Home » Harrison Ford: «Questo è il mio ultimo Indy (non ho più l’età)»

Harrison Ford: «Questo è il mio ultimo Indy (non ho più l’età)»

Harrison Ford:  
«Questo è il mio 
ultimo Indy
(non ho più l’età)»

Panorama ha incontrato l’attore (80enne) della saga che sta per arrivare al cinema col quinto capitolo Indiana Jones e il quadrante del destino. Lui, che in alcune scene è ringiovanito grazie all’intelligenza artificiale, racconta i segreti di questa avventura che va avanti da 40 anni insieme al regista James Mangold (che ha sostituito Steven Spielberg) e ai protagonisti Mads Mikkelsen e Phoebe Mary Waller-Bridge.


«Vedendo l’ultimo film ho sempre pensato ci fosse una dissonanza tra la storia raccontata e l’età del protagonista, ormai vicina ai 70 anni, e così mi è venuta in mente una vicenda in cui, seguendo anche i desideri di Harrison, Indiana Jones non è più un eroe invincibile ma dimostra l’età che ha e rimpiange il tempo che è passato» spiega Mangold.

Considerato che i siparietti comici sono la cosa che meno era piaciuta dell’ultimo e meno fortunato capitolo («Ci siamo sbarazzati di tutte le battute di spirito», commenta Harrison Ford) insieme ai nemici sovietici, la trama doveva ritornare ai veri grandi nemici di Indy, ovvero i nazisti. Aveva anche bisogno di un talento capace di incarnare il genio del male Voller (ispirato al vero barone Wernher von Braun, che dopo aver progettato i missili per Hitler ha lavorato per la Nasa).

Il regista lo ha trovato in Mads Mikkelsen, già nemico di James Bond in Casino Royale: «Dopo aver provato a far fuori 007 adesso ci riprovo con Indiana Jones», scherza Mikkelsen, reso celebre anche dalla serie tv Hannibal. «Quando me l’hanno proposto ero felicissimo. Ricordo di avere visto I predatori dell’Arca perduta a 16 anni con i miei fratelli e che subito avrei voluto diventare come Indy. Non era un eroe come tutti gli altri, ma era uno che imbrogliava, mentiva, insomma era più umano e questo ce lo faceva sentire più vicino. Per questo interpretando Voller ho cercato di capire cosa lo appassiona: secondo me ad ardere dentro di lui non è tanto l’amore per l’ideologia, quanto il fuoco per la conoscenza e la scienza. Quindi in fondo non è così diverso da Indiana, anche se alla fine, senza dubbio, risulta uno psicopatico».

Ingrediente fondamentale di ogni avventura di Indiana Jones che si rispetti, immaginata originariamente dal creatore George Lucas in omaggio ai film seriali d’avventura degli anni Trenta, è l’esotismo, che non manca neanche stavolta. Dopo un lungo prologo in flashback durante la Seconda guerra (in cui Harrison Ford appare ringiovanito grazie agli effetti speciali, ndr), Indy viaggerà dal Marocco, dove si svolge un formidabile inseguimento in tuk-tuk, fino alle profondità del Mar Mediterraneo e poi in Italia, alla ricerca del manufatto, letteralmente trascinato da Helena e dal suo giovanissimo truffaldino alleato Teddy (una sorta di omaggio al personaggio di Shorty di Indiana Jones e il tempio maledetto, secondo capitolo della saga).

«Quando Helena incontra Indy lui è in un momento difficile della sua vita e lei lo travolge non solo con la sua intelligenza e senso dell’umorismo, ma con la capacità di gettarsi nelle cose senza preoccuparsi del pericolo e di ficcarsi in enormi pasticci», dice Phoebe Mary Waller-Bridge. «Certo, anche se le loro rispettive motivazioni all’inizio possono sembrare agli antipodi si renderanno conto che hanno bisogno l’uno dell’altra, ben oltre la ricerca dell’Antikhythera».

Il regista Mangold precisa: «È stato un progetto lungo e complicato logisticamente, ma la sfida più ardua per me è stata quella di assicurarmi che il film avesse un cuore e i personaggi sprigionassero quell’umanità e profondità che talvolta viene sacrificata in mezzo a tante rocambolesche avventure piene di effetti speciali».

A dire se sarà o meno un successo lo deciderà il pubblico. Ma anche dovesse trionfare al box office, rispetto all’idea che, magari anche grazie al computer, Indy possa tornare di nuovo per una sesta volta, Harrison Ford conclude: «Questo è il mio addio al personaggio. Gli ho voluto bene, ma mi pare evidente che non abbia più l’età».

© Riproduzione Riservata