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In Ucraina Putin scommette sulla debolezza dell’Occidente

In Ucraina Putin scommette sulla debolezza dell’Occidente

Il presidente russo punta tutto sull’irresolutezza di Biden e sulla divisione tra gli europei. Se solo avesse agito per tempo, oggi Bruxelles avrebbe avuto delle frecce al proprio arco

Alla fine è arrivata. Nelle prime ore del mattino, Vladimir Putin ha avviato un’invasione su vasta scala dell’Ucraina. Un atto che ha lasciato sgomenta la comunità internazionale, ma che non era poi così inatteso. Appena ieri l’intelligence statunitense aveva reso noto che un attacco russo si sarebbe verificato nell’arco di 48 ore, mentre il recente riconoscimento delle due repubbliche separatiste di Lugansk e Donetsk da parte di Mosca aveva lasciato intendere che il presidente russo fosse pronto ad alzare drammaticamente il tiro.

Putin sostiene di volersi limitare ad abbattere infrastrutture e basi militari, per arrivare a una demilitarizzazione dell’Ucraina: uno scenario, questo, che renderebbe l’Ucraina stessa di fatto inglobata nell’orbita di Mosca. In tutto questo, il presidente russo punta evidentemente ad estendersi fino a Odessa: con questa mossa priverebbe l’Ucraina di una città fondamentale, rafforzando al contempo la propria influenza sul Mar Nero. In un simile quadro, Putin ha anche minacciato Paesi terzi che eventualmente cerchino di ostacolare i suoi piani.

E’ chiaro che, alzando il tiro in questo modo, il presidente russo abbia molto da guadagnare ma anche molto da rischiare. Una crisi politico-diplomatica irreversibile con l’Occidente porterebbe infatti la Russia ad integrarsi sempre di più con la Cina, in una posizione tuttavia di subordinazione. Non sarà un caso se, nel profluvio di condanne internazionali che sono arrivate dopo l’avvio dell’invasione, Pechino si sia mostrata tutto sommato particolarmente ambigua. Non dimentichiamo d’altronde che, a inizio febbraio, Putin e Xi Jinping abbiano emesso un comunicato congiunto, in cui Mosca ha riconosciuto le pretese cinesi su Taiwan e, viceversa, Pechino ha sostenuto il Cremlino nella sua richiesta di stop all’espansione della Nato a Est.

Ecco quindi su che cosa scommette Putin. In primo luogo, scommette sulla possibilità di sopportare le sanzioni occidentali proprio grazie alla sponda della Cina: Putin sa del resto anche che tali sanzioni difficilmente saranno veramente micidiali, perché – come sottolineato ieri dalla Bbc – rischierebbero di ritorcersi contro chi le commina (soprattutto sul piano bancario ed energetico). In secondo luogo, Putin scommette sull’assenza di una crisi irreversibile con l’Europa occidentale. Ciò potrebbe apparire controintuitivo alla luce delle numerose dichiarazioni di condanna che sono arrivate, ma – a ben vedere – non è così. Il presidente russo è infatti perfettamente conscio della dipendenza energetica dalla Russia di Stati come Germania e Italia e vuole far valere questo suo enorme potere contrattuale. Non solo: in caso di reazione dura occidentale, Putin non esiterebbe a ricorrere allo strumento dei flussi migratori. Come infatti sottolineato dalla Polonia nei giorni scorsi, la crisi ucraina rischia di determinare una poderosa crisi di rifugiati, che potrebbe abbattersi sui confini orientali dell’Unione europea. In terzo luogo, Putin scommette sull’irresolutezza di Biden: un presidente americano che ha totalmente fallito in queste settimane ad esercitare con forza e decisione la deterrenza nei confronti di Mosca.

E’ chiaro che, se di contro un compattamento occidentale vero dovesse verificarsi in conseguenza dell’invasione russa, questo rappresenterebbe un problema per Putin. Un simile scenario continuerebbe a vedere, sì, allargata quella che il Cremlino ritiene essere la propria sfera d’influenza. Tuttavia, come accennato prima, sposterebbe sempre di più Mosca nell’orbita cinese, senza adeguati contro-bilanciamenti. Tanto più che è al momento molto probabile anche un notevole irrigidimento dei rapporti tra Russia e Turchia: non solo Ankara teme il rafforzamento dell’influenza di Mosca sul Mar Nero, ma si è anche significativamente avvicinata a Londra negli ultimi tempi. Quindi teoricamente il fronte occidentale avrebbe delle carte da giocarsi. E’ tutto da dimostrare però che lo farà.

L’amministrazione Biden non sembra intenzionata per ora a modificare sensibilmente il suo approccio alla crisi, mentre l’Unione europea rischia di ritrovarsi ancora divisa, in preda agli egoismi nazionali e ai velleitarismi francesi. Per cercare di neutralizzare (quantomeno parzialmente) Putin occorrerebbero due passi fondamentali da parte di Bruxelles. Primo passo: procedere finalmente a una politica di autonomia energetica, che riduca il rischio di ricatto del gas. Secondo passo: avviare sin da subito una politica di rafforzamento delle frontiere europee. Questo è quello che bisognerebbe iniziare a fare, perché questo solo potrebbe garantire a Bruxelles di non restare in balìa della Russia o di altre potenze esterne. Sono del resto anni che simili politiche avrebbero dovuto essere implementate dall’Ue. Non lo si è fatto. E adesso ne paghiamo le conseguenze.

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