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Le frottole della politica che fanno perdere le staffe

Le frottole della politica che fanno perdere le staffe

L’editoriale del direttore

Caro direttore, la seguo da anni, sia sul giornale che in tv, e di lei ho sempre apprezzato i ragionamenti nei suoi articoli e la calma con cui nei talk show ribatte agli interlocutori, portando argomenti e documenti a sostegno delle sue tesi. Ultimamente però mi sembra incattivito, le ho visto perdere le staffe e arrabbiarsi e quasi non la riconosco più. Che le succede? Luigi Belotti


Caro Belotti, mi dispiace che lei non ritrovi più il giornalista che non si scompone, ma le confesso che dopo tanti anni trascorsi a spiegare, prove alla mano, come stiano le cose, di fronte a certi personaggi che si aggirano nelle redazioni e negli studi delle principali emittenti non mi trattengo più. Non parlo ovviamente dei nani e delle ballerine che affollano le trasmissioni e vengono chiamati solo per dare spettacolo, ma anche di politici che in teoria dovrebbero essere di primo piano e invece non lo sono nemmeno di secondo. Come si possono ascoltare certe sciocchezze sul Reddito di cittadinanza da parte di Giuseppe Conte e compagni, quando i dati dimostrano che invece di ridurre la povertà, il sussidio ha fatto aumentare il lavoro nero?

Come si può rimanere impassibili sentendo che il bonus del 110 per cento ha creato un milione di posti di lavoro e fatto salire il Pil del 7 per cento? Hai voglia di spiegare che se fosse vera la frottola del milione di lavoratori edili in più in Italia dovremmo avere 2,5 milioni di muratori e invece all’Istat e anche al ministero del Lavoro ne risultano 1,5 milioni. Puoi anche citare gli studi della Banca d’Italia e dell’Anpal, ma l’onorevole non sente ragioni e continua a dirti che secondo uno studio di Nomisma (ovviamente commissionato dai costruttori) i risultati della misura voluta dai 5 stelle sono stati sorprendenti, anzi miracolosi. Tu puoi anche replicare dicendo e scrivendo che il settore vale circa 120 miliardi l’anno e se avesse fatto crescere il Prodotto interno lordo avrebbe dovuto raddoppiare il fatturato, da 120 a 240, cifra che non corrisponde a quelle rilevate dall’istituto che registra i dati macroeconomici; ma non servirà a indurre il parlamentare alla marcia indietro, così come non lo convincerai neppure esibendo il rapporto della stessa Ance, l’associazione dei costruttori, che parla di una crescita del Pil dovuta al settore edilizio dell’1,8 per cento e non del 7. Sì, per quanto io abbia i nervi saldi e sia ormai abituato a mantenerli tali anche di fronte alle più incredibili bischerate, si fa fatica a rimanere impassibili e a non mandare a quel paese l’interlocutore. Il quale non sa nulla di ciò che tu stai citando, ma pur essendo letteralmente ignorante, nel senso che ignora, procede imperterrito a recitare il copione che gli è stato assegnato.

Vede caro Belotti, io faccio questo mestiere da molti anni e ho visto passare la prima e anche la seconda Repubblica e adesso non so in quale mi trovi. Di certo le posso dire che il livello rasoterra che registro mi fa impressione, perché ogni volta mi pare peggiore del precedente. Lei mi dirà che anche nel passato non erano rose e fiori e che abbiamo avuto in Parlamento molti incompetenti e un certo numero di furbi. Certo, prova ne sia che alcuni sono riusciti agevolmente a transitare da un periodo all’altro, spesso accrescendo il proprio potere e il proprio prestigio. Prenda ad esempio uno come Giuliano Amato, consigliere principe di Bettino Craxi. Quando il leader socialista fu travolto da Tangentopoli, lui se la cavò fischiettando. Nemmeno aver messo le mani in tasca agli italiani nel cuore della notte ne intaccò l’ascesa, tanto che nel giro di pochi anni divenne ministro del Tesoro e subito dopo presidente del Consiglio per la seconda volta. Essere tornato a Palazzo Chigi poteva bastare. E invece no, qualche anno ancora e rieccolo rispuntare, alla soglia dei settant’anni, come ministro dell’Interno.

Fine di una lunga e onerosa (per gli italiani) carriera? Macché. Uscito dalla porta, del Viminale, rieccolo rientrare da quella della Consulta, giudice costituzionale prima, presidente della Corte poi. Pochi, forse soltanto Sergio Mattarella, possono vantare un curriculum analogo, da politico di peso, ministro e pure arbitro delle leggi. Ma anche se baciato dalla fortuna, il dottor Sottile non si accontenta. E dunque rieccolo (era il soprannome con cui Indro Montanelli chiamava Amintore Fanfani) un’altra volta. Forse pronto per una nuova cadrega o solo deluso di non averne collezionata ancora una. Sta di fatto che, dopo mezzo secolo trascorso nei Palazzi del potere, Amato ha avuto un sussulto e si è ricordato che 43 anni fa un missile francese ha abbattuto un aereo di linea italiano provocando 81 morti e così si è appellato a Macron, invitandolo a confessare. Ora, all’epoca dei fatti l’inquilino dell’Eliseo aveva due anni, mentre l’amaro Giuliano era già sulla breccia da un pezzo. Dunque, dei due chi debba confessare ciò che ha visto e fatto, Ustica compresa, è lui, Amato, perché da sottosegretario alla presidenza del Consiglio, ministro dell’Interno e premier ha avuto accesso a tutti i dossier. Perciò, cosa vuole che le dica caro Belotti, quando sento certe cose, neanche uno come me, che lei definisce pacato, riesce a restare impassibile. La voglia di mandare al diavolo onorevoli e presidenti, dicendo loro quello che credo gran parte degli italiani vorrebbe dire, diventa irresistibile. Mi trattengo, giuro. Ma non so fino a quando.

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