Home » Il vero nemico dell’Ucraina è la corruzione

Il vero nemico dell’Ucraina è la corruzione

Il vero nemico dell’Ucraina è la corruzione

Il secondo nemico dell’Ucraina si trova al di qua delle linee di difesa: tra chi prende mazzette, sottrae fondi, ricicla, froda o truffa. Così il paese che anche l’italia aiuta è tra i più compromessi del pianeta.


Il vero nemico dell’Ucraina non è la Russia, ma la corruzione. Se c’è qualcuno che può davvero sconfiggere Kiev oggi non è l’esercito di Mosca, ma l’avidità dei suoi funzionari. Soltanto nel 2023 il presidente Volodymyr Zelensky ha dovuto rimuovere, licenziare o degradare più di 200 dipendenti pubblici, molti dei quali oggi devono affrontare accuse penali gravissime, come alto tradimento, frode e riciclaggio. Specialmente nel settore militare, dove Zelensky ha dichiarato che sono stati avviati ben 112 procedimenti penali contro 33 funzionari regionali responsabili dell’arruolamento per aver permesso a centinaia di uomini idonei alla leva di evitare il fronte, dietro pagamento. «Sono stati riscontrati abusi in tutto il Paese» ha commentato amaro il capo delle forze armate lo scorso 11 agosto, dopo che già a gennaio l’anno si era aperto con un’ondata di dimissioni direttamente nell’esecutivo: quattro viceministri, cinque governatori regionali e un assessore chiave dello stesso presidente ucraino sono stati travolti da uno scandalo per delle banali auto di lusso.

Uno era il viceministro per le Infrastrutture: Vasyl Lozynsky è stato colto in flagranza di reato dalla polizia anticorruzione, mentre incassava una mazzetta da 350 mila dollari sui contratti per la fornitura di generatori elettrici. Un altro addirittura il viceministro della Difesa, Vyacheslav Shapovalov, costretto a rassegnare le dimissioni dopo che una inchiesta del giornale Zerkalo Nedeli lo ha messo nel mirino con l’accusa di aver acquistato derrate alimentari da destinare ai soldati per 326 milioni di euro, un prezzo ritenuto talmente troppo alto da lasciar intravedere che una o più tangenti erano state distribuite lungo la catena: mentre infatti nei negozi in tempo di guerra un uovo costa circa 7 grivnia (0,18 euro), Shapovalov lo acquistava per 17.

Secondo i calcoli dell’ex ministro della Salute Oleg Musy, ogni uomo, donna e bambino in Ucraina paga in media 50 euro in tangenti ogni anno solo per mantenere in piedi il sistema sanitario.

Musy ha stimato che il furto del solo budget dello Stato per i farmaci sia pari al 30-40 per cento: nel 2013, al tempo in cui Musy era ancora operativo, il suo ministero aveva acquistato 1.412 nuove ambulanze al prezzo gonfiato di 10 mila euro per ogni veicolo, ovvero quasi il 50 per cento del loro costo reale. Ma di esempi se ne potrebbero fare centinaia, e riguardano non solo le alte sfere dell’esecutivo ma anche poliziotti, finanzieri, appaltatori, imprenditori, giudici e persino medici. Un recente report del quotidiano britannico Guardian ha portato alla luce un malcostume che afferisce al sistema di reclutamento e idoneità alla leva: c’è chi ha pagato medici e ufficiali dell’esercito addirittura 5 mila dollari per evitare di essere arruolato per combattere contro i russi, un fatto che suggerisce quanto capillare e diffuso sia il sistema e l’accettazione di tangenti nel contesto pubblico.

La strada per la legalità è ancora lunga, per bocca degli stessi ucraini: secondo un sondaggio pubblicato a fine luglio dall’Istituto internazionale di sociologia di Kiev, ben l’89 per cento di loro ritiene che la corruzione sia un problema serio tanto che è la loro principale preoccupazione, dopo l’invasione della Russia. D’altra parte, l’Ucraina è statisticamente il Paese più corrotto d’Europa: nella classifica di Transparency International è alla posizione numero 122 su 180 Paesi. E da quando è stato eletto Volodymyr Zelensky le cose sono andate persino peggio, tanto che sono state perse un paio di posizioni, secondo i dati del 2021, quindi prima della guerra con la Russia. Per questo è stato istituito l’Ufficio Nazionale Anticorruzione. Questo è anche un problema politico per Zelensky: significativo in tal senso che a essere maggiormente interessati dalle indagini dell’Ufficio Nazionale Anticorruzione siano proprio due dei ministeri chiave del suo governo, Difesa e Infrastrutture, ovvero proprio quelli che ricevono e riceveranno i maggiori finanziamenti, specie dall’estero, per la guerra in corso e per la ricostruzione del Paese.

«L’unico asset dell’Ucraina in questo momento è la sua credibilità. Il Paese dipende dagli aiuti internazionali, e un fallimento nei meccanismi di controllo di questo enorme flusso di denaro metterebbe a rischio la sua stessa sopravvivenza» ha ben sintetizzato in proposito Kateryna Pishchikova, Associate Research Fellow dell’Ispi. La dilagante corruzione nel Paese ha origini lontane, come in tutti gli Stati dell’ex Unione Sovietica, e tocca tutti i gangli della società ucraina, come dimostrano i continui arresti. Ma ora, secondo Semen Kryvonos, capo dell’Ufficio nazionale anticorruzione dell’Ucraina, «non è più solo un crimine, ma un crimine contro la sicurezza nazionale».

La morsa si è stretta anche intorno allo stesso «cerchio magico» della presidenza. Lo scorso 2 settembre le autotorità ucraine hanno arrestato l’oligarca Ilhor Kolomojs’kyj , governatore dell’oblast di Dnipropetrovs’k, tra le persone più ricche dell’Ucraina (con un patrimonio netto stimato di 1,8 miliardi di dollari) e finanziatore della campagna presidenziale di Zelensky. L’idillio tra Kolomoisky e Zelensky è durato fino al 2020, quando è stato incriminato negli Stati Uniti per «frode bancaria su larga scala»: Kolomojs’kyj è accusato di aver riciclato oltre 12,5 milioni di euro tra il 2019 e il 2020. Sempre a proposito di arresti eclatanti, nel maggio scorso era stato arrestato Vsevolod Kniaziev, presidente della Corte Suprema ucraina, con l’accusa di corruzione. Kniaziev, 43 anni e presidente della Corte da fine 2021, è stato accusato di aver ricevuto una tangente da un oligarca ucraino, Kostiantyn Zhevago, per 2,7 milioni di euro, affinché la Corte Suprema emettesse una sentenza che gli permettesse di mantenere il controllo delle azioni di una società mineraria.

Neanche il settore agricolo ucraino è esente: secondo un’indagine condotta dai giornalisti di Occrp e Rise Project, nei primi sette mesi dell’invasione della Russia, gran parte del grano che passava attraverso Halmeu e altri valichi di frontiera veniva esportato da dubbie società ucraine accusate di evasione fiscale e altri crimini. Le aziende sono oltre 300 e, secondo i pubblici ministeri, lo scorso anno avrebbero frodato lo Stato per almeno 140 milioni di dollari, in combutta con alti funzionari doganali della regione di Odessa. Ora l’Ucraina che deve a tutti i costi mostrare ai partner occidentali che i loro soldi per la ricostruzione non finiranno nelle tasche di politici e funzionari corrotti, le sta provando tutte.

© Riproduzione Riservata