Arrivano segnali inquietanti dal mondo anglosassone, tra statue «pornografiche» di Michelangelo e purghe nei corsi sul Rinascimento. Si corregge persino il luogo di nascita in nome dell’inclusività. E la vecchia Europa rimane un baluardo contro un nuovo fanatismo.
Non è vero che nei musei americani ci sono dipinti di Botticelli, di Tiziano, sculture di Michelangelo, Bernini, Canova. Non è vero e non si può credere che in Florida vi siano musei di arte occidentale come il John and Mable Ringling Museum, di Sarasota, pieno di nudi maschili e femminili, dove studenti e genitori abbiano visto i capolavori dell’arte italiana ed europea, ispirati da Michelangelo, da Raffaello e da Tiziano. C’era arrivata notizia della follia dell’abolizione del corso sul Rinascimento all’Università di Yale, che ospita un meraviglioso museo di primitivi italiani. Per fortuna la percentuale dei candidati agli studi ammessi è solo del 6 per cento. Meglio stare a casa che vedersi imposte censure sulle testimonianze più alte della civiltà occidentale. A Yale c’è una delle università più antiche e prestigiose del mondo, eppure faticano a capire la differenza tra un nudo insidioso e provocatorio e un’opera d’arte.
L’Università di Yale è stata al centro delle polemiche italiane e internazionali perché i membri del Dipartimento avrebbero deciso di cancellare il corso sul Rinascimento artistico per gli studenti della facoltà di Lettere. Niente più approfondimenti su Raffaello, Leonardo, Picasso e gli artisti del Barocco: secoli di storia dell’arte cancellati con un colpo di spugna, annullati da una scelta che ha lasciato perplessi gli stessi laureandi, che hanno letteralmente preso d’assalto l’ultimo corso disponibile prima della sua definitiva chiusura, come testimoniano i 400 iscritti su un totale di «soli» (si fa per dire) 300 posti disponibili.
La decisione è motivata dai vertici dell’ateneo, secondo i quali «l’excursus classico dal Rinascimento a oggi rappresenta una visione parziale, occidentale e maschile della cultura artistica internazionale». Sono previsti, tuttavia, nell’anno accademico corsi di «Arte e politica», «Global Craft», «La via della Seta» e «Luoghi sacri», per affrontare inevitabilmente argomenti scandalosi (come il Rinascimento) con visioni diverse anche nelle questioni artistiche. Sembrava l’onta più grave, la decisione più inverosimile e autolesionistica, ma il peggio non era ancora arrivato. Si doveva arrivare a lasciare le scuole nelle mani di genitori ignoranti che potevano ridurre il simbolo stesso del Rinascimento italiano, che vuol dire «tutto». Avevo pensato a un gruppo, a un comitato di genitori, invece uno solo è bastato per far licenziare da una scuola privata una professoressa-preside alla Tallahassee Classical School of Florida, Hope Carrasquilla, donna colta, elegante e bella, che aveva osato mostrare il David di Michelangelo agli studenti di prima media.
La madre di uno studente ha ritenuto il capolavoro di Michelangelo una testimonianza di pornografia e ha protestato presso il capo del Consiglio scolastico, Barrey Bishop che ha giudicato così grave la scelta dell’insegnante da licenziarla. La professoressa ha raccontato: «Una madre pensa che il David sia pornografico, e mi rendo conto che tutti dicono: com’è possibile pensarlo? Altri due genitori erano dispiaciuti perché la lettera che avevamo mandato l’anno scorso per notificare che quando studiamo Rinascimento sono inevitabili nudi artistici, quest’anno non era stata mandata. Tornata a casa una studentessa ha detto di essere stata a disagio, e la famiglia avrebbe voluto saperlo per essere preparata».
Io mi chiedo come sia possibile considerare il David di Michelangelo un nudo, quando è carico di significati che indicano il grado della civiltà occidentale e della cultura italiana al tempo della scoperta dell’America, quando nudi erano gli uomini che l’abitavano. A distanza di 530 anni dalla scoperta dell’America, quando noi eravamo a quel grado di civiltà che il David di Michelangelo testimonia, l’America era alle origini della sua civiltà moderna. Pensare che oggi la storia che l’ha resa un assoluto paradigma dell’Occidente viene censurata, umiliata e negata, non sembra credibile. La direttrice dell’Accademia di Firenze, Cecilie Hollberg, dice che definire il David pornografico significa non capire la Bibbia e la cultura occidentale.
L’insegnante della Florida, allontanata, aggiunge: «Mi addolora che succeda in una scuola di studi classici, dove ci prefiggiamo il vero, il bene, il bello, i temi della civiltà occidentale e dell’istruzione umanistica. In America abbiamo una società iper-sessualizzata: ma gli studenti dovrebbero capire che non c’è niente di sbagliato nel corpo e niente di cui vergognarsi». E per ribadire la sua assoluta lontananza dalla provocazione, aggiunge: «Politicamente sono moderata. E sono una cristiana conservatrice. Anche in Italia siete cattolici, e avete l’arte, non c’è conflitto, non va contro i miei valori cristiani. Non dovrebbe essere una questione politica».
La morale della vicenda è che i genitori ignoranti diseducano e mortificano la nobiltà stessa dell’insegnamento. Se pensiamo che gli americani hanno combattuto l’oscurantismo dei talebani per difendere una impossibile democrazia, appare incredibile che abbiano tradito in modo così clamoroso lo spirito dell’Occidente, con lo stesso atteggiamento di chi ha distrutto i Buddha di Bamiyan, o di chi impone alle donne il chador. Il moralismo produce gli stessi effetti del fanatismo religioso e si esprime con la mortificazione del corpo, irrazionalmente.
È terribile pensare quale potrebbe essere il destino, dopo questa testimonianza di intolleranza, dei capolavori italiani nei musei americani, delle Veneri di Botticelli e di Tiziano, dei dipinti di Guido Cagnacci come la Conversione di Maddalena nel Norton Simon Museum di Los Angeles, delle Lucrezie e delle Cleopatre, e di tutta la scultura antica. Con questi precedenti cosa potrebbe accadere se i Bronzi di Riace arrivassero in America, con il loro sesso di atleti e di guerrieri? Ciò che era iniziato a Yale diventa una concezione, un’idea della vita, una testimonianza di fanatismo, e non un paradosso. Un segnale inquietante e terribile che rende la vecchia Europa un baluardo di resistenza contro la barbarie, rappresentata non da un luogo remoto del Terzo mondo ma dell’avanguardia del primo. Un’America insidiosa, che al Metropolitan Museum di New York arriva a titolare la mostra di un grande pittore, ritratto da Diego Velázquez, quindi semplicemente spagnolo: «Juan de Pareja, Afro-Hispanic Painter». Evidente dichiarazione di razzismo, in nome del politicamente corretto. Dovremmo stare all’erta, e non dimenticare il nostro primato.
