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Insegnanti, lo stipendio inadeguato al compito

Insegnanti, lo stipendio inadeguato al compito

La scuola dovrebbe essere la pietra angolare della nuova società, ma a quest’impegno non corrisponde ciò che guadagnano i docenti. Che sono sempre meno.


Si fa un gran parlare in questi giorni di rilancio della scuola, di progetti, di finanziamenti anche grazie alle risorse che dovrebbero arrivare dall’Europa. Ma guardando alla situazione di coloro che – unici – possono essere il fulcro e svolgere la funzione di rigenerazione della scuola stessa, cioè i docenti, si può risparmiare sul vestiario e cominciare ad acquistare abiti senza maniche, perché leggendo certi dati ti cascano le braccia.

Guardiamo al 2021. In sintonia perfetta con l’andamento degli anni precedenti, sono stati coperti appena 56.000 posti su 113.000 disponibili. È evidente che questa professione diviene sempre meno attraente: stipendi bassi, totalmente indipendenti dal merito con incrementi solo automatici; difficoltà di organizzazione nella giungla di adempimenti che un professore oggi deve affrontare togliendo tempo allo studio e alla formazione permanente; un ambiente scolastico spesso non facile nel quale i genitori prendono spesso, al contrario del passato, le parti del figlio più che quelle del docente e, a un primo rimprovero, magari sacrosanto, vanno a scuola, aspettano l’insegnante e lo riempiono di contumelie.

Ora, come può parlare di rigenerazione della scuola, indispensabile per il presente e per il futuro della società, chi da anni non investe con attenzione e non immette in questo settore una più che giusta meritocrazia? Al di là dell’importanza della formazione, fermiamoci un attimo sugli stipendi che in Europa sono tra i più bassi. Basti pensare che in Italia un professore, un docente in generale, può arrivare a guadagnare fino a 30.000 euro in meno all’anno rispetto a quanto accade in Germania, Svizzera, Danimarca, ma anche in Belgio, Irlanda, Spagna, nei Paesi Bassi, Austria, Finlandia e Svezia, come in Islanda e Norvegia (si vedano i dati dell’ultimo rapporto di Eurydice sugli stipendi in Europa relativamente agli anni 2019/20).

Più nello specifico, in Italia un insegnante della scuola di infanzia e primaria a inizio carriera (zero-8 anni) guadagna 19.900 euro (lordi) e a fine carriera (dopo 35 anni di insegnamento) ne guadagna 29.200. Se si passa alla scuola secondaria di primo grado si va da un inizio carriera di 21.600 euro, come i docenti della scuola secondaria di II grado, per arrivare a 32.400 al momento di andare in pensione.

Più fortunati, in questo caso, i docenti della scuola secondaria di secondo grado che, a fine carriera, distaccano quelli del I grado di ben 1.600 euro (sempre lordi) arrivando a 34.000 euro all’anno. Dividete per 1,3/1,5 e successivamente per 13 e avrete lo stipendio netto mensile. Insomma, si va dai 1.200 euro ai 1.600. Per valutare la congruità di questi salari non si può fare solo un paragone con il salario medio italiano, ma lo si deve fare in relazione all’importanza, alla centralità, alla rilevanza e al valore del ruolo di queste persone all’interno della società.

Per carità, non stiamo parlando di un gruppo umano in cui ci sono tutti santi. Anche in questo, ovviamente, per colpa di quella maledetta mela mangiata da Eva, ci sono appunto frutti marci. Si potrebbe dire: di mela in mela. Ci sono docenti indottrinatori invece che educatori, docenti che non studiano e spesso sanno meno di quanto c’è scritto sui manuali sui quali dovrebbero formarsi i loro studenti, che vengono da corsi universitari di bassissimo livello (purtroppo spesso nelle materie umanistiche).

E ci sono poi – come ovunque – i fannulloni. Tutti questi guadagnano esattamente la stessa cifra di quei docenti che svolgono con accuratezza e sacrificio il loro ruolo educando i ragazzi al ragionamento, alla ragionevolezza, alla conoscenza delle nozioni indispensabili per capire la nostra cultura, alla costruzione dello spirito critico. Non è una novità, basterebbe rivedere il ruolo che nella cultura greca aveva la formazione o educazione che dir si voglia, la paidéia, che non era solo un’istruzione scolastica ma si proponeva come una forma alta di cultura in grado di inserire gli studenti nella società.

Se questo è valso da sempre, oggi che siamo nel mondo di internet, nel mondo virtuale, la scuola assieme alla famiglia è l’unico soggetto pubblico capace di aiutare questi bambini, adolescenti, ragazzi a navigare in una simile realtà senza credere a ciò che dice il primo imbecille, ma essendo dotati di una preparazione e di un filtro culturale che permetta loro di valutare e giudicare. Lascio decidere a voi se gli stipendi che ho citato siano adeguati al compito che debbono svolgere i docenti.

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