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Francia, fuga dalla scuola pubblica

Francia, fuga dalla scuola pubblica

Come Eravamo

Da Panorama del 25 settembre 2008

La scuola pubblica francese è in crisi e paga la crescente concorrenza degliistituti privati, in gran parte legati alla Chiesa cattolica.

Ormai unragazzo su cinque studia in scuole parificate che, a ogni livello, hanno l’esigenza di ampliare le proprie strutture o di trovare un modo perrespingere le domande d’iscrizione da cui sono sommerse. Dietro la forza dell’istruzione privata in Francia ci sono ragioni storiche, come il radicamento della Chiesa in alcune regioni: in Bretagna il 40 per cento degli allievi studia nel privato.

Ma il boom delle domande d’iscrizione degli ultimi anni è legato soprattutto alle polemiche sull’istruzione pubblica, moltiplicate dalle violenze che alla fine del 2005 arroventarono le periferie delle grandi città.

Convinti che mandare i figli nelle scuole statali nelle banlieue sia un handicap per la vita intera, molti genitori sono pronti a qualsiasi sacrificio. Compreso l’esborso di cifre salate per l’iscrizione dei loro ragazzi in collegi in cui restano rinchiusi 6 giorni alla settimana.

«La scuola pubblica francese sta oggi pagando il prezzo di problemi che non dipendono dalla sua struttura. Problemi che riguardano il complesso della società» dichiara a Panorama Jack Lang, 69 anni, ministro della Cultura durante la presidenza di François Mitterrand e anche due volte ministro dell’Educazione nazionale (l’ultima nel governo di Lionel Jospin, fino al 2002).

La forbice non smette d’allargarsi tra la qualità dell’istruzione nei quartieri bene e quella delle periferie. A causa delle regole del numero chiuso e dei concorsi d’accesso alle migliori università, i ragazzi di periferia trovano difficoltà enormi a risalire la corrente. Fin dalle elementari il quartiere d’origine pesa.

Un tempo la Francia era fiera della sua scuola pubblica, concepita come strumento essenziale per garantire l’uguaglianza delle opportunità. Oggi questa espressione sembra un’amara barzelletta. E tutti hanno una loro ricetta per migliorare le cose.

Il ministro dell’Educazione nazionale Xavier Darcos ha rivisto i programmi e gli orari settimanali a scuola, che sono stati ridotti. Jack Lang pubblica la sua Lettera aperta a Xavier Darcos, uno dei molti volumi sui guai della scuola in vendita nelle librerie transalpine. «Darcos è un uomo abile, ma le sue decisioni impoveriscono la scuola francese» afferma Lang, che così spiega la sua posizione: «La riduzione dell’orario settimanale da 26 a 24 ore è un grave errore al pari dell’aumento dei giorni di vacanza. Lasciare a casa i ragazzi significa abbandonarli alla noia, alla strada e alla dipendenza smodata dalla tv». Per Lang «la scuola pubblica francese resta di buon livello, ma il fatto che il 15 per cento degli allievi abbia problemi di lettura e scrittura dimostra quanto lavoro ci sia da fare». Intanto arrivano gli assegni annuali di contributo studio, destinato alle famiglie disagiate. I genitori di quasi 3milioni di bambini francesi hanno ricevuto a fine agosto tra i 273 e i 298euro per ogni ragazzo. Sperando che vengano davvero spesi per l’acquisto di materiale scolastico.

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