C’è chi tende un cavo d’acciaio in un viale o chi massacra di botte un anziano… Idiozia, violenza e disagi psichici dilagano. Ma nessuna risposta arriva.
Dice che l’ha fatto per noia. E che non voleva uccidere nessuno. E io quasi quasi preferirei scoprire che mente. Preferirei scoprire che Alex Baiocco, 24enne arrestato a Milano per aver teso un cavo d’acciaio in mezzo a una strada a grande scorrimento, racconta balle. Quasi quasi preferirei pensare che in realtà sapeva benissimo quello che faceva e che voleva uccidere. Perché, in fondo, è più facile accettare l’idea che ci siano ventenni assassini e criminali, che scoprire che ci sono ventenni che non si rendono conto che a tendere un cavo d’acciaio in mezzo a una strada si possa uccidere qualcuno. E che perciò lo fanno così, come andare al cinema o a giocare alla playstation. Come se fosse il modo migliore per sconfiggere la noia.
Il nume tutelare, che è colto, mi suggerisce il riferimento a Cormac McCarthy: nella sceneggiatura per il film Il procuratore di Ridley Scott scrisse la scena di un motociclista lanciato a 300 all’ora lungo una strada messicana. Tesero un cavo e «a un tratto la sua testa schizzò via». A me Corman McCarthy non era venuto in mente. Ad Alex Baiocchi temo, neppure. Peccato. Anche qui, infatti, mi piacerebbe pensare a lui come un sadico conoscitore di letteratura e cinematografia, mi piacerebbe pensarlo impegnato in dotte citazioni. Non che il gesto sarebbe meno grave. Ma per lo meno avrebbe una cornice un po’ meno squallida. Temo, invece, che il 24enne di Milano legga con una certa frequenza soltanto le indicazioni sul retro della scatola di psicofarmaci. E forse nemmeno quelle.
A qualcuno è anche venuto in mente il paragone con i sassi dal cavalcavia. Ricordate? Dicembre 1996, Tortona. Quattro ragazzi tirarono un sasso su un’auto e uccisero una donna, la vocalista di Riccardo Cocciante, che stava andando a Parigi per il Capodanno. Anche loro dissero che non immaginavano di poter uccidere, anche loro avevano agito per noia. In fondo, commenta qualcuno, non dobbiamo stupirci troppo: di gesti così se ce ne sono sempre stati. E anche qui vorrei tanto poter dire che è vero, vorrei tanto poter pensare che non è cambiato nulla, che in fondo gli Alex Baiocco attraversano gli anni e le epoche. Ma temo non sia vero. Perché di Alex Baiocco non se ne sono visti mai tanti come in questo periodo…
Solo poche ore prima della scoperta del cavo, durante la notte di Capodanno, Milano è stata presa d’assalto da giovani, pure loro annoiati, che festeggiavano pistola in pugno. Qualcuno sparava in aria, qualcuno contro la polizia. Nelle stesse ore a Roma una donna entrava in metropolitana brandendo minacciosa un’ascia. E alla stazione Termini un uomo ha spaccato una sedia, senza motivo, addosso a una donna, rompendole un piede. A Firenze un anziano è stato massacrato di botte, forse per un banale rimprovero, da un giovane: il video ha fatto il giro del web. A Castellamare di Stabia un’infermiera è stata presa a pugni dai parenti di un malato. E a Viareggio è stata scoperta la cosiddetta baby gang dei limoni, che tirava agrumi sulle auto di passaggio, tanto da farle andare fuori strada.
Mi fermo qui, per amor di patria. Ma fateci caso: sembra che il nostro Paese sia nelle mani dei pazzi pericolosi, come mai era stato prima d’ora. E forse è davvero così. Per una serie di motivi. Intanto perché è stato abolito tutto ciò che serviva a fermare le persone disturbate: se un ragazzo studia o lavora, va all’oratorio o al circolo, e pratica un’attività sportiva, è sempre controllato. Ed è difficile che trovi il tempo di annoiarsi e di andare in giro di notte a tendere cavi assassini. Ma la scuola è in ginocchio, gli oratori faticano, le attività sociali e le società sportive languono, E così gli Alex Baiocchi crescono e si moltiplicano. E per le loro scorribande (altro elemento devastante) possono godere di un mercato della droga senza freni e senza limiti, che prospera indisturbato. Non a caso anche Alex Baiocco ne è un frequentatore assiduo, consumatore com’è di hashish, cocaina e droghe sintetiche…
C’è anche un altro dettaglio importante. Il soggetto in questione, infatti, risultava in cura al reparto psichiatrico San Paolo di Milano. Aveva già manifestato disturbi bipolari, episodi maniacali. Ma aveva smesso di andare dal medico e aveva smesso, di sua iniziativa, di prendere i farmaci. Ecco: questa è la zona grigia in cui nessuno riesce a intervenire. Ed è una zona grigia sempre più grande, perché i disturbi aumentano e i malati vengono lasciati soli. Ricordo il disperato racconto che mi ha fatto qualche settimana fa il fratello di un malato psichico che aveva appena ucciso la vicina, dopo mesi di appelli caduti nel vuoto: «Noi avevamo chiesto mille volte aiuto, nessuno ci ha risposto. Siamo stati abbandonati. Possibile che lo Stato lasci pazzi pericolosi, come mio fratello, liberi di girare in città e di fare del male?». Già: possibile?
