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Se l’Unione Europea è magnanima per sé stessa

Se l’Unione Europea è magnanima per sé stessa

Il Parlamento europeo prevede di spendere 110 milioni in più, l’anno prossimo, tra indennità e altre auto-concessioni. La prima: un «premio» di fine legislatura.


Un fondo di 23,5 milioni di euro come paracadute – d’oro – per i deputati europei che non saranno rieletti. Formalmente si chiama «indennità transitoria di fine mandato». In soldoni, parliamo di un vero regalo di fine legislatura che sarà elargito agli ex parlamentari non appena si sarà formata la nuova assise dopo le prossime elezioni europee (giugno 2024). Il dettaglio, grottesco e paradossale al tempo stesso, emerge tra le note, quelle più nascoste, del bilancio di previsione 2024 del Parlamento europeo. La somma non è certamente un dettaglio: parliamo, d’altronde, di onorevoli già lautamente pagati, molto più dei nostri tanto bistrattati deputati e senatori. Qualche conto per capirci: la retribuzione lorda mensile dei deputati Ue a norma dello statuto unico è pari a 9.975,42 euro. Ci sono, poi, tutte le indennità, a cominciare da quelle di viaggio (tutto rimborsato).

E se invece bisogna spostarsi «per motivi diversi dalle riunioni ufficiali, come assistere a conferenze o effettuare visite di lavoro»? Niente paura. Altro fondo a disposizione da 4.716 euro l’anno. Ancora, non possono mancare l’indennità giornaliera (338 euro per ogni giorno in cui i deputati sono presenti a Bruxelles o a Strasburgo) e un’ulteriore indennità di «spese generali»: 4.778 euro al mese. Repetita iuvant: al mese. Si dirà: beh, con questi soldi verranno assunti collaboratori e assistenti. Niente affatto. Per quello c’è un altro capitolo ad hoc: «Nel 2023» si legge nella documentazione ufficiale «l’importo mensile massimo a disposizione per coprire tutti i costi sostenuti per l’assunzione degli assistenti personali è pari a 28.412 euro al mese per ciascun deputato». Un’enormità rispetto a qualsiasi altro Paese nel mondo, Italia compresa. Eppure non basta: ai futuri «ex eurodeputati» viene anche garantito uno scivolo d’oro. Non sia mai che non siano capaci poi di trovare lavoro.

Il punto, però, è che tutto questo comporta un aggravio di spese nell’euro-bilancio. È tutto scritto nero su bianco. Nelle «priorità del Parlamento per il 2024» si legge che «in un anno elettorale la spesa aumenta in modo sostanziale a motivo delle indennità transitorie di fine mandato e dell’indennità per spese generali per i deputati non rieletti (altri 6 milioni di euro, ndr), unitamente alle retribuzioni dei deputati uscenti e di quelli entranti nel luglio 2024 (4,6 milioni di euro, ndr)». Finita qui? Certo che no. «Sono inoltre necessari – scrivono sempre i contabili dell’Ue – stanziamenti supplementari per i partiti politici europei e le fondazioni politiche europee che consentano loro di intraprendere le campagne elettorali». Insomma, paga tutto euro-Pantalone. Il risultato di questo è raccontato dai freddi numeri: il totale delle spese del Parlamento europeo per il 2024 sarà pari a 2.355.693.619 euro contro i 2.247.134.550 dell’anno precedente. Un aumento di quasi 110 milioni di euro.

Accanto a questo, ovviamente, ci sono le mille altre spese previste dall’uscente presidente Roberta Metsola. A saltare agli occhi fra tutte è la spesa per il personale: tra funzionari, consulenti, collaboratori e ovviamente i 705 deputati se ne andranno 1,3 miliardi di euro. E all’interno, manco a dirlo, c’è di tutto. Un esempio? Per i soli autisti è stato previsto una voce di bilancio pari a 8,4 milioni di euro. Imponenti, poi, sono anche i costi di gestione. Il solo mantenimento delle tre sedi pesa sul bilancio una cifra pari a 233 milioni di euro, cui si aggiungono ulteriori 27 milioni per saldare affitti vari, che lasciano quantomeno interdetti considerando che il patrimonio immobiliare del solo Parlamento è pari a 886 milioni di euro.

Interessante, poi, che ci si preoccupi di rinsaldare i rapporti umani. Cosa si intende? Il Parlamento europeo destina anche 280 mila euro per le «relazioni sociali tra i membri del personale». Al di fuori della definizione tecnica, si tratta delle sovvenzioni ai club e circoli sportivi e culturali del personale, nonché per «contribuire al costo di una struttura permanente d’incontro (per attività culturali, sportive, ricreative, di ristorazione) da utilizzare nel tempo libero». Per tenersi in forma e scampare alla routine della vita nelle istituzioni. A questo profluvio di costi e spese di fine legislatura, non potrebbe mancare la Commissione europea, l’istituzione che detiene il potere esecutivo in Ue, guidata da Ursula von der Leyen. Leggere per credere. Scorrendo i capitoli di bilancio, scopriamo che alla voce «stipendi, indennità e assegni fissi legati agli stipendi dei membri dell’istituzione» sono stati stanziati ben 14,5 milioni di euro.

Cifra a dir poco clamorosa considerando che sono appena 27 i commissari e che, soprattutto, nel 2023 ne sono stati messi a disposizione «solo» 11,2. Un aumento di ben 3,3 milioni di euro in un anno. C’è da stupirsi? Forse no, considerando che nella documentazione è specificato che la voce di spesa copre non solo «gli stipendi base dei membri della Commissione» e le immancabili indennità di fine mandato (da qui l’aumento della voce di capitolo), ma anche «le indennità di residenza dei membri», «gli assegni di famiglia», «l’assegno per figlio a carico», «l’indennità scolastica». E già che ci siamo pure un’ulteriore indennità «di rappresentanza» più un eventuale assegno «per la nascita di un figlio». Non sia mai che poi il commissario, ridotto sul lastrico, non riesca a mantenerlo.

A questo punto, però, sorge la domanda. E una volta che lo scivolo d’oro finisce? Cosa accade? Niente paura. Perché l’Ue garantisce anche una ricca pensione. Per il 2024 fra tutte le istituzioni europee sono stati messi a bilancio ben 2,5 miliardi (2,3 nel 2023). Nel computo, ovviamente, rientrano non solo ex politici, ma anche funzionari, dirigenti e dipendenti. E se volessimo estrarre i soli eletti, compresi anche gli ex componenti della Corte dei conti e di quella di giustizia? La cifra resta piuttosto alta: 50,4 milioni contro i 46,2 del 2023. Le sole pensioni degli ex commissari costeranno 9,9 milioni; quelle degli ex europarlamentari 14,7. Una garanzia niente male per tutti coloro che non verranno rieletti o non saranno ricandidati alle prossime elezioni. Nel frattempo però, per chi volesse, non ci sono solo scivoli e pensioni d’oro, ma anche – e addirittura – l’Associazione degli ex deputati europei. Le loro riunioni, sebbene non si sappia bene a cosa servano, costeranno nel 2024 altri 300 mila euro.

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