Anzitutto scusate. Sono sparito per un po’, ma c’era una ragione … che presto (mi auguro) potrò ufficializzare!
Molti non addetti ai lavori probabilmente ignorano il significato dell’acronimo “DSM”. A cosa corrisponde questa misteriosa sigla? La risposta è: “Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders”. Il DSM è un manuale nel quale sono raccolti tutti i disturbi e le psicopatologie sino ad ora conosciute. Ci sono scuole di pensiero che lo glorificano, altre che lo considerano l’Anticristo della psichiatria. Scartabellando questo manualone (che è arrivato da poco alla sua quinta edizione!) non troverete però un’espressione che si sente nominare molto spesso, mi riferisco al celeberrimo “esaurimento nervoso”. Il fatto che non troviate tale patologia nella Bibbia degli psichiatri non significa che non esiste! Ho il piacere di presentarvi la “nevrastenia”.
Di per sé questo disturbo non costituisce una patologia, ma sicuramente è una gran fonte di disagio. Quand’è quindi che qualcuno è “esaurito”? I sintomi sono i seguenti:
– Ci si sente perennemente stanchi e assonnati
– Le abituali attività quotidiane (in particolare quelle che piacciono meno) sono paragonabili alla scalata dell’Everest, per quanto appaiono pesanti.
– L’umore è decisamente a terra e la mattina alzarsi è una vera tortura.
Non confondiamo la nevrastenia con la depressione, semplicemente i nevrastenici si sentono come fossero stati centrifugati dalla vita.
La vita odierna porge bene la guancia all’esaurimento. Siamo oberati di cose da fare e la giornata assomiglia al pronto soccorso di un grande ospedale: piovono emergenze ed imprevisti ogni momento! A volte non è proprio possibile gestire tutto ciò che ci piomba sulla testa e siamo perennemente in uno stato di allerta.
Per quanto risulti strano dobbiamo ringraziarlo il nostro esaurimento nervoso – dobbiamo letteralmente adorarlo! E’ grazie ad esso che siamo indotti (in teoria) a porci qualche domanda. Inutile dire che la nobile arte della “lamentela” non basta ad uscire dall’esaurimento.
Come se ne esce? Se guardate sui vari blog ci sono strategie per tutti i gusti. Sicuramente andare in palestra, fare sesso e cene a lume di candela sono tutte azioni utili! Risulta tuttavia importante avere anche la sensazione di poter cambiare ciò che appesantisce la nostra vita.
Quando la nostra esistenza diventa un’accozzaglia di cose che ci sfiancano e ci danno l’impressione di essere su un tapis roulant (corri corri ma non ti sposti di un metro) l’esaurimento è una delle prime tappe prima del PATATRAC.
Fate un check di ciò che vi affligge e chiedetevi cosa potete fare per ridurne la tossicità – sarà un ottimo punto di partenza! Probabilmente troverete decine di piccole cose che appesantiscono la vita: persone tossiche, abitudini tossiche, seghe mentali (tossiche) ecc. – Sentirsi intrappolati e subire ciò che nuoce al nostro encefalo è profondamente frustrante! Capito il meccanismo? E’ più pesante sentire di non avere vie di fuga, piuttosto che la causa oggettiva del nostro stress! Facciamo un esempio:
Sul lavoro ho un collega simpatico come la sabbia nelle mutande, che rende la vita lavorativa paragonabile all’Apocalisse di San Giovanni. Cos’è più frustrante: viverlo nel quotidiano, o pensare di condividere con lui ogni singolo giorno per i prossimi 30 anni? Ovviamente l’idea di invecchiare con il nostro collega è paragonabile ad una bomba al fosforo per il nostro sistema nervoso! Cercare invece di cambiare la situazione (chiedere un trasferimento, mandare cv in giro, risolvere i problemi con lui, fargli un rito vudù ecc.) risulta già di per sé un’esperienza terapeutica.
Cercare di cambiare la situazione (o in certi casi noi stessi in relazione ai problemi) magari non dà i risultati sperati, ma tuttavia ricorda a noi stessi che la vita non la stiamo subendo passivamente – è questa la dichiarazione d’amore più grande che possiamo fare a noi stessi! (dopodiché andate pure in palestra e fate del buon sesso)