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Il male minore

Il male minore

L’editoriale del direttore

Dopo decenni di scontri, all’improvviso sembra scoccata l’ora della pace. Silvio Berlusconi piace alla sinistra: da Romano Prodi a Luciano Violante passando per Giuseppe Conte e Matteo Renzi sono pronti a riabilitarlo. Il motivo di tanto amore? Sta tutto in tre lettere: Mes (Meccanismo europeo di stabilità)


Era il 3 aprile del 2006 quando Romano Prodi diede dell’ubriaco a Silvio Berlusconi in diretta tv. Il confronto tra i due si consumò nello studio di Porta a Porta, sotto l’occhio vigile di Bruno Vespa, pochi giorni prima delle elezioni che decretarono il successo dell’Ulivo e la fine del governo di centrodestra. Il Professore, come lo chiamano nonostante abbia passato più tempo al governo, a Bruxelles e ai vertici dell’Iri che in cattedra, disse che il Cavaliere si attaccava alle cifre come gli ubriachi ai lampioni e l’allora presidente del Consiglio montò su tutte le furie, replicando che il suo avversario era un utile idiota, che prestava la faccia da curato bonario alla sinistra. Non era la prima volta – e non sarebbe stata neppure l’ultima – che i due se le suonavano di santa ragione. In ben due occasioni hanno incrociato i guantoni da candidati premier e per almeno un quarto di secolo sono stati nemici per la pelle. Anche quando entrambi non erano più al governo, non hanno mai smesso di punzecchiarsi. Nel 2017, quando Berlusconi propose una doppia circolazione dell’euro, Prodi lo invitò a farsi curare. L’anno dopo il Cavaliere accusò il Professore del disastro della moneta unica. Insomma, 25 anni di botte e insulti, oltre a un processo finito in prescrizione perché, secondo i pm, il fondatore di Forza Italia avrebbe pagato un senatore per far cadere il governo dell’Ulivo.

Ma adesso, dopo decenni di scontri, all’improvviso sembra scoccata l’ora della pace. È stato Prodi a uscire allo scoperto. Durante un dibattito, l’ex presidente del Consiglio ed ex presidente della Ue si è lasciato sfuggire che non ci sarebbe nulla di male se il partito del Cavaliere entrasse in maggioranza: «In fondo la vecchiaia porta saggezza». La frase ovviamente ha fatto il giro di tutti i siti d’informazione perché, dopo essersi tanto odiati, arrivati a fine carriera i due sembrerebbero avere iniziato il processo di pace.

Ma Prodi non pare il solo ad aver avviato una riflessione revisionista su Berlusconi. Anche Luciano Violante, a lungo ritenuto il capo del partito delle toghe, ex presidente della Camera e per quasi 30 anni parlamentare della sinistra, nell’intervista a Panorama si è dimostrato più tenero che nel passato. Alla domanda di Emanuela Fiorentino che gli chiedeva se il Cavaliere avesse ragione di sentirsi perseguitato, l’ex giudice ha risposto che tra Berlusconi e la magistratura c’è stato uno scontro vero, carico di pregiudizi. E a Federico Novella, su La Verità, ha precisato che è stato assolto diverse volte, quasi a dire che sì, in effetti, un po’ di accanimento c’è stato, anche se poi, in sede di giudizio, la magistratura ha fatto il suo dovere, dimostrandosi imparziale.

Perfino Matteo Renzi sembra essersi intenerito. Quando è scoppiato il caso del giudice del processo Mediaset, che prima di morire rivelò di aver subito pressioni per condannare il fondatore di Forza Italia, il senatore semplice di Scandicci ha spinto i suoi a presentare un’interrogazione urgente ad Alfonso Bonafede, quello stesso ministro della Giustizia che Italia viva voleva far dimettere, chiedendo di fare luce sull’episodio.

E Andrea Orlando, vicesegretario del Pd, in un’intervista ha invece detto che il dialogo con Forza Italia va coltivato. Come dire che il Puzzone, così a sinistra consideravano Berlusconi, non è più un puzzone, ma può perfino diventare un gradevole compagno di viaggio.

Non da meno è il presidente del Consiglio. Quando parla dell’opposizione, Giuseppe Conte non perde mai l’occasione di marcare la differenza fra Matteo Salvini, Giorgia Meloni e Silvio Berlusconi. Se i primi due sono sempre oggetto di attacchi e di denigrazione, al Cavaliere è riservato un diverso trattamento e non certo per l’età, come lascia intendere Prodi.

La ragione per cui l’uomo che nel 2013 i Cinque stelle e il Pd fecero decadere dal Parlamento, consegnandolo agli arresti domiciliari, oggi non è più schifato come un tempo, sta tutto in una parolina composta da una sola sillaba: Mes, acronimo che sta per Meccanismo europeo di stabilità. È per via del fondo Salva stati che Berlusconi non è più il demonio, ma quasi quasi sembra un angelo. Nel 2018, quando nacque il governo gialloverde, con Luigi Di Maio e Salvini, i grillini non vollero neppure sentir parlare del Cavaliere. Ma ora i suoi voti servono, perché il Movimento rischia di spaccarsi quando si voterà per prendere i soldi europei condizionati da Bruxelles. Dunque, occorre qualcuno che – come dice Conte – abbia senso di responsabilità e soccorra il suo governo. A sinistra sono già pronti a ingurgitare l’amara medicina. Presto lo saranno anche i pentastellati. Il male assoluto, per necessità, è dunque diventato il male minore.

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