È tornata ad alzarsi la tensione tra Washington e Caracas. Martedì, Donald Trump ha decretato un “blocco totale e completo” di tutte le petroliere sanzionate in entrata e in uscita dal Venezuela. “Il Venezuela è completamente circondato dalla più grande armata mai radunata nella storia del Sudamerica. Non farà che aumentare, e lo shock per loro sarà come mai prima d’ora, almeno fino a quando non restituiranno agli Stati Uniti d’America tutto il petrolio, la terra e gli altri beni che ci hanno precedentemente rubato”, ha dichiarato il presidente americano, riferendosi probabilmente agli espropri avvenuti ai tempi di Hugo Chavez. “L’illegittimo regime di Maduro sta usando il petrolio di questi giacimenti rubati per finanziare sé stesso, il terrorismo della droga, il traffico di esseri umani, gli omicidi e i rapimenti”, ha proseguito Trump, che ha anche designato il governo di Caracas come “organizzazione terroristica straniera”.
Insomma, la Casa Bianca continua ad aumentare la pressione su Caracas. Da settembre, il Pentagono ha effettuato vari attacchi in area caraibica contro imbarcazioni accusate di condurre attività di narcotraffico ai danni degli Stati Uniti. Negli ultimi mesi, Washington ha inoltre schierato alcune navi da guerra al largo del Venezuela. Tutto questo, mentre, la scorsa settimana, gli Usa hanno sequestrato una petroliera venezuelana, per poi sanzionarne altre sei. Come noto, l’amministrazione Trump ha tacciato Maduro di essere pesantemente coinvolto nel traffico di droga che colpisce gli Stati Uniti. E, da tempo, la Casa Bianca invoca le dimissioni del presidente venezuelano.
Ma attenzione: non c’è solo il narcotraffico alla base delle crescenti tensioni in corso tra Washington e Caracas. Come testimoniato dalla recente strategia di sicurezza nazionale pubblicata dalla Casa Bianca, Trump punta a rafforzare l’influenza degli Stati Uniti sull’Emisfero occidentale. E questo per due motivi. Innanzitutto vuole contrastare i flussi di droga e di immigrati irregolari. In secondo luogo, punta ad arginare l’influenza della Cina sull’America Latina. Ora, non va trascurato che Caracas rappresenta da tempo uno dei principali punti di riferimento di Pechino nella regione. Senza poi dimenticare che il Dragone risulta il principale acquirente di petrolio venezuelano. È quindi evidente come la pressione statunitense sul Venezuela miri a colpire indirettamente la Cina.
Tutto questo, mentre le recenti elezioni tenutesi in America Latina hanno registrato un progressivo spostamento a destra della regione: il che, per la Casa Bianca, rappresenta senza dubbio un’ottima notizia. Il punto è che, come recentemente sottolineato dalla Bbc, non sembra che Pechino e Mosca, al di là delle dichiarazioni ufficiali di sostegno, si stiano granché impegnando a supportare concretamente il regime di Maduro. Il che potrebbe significare che la riedizione della Dottrina Monroe, promossa da Trump, sta forse iniziando a funzionare.
