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Le erbacce alte di Milano in nome del green

Le erbacce alte di Milano in nome del green

Il Comune lascia i parchi incolti per «tutelare la biodiversità» (e pure la monnezza, le siringhe, i vetri rotti nascosti in mezzo a questa giungla…) L’ennesima idiozia ambientalista.


Ultima trovata (una follia) del comune di Milano: non tagliare l’erba nei parchi – diradando sempre più l’operazione – per scimmiottare ciò che fanno a Francoforte, dove viene tranquillamente lasciata crescere. E questo non solo nei parchi di periferia, anche in quelli centrali. La ragione? «Mantenere la biodiversità». Io sono nato in campagna, in Toscana, dove credo che quanto a biodiversità abbiano poco da insegnarci, basta andare ad ammirare le colline di qualsiasi città da quelle parti. Lì l’erba si lasciava crescere per farci il fieno e, comunque quei campi erano ben tenuti e curati, perché non fossero patria di moscerini, zanzare e altro. Era, ed è, un modo reale di mantenere il verde, non fantasiosamente ideologico come questa ennesima proposta green (quando sento questa parola mi viene l’orticaria che ormai penso sia cronica, ne chiederò i danni al sindaco Sala e alla sua allegra e verdissima compagnia).

L’assessora all’Ambiente e al Verde del comune, Elena Grandi, tornata da Francoforte per l’appunto, dove si è incontrata in una 2 giorni organizzata dai Verdi (sempre loro) della città con gli amministratori verdi (ci mancherebbe) di Milano e Lione, evidentemente in preda a visioni mistiche e a incontenibile estasi (neanche una suora novella potrebbe competere) ha proclamato che d’ora in poi la gestione del verde, in particolare degli sfalci, cioè il taglio dell’erba, saranno ridotti secondo il modello Francoforte. Ora, io dico, occorreva andare a Francoforte per decidere il numero degli sfalci? Non poteva andare, per dire, nel Parco Nord e dintorni e informarsi senza fare strafalcioni come quello appena compiuto? Ma vi rendete conto che a Milano ogni due per tre ci propinano un’idiozia verde senza capo né coda, senza preoccuparsi dei suoi effetti sulla vita quotidiana dei cittadini?

E poi, io non conosco esattamente la situazione dei parchi di Francoforte ma conosco bene quella delle maggiori città tedesche. In sintesi: loro possono permettersi anche di far crescere l’erba (io ci ho giocato per tutta l’infanzia e l’adolescenza) perché partono da una sua effettiva manutenzione, niente a che fare con la gestione dei parchi e parchetti di Milano; qui l’erba è piena di spighe, forasacchi, mozziconi di sigarette, pezzi di vetro, a volte siringhe e tanta monnezza nascosta. Non è indifferente il livello di manutenzione da cui si parte per poi decidere il da farsi, perché qui si rischia di avere l’erba alta almeno un metro con spighe secche (che si infilano dentro il pelo, la cute e il naso dei cani, facendo loro seri danni), moltiplicazione di moscerini, zanzare assortite e magari anche qualche topo. Fare una passeggiata fra l’erba alta potrebbe far risparmiare ai milanesi i soldi che magari intendevano spendere per un safari tour. A tutto ciò si aggiungono le deiezioni canine e andarle a levare in mezzo a questa giungla è un’impresa, a meno che il proprietario (ammesso che sia dotato di senso civico) non si cali dall’alto con una gru e si immerga all’interno dell’erba. Il tutto sempre a favore della biodiversità.

La stessa Grandi ha affermato, con una battuta che resterà negli annali della comicità italiana: «L’erba del vicino è sempre la più verde. Anzi, la più alta». Ah ah ah, da ribaltarsi dalle risate. Ha anche aggiunto che «in molti parchi e giardini e aiuole della città (si riferisce a Francoforte, ndr) l’erba è lasciata alta eppure i bambini giocano lo stesso e le persone si sdraiano nei prati». Come dicevo, io ho giocato per almeno un decennio nei campi incolti ma quando decidevamo di riposarci andavamo nell’erba bassa perché assai più comoda. I bambini piccoli nell’erba alta innanzitutto si perdono, e poi tanti dei loro giochi lì sono impossibili. Mentre sto scrivendo questo articolo mi chiedo: «Ma pensa te di cosa si deve occupare uno che scrive sulla città di Milano, che dovrebbe essere la capitale morale ed economica del Paese, dove un’assessora si reca in Germania per due giorni, discute con i suoi colleghi per una ventina di ore, torna a Milano e ci dice che le sfalciate diminuiranno». Esclusa una serie di parolacce non saprei come commentare, e quindi finisco qui l’articolo.

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