Avrei un piccolo dubbio, ma prima faccio una premessa. Sono “amerikano col kappa”, lo sono sempre stato. Fatta la premessa, ecco il dubbio: siamo sicuri che per l’Italia sia un bene avere un presidente del Consiglio che “fa l’americano”? In altri termini: ci deve confortare o preoccupare sapere che in questo preciso momento storico Obama appoggia Monti?
Sui quotidiani e sul web si moltiplicano le analisi sull’idillio del Professore col presidente USA. I giornali americani elogiano il premier italiano: il New York Times lo indica come l’anti-Merkel fautore della crescita, il Wall Street Journal lo considera un’anomalia positiva nella politica italiana, Time gli dedica la copertina e lo dipinge come il possibile salvatore dell’Europa.
Va bene che siamo provinciali e culturalmente succubi del mito americano e siamo felici di vedere Obama stringere la mano a Monti, ci mancherebbe. Oltretutto, il Professore parla inglese (anche se in italiano).
Ma la verità è che a Obama non importa proprio nulla dei destini personali di Monti, che non conosceva, del quale non è amico adesso e col quale non ha nulla in comune (nemmeno l’esperienza delle campagne elettorali). Al presidente degli Stati Uniti importa solo sapere se gli conviene o no (non a lui personalmente, è ovvio, ma agli Stati Uniti) appoggiare Monti e magari usarlo contro le politiche di austerità della Merkel.
Il suo staff che lavora sull’Europa gli ha detto: sì, ci conviene sostenere Monti contro la Merkel. Un sostegno che coincide con gli interessi economici americani e con le linee di politica internazionale della Casa Bianca. Gli Stati Uniti sono pur sempre la patria della finanza internazionale e della politica capitalistica, e non a caso Monti è uomo della finanza internazionale. Non a caso è stato consigliere di Goldman Sachs, Moody’s, era (o è? non lo sappiamo perché non c’è la sua biografia sul sito di Palazzo Chigi) membro dell’esclusivo Gruppo Bilderberg. La domanda, per noi italiani, dovrebbe essere però: gli interessi e le finalità americani coincidono con quelli che oggi sono i nostri interessi e le nostre finalità? O, per dirla diversamente: siamo pronti a fare gli americani?
Il modello di Stato incarnato dagli USA e dal famigerato Fondo monetario internazionale implica lo smantellamento di tutti quei sussidi che rendono borghese il ceto medio. Il ceto medio in Italia si crede borghese grazie al welfare (la borghesia non è definita dal livello di reddito, ma dal modo in cui lo spende). Per fare sul serio gli americani (ed essere felici che Obama flirti con Monti) dobbiamo accettare che:
Presto aumenteranno tutte le spese che finora abbiamo considerato diritti e invece sono privilegi, dalle tasse universitarie (quadruplicate nel Regno Unito) alla copertura sanitaria calibrata sul reddito incluse proprietà, azioni, BOT, automobili…, dalle esenzioni per gli anziani (anche quelli da ricalcolare in base al reddito) agli asili, alle scuole, alle colonie estive etc. etc.
Risparmieremo molto di meno. Diventeremo come gli svizzeri e gli inglesi, che stipulano mutui per far studiare i figli nelle Università migliori, perché le borse di studio si danno soltanto a chi ha davvero bisogno.
Pagheremo molto di più per le assicurazioni private, che integreranno quelle garantite dall’impiego (ah, poi, scordiamoci il posto fisso).
Vedremo sparire diritti acquisiti come maternità pagate e aspettative per curare familiari malati, in generale vedremo sparire il concetto di “diritto acquisito”.
Percepiremo una pensione che non sarà calcolata sull’ammontare dei versamenti, ma concepita solo come redistribuzione verso il basso, e anche se a fine carriera avremo (non io) stipendi milionari, non ne ricaveremo vitalizi commisurati. Dovremo tutti pagarci assicurazioni private per riscuotere pensioni decenti (le assicurazioni integrative si reggono anche con investimenti nei titoli di paesi europei, ed è per questo che gli USA devono tenere in piedi l’euro, mica per affetto).
Ad libitum.
Se sappiamo queste cose, e le sottoscriviamo, e se accettiamo da borghesi di trasformarci in ceto medio, siamo pronti a fare gli americani. E ci potrà anche divertire vedere Monti fare l’americano pure lui. Basta non doverlo sentir parlare in inglese per sembrare uno di quei professori da conferenze coast to coast che non è mai stato (pronti a essere smentiti dalla biografia del premier sul sito del governo il giorno in cui finalmente sarà pubblicata)
