Home » Attualità » Opinioni » Tuttà la verità sull’auto elettrica

Tuttà la verità sull’auto elettrica

Tuttà la verità sull’auto elettrica

L’editoriale del direttore

Ora anche l’amministratore delegato di una delle più grandi industrie automobilistiche ha detto che l’auto elettrica è roba da ricchi e in pochi se la potranno permettere. Panorama è stato uno dei pochi a parlare del bluff dell’elettrico. E continuerà a farlo.


Luca De Meo è probabilmente il miglior manager oggi in circolazione nell’industria automobilistica. Di certo, è il migliore e più autorevole manager italiano nel settore. Dopo un passato in Fiat e nel gruppo Volkswagen, da anni guida la Renault, gigante dalle alterne fortune, un po’ francese e un po’ giapponese. Ma non è per il suo ruolo ai vertici del quarto gruppo mondiale delle quattro ruote se oggi parlo di lui, bensì per ciò che ha detto di recente a proposito dell’auto elettrica. A margine del festival di Locorotondo, in Puglia, l’amministratore delegato di Renault si è lasciato andare a una serie di considerazioni sui veicoli a batteria, in particolare sui costi di quella che viene presentata come una transizione verso un futuro migliore. «L’auto elettrica» ha detto De Meo «è una rivoluzione per ricchi». In pratica, secondo lui con l’avvento delle macchine senza motore termico, la mobilità privata così come l’abbiamo conosciuta non esisterà più. «Il mercato europeo di 17 milioni di pezzi l’anno ce lo dobbiamo dimenticare. I ricchi si compreranno l’elettrico e tutti gli altri si terranno le macchine usate fino a quando la politica glielo permetterà».

Ora, se queste cose le avesse dette un passante o anche un giornalista, i politici avrebbero potuto fare spallucce, ritenendo che un’opinione valga l’altra. Ma queste parole le ha pronunciate il capo di una delle più grandi aziende automobilistiche europee, dunque un signore che se ne intende e non parla a vanvera. E se De Meo ha ragione, non significa soltanto che nel giro di pochi anni uno dei più grandi settori industriali del vecchio continente sparirà, lasciando di conseguenza a spasso decine di migliaia, forse sarebbe il caso di dire centinaia di migliaia, di lavoratori. Ma milioni di europei dovranno affrontare un mare di guai per risolvere i problemi di mobilità che la cosiddetta transizione energetica creerà. Infatti, se moltissimi non potranno comprarsi un’auto elettrica, perché questi veicoli come dice De Meo sono per ricchi, i proprietari delle macchine più vecchie saranno costretti a lasciarle a casa, come già oggi succede in alcune città, tra le quali Milano.

Questi automobilisti, oltre a dover rottamare utilitarie che in qualche caso non avranno ancora finito di pagare, per recarsi al lavoro o in vacanza dovranno far ricorso ai mezzi pubblici, cioè utilizzare servizi che non sono in grado di reggere un flusso di utenti superiore a quello attuale. Nelle grandi città, ma anche nelle piccole, milioni di persone dovranno dunque fare i conti con un nuovo concetto di mobilità, molto diverso e molto meno efficiente di quello attuale, e la politica non è certo pronta per far fronte alle nuove esigenze. In pratica, ci stiamo avviando verso un cambiamento epocale (l’industria dell’auto è stata un volano per la crescita economica del Novecento, non soltanto per il fatturato, ma anche per la velocità che ha imposto negli spostamenti), senza che governi e partiti riflettano sulle conseguenze, sia in termini occupazionali sia in termini di abitudini e consumi. Strano? Sì, ma ancor più strano è che le parole pronunciate a Locorotondo dal numero uno di Renault siano cadute nel vuoto.

Ma come? L’amministratore delegato di una delle più grandi industrie automobilistiche dice che l’auto elettrica è roba da ricchi e in pochi se la potranno permettere, mentre molti in capo a 15 anni saranno costretti ad andare a piedi e tutti stanno zitti? De Meo, a dire il vero, ha aggiunto anche altro, segnalando che per numerose testate controllate dalla grande finanza (il riferimento alla qualità degli editori è suo) l’elettrico sembra l’unica soluzione alla mobilità del futuro, mentre le alternative non vengono prese in considerazione. «C’è bisogno di fonti credibili» ha concluso «che spieghino limiti e vantaggi dell’auto a batteria. Altro che influencer: i giornali hanno il compito di guidare il consumatore andando in profondità». Così, mentre leggevo le dichiarazioni del manager, mi è tornata in mente una copertina di Panorama di qualche tempo fa, che in edicola registrò un certo successo di vendite. Il titolo era: «Il bluff dell’elettrico». La nostra sembrava una provocazione, ma forse semplicemente era il coraggio di raccontare ciò che altri, per conformismo o per calcolo, preferiscono ignorare. Per questo torneremo a occuparcene nelle prossime settimane, magari per raccontare perché il magico mondo dell’auto elettrica, alla prova dei fatti non sia poi così magico.

© Riproduzione Riservata