Che cosà farà Donald Trump per il venezuela? La domanda non è banale, soprattutto mentre il presidente americano sta continuando a schierare navi da guerra al largo del Paese latinoamericano. Sabato scorso, il Pentagono ha condotto un nuovo attacco in area caraibica contro un’imbarcazione accusata di condurre attività di narcotraffico ai danni degli Stati Uniti. Nel frattempo, dalla Casa Bianca arrivano messaggi contrastanti. In un’intervista rilasciata domenica alla CBS, Trump è sembrato negare di voler dichiarare guerra a Caracas: “Ne dubito, non credo”. Tuttavia, quando gli è stato chiesto se i giorni di Nicolas Maduro come presidente venezuelano fossero contati, ha replicato: “Direi di sì. Penso di sì, sì”.
Da settembre, Washington sta colpendo imbarcazioni di trafficanti in area caraibica. Al largo del Venezuela stazionano navi da guerra statunitensi, mentre è in arrivo la portaerei Gerald Ford. Venerdì scorso, il Miami Herald aveva riferito che un’azione militare statunitense sul territorio venezuelano potesse essere imminente, ma Trump ha smentito questa possibilità. Nel frattempo, Maduro cerca forniture di missili, sistemi radar e droni rivolgendosi a Russia, Cina e Iran, e accusa gli Stati Uniti di voler attuare un regime change.
Per comprendere la situazione va considerata anche la portata geopolitica. Trump ha promosso una versione aggiornata della Dottrina Monroe, mirata ad arginare l’influenza cinese nell’Emisfero occidentale. Caracas rappresenta uno dei principali punti di riferimento della Cina in America Latina, perciò la pressione su Maduro è anche un messaggio agli altri Paesi dell’area che hanno relazioni con Pechino.
Il futuro passo di Trump resta incerto. Un regime change esporrebbe gli Stati Uniti a critiche da parte di Russia e Cina e potrebbe complicare i rapporti con il Sud Globale. In Florida, con un elettorato anti-Maduro e anticastrista, Trump deve valutare con attenzione le conseguenze politiche delle sue mosse. La sua strategia potrebbe essere quella di isolare politicamente Maduro per poi negoziare da una posizione di forza, ma il “caso Maduro” è politicamente scivoloso anche per lui.
