoccupati in più e 160 miliardi di nuovo debito. Dunque, Mario Draghi è la nostra ultima speranza.

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