I governatori di Texas e Arizona, gli Stati più esposti ai clandestini dalle politiche permissiviste del presidente Biden, ora ne spediscono migliaia a Washington e, soprattutto, nella Grande mela. Che, però, non riescono a gestirli.
I democratici hanno un ulteriore problema, che si aggiunge alla scarsissima popolarità del presidente Joe Biden in vista delle elezioni di «mid term» del prossimo 8 novembre, quando secondo tutti i sondaggi perderanno la maggioranza sia al Senato sia alla Camera. Dallo scorso 8 agosto, infatti, i governatori repubblicani dei due Stati della federazione più sotto pressione per il flusso record di migranti che entrano dal confine con in Messico, ovvero Texas e Arizona, hanno cominciato a inviare migliaia di «sans papier» a Washington e New York.
Le pattuglie di frontiera statunitensi hanno sinora arrestato oltre due milioni di persone nell’anno fiscale 2022, iniziato il 1° ottobre 2021, il numero più alto mai registrato e, adesso, la promessa fatta da Biden in campagna elettorale nel 2020 di farla finita con il Muro e con le politiche di contenimento dei migranti di Trump la stanno pagando anche le due città statunitensi simbolo delle politiche dell’accoglienza dei Dem. Da un mese a questa parte sono già arrivati centinaia di autobus alla stazione del Port Authority Bus Terminal, in pieno centro di Manhattan. La maggior è di origine latinoamericana, soprattutto Honduras, Venezuela, Nicaragua e Cuba, ma alcuni provengono anche dall’Africa centrale, dal Medio Oriente e persino dalla Cina. Idem a Washington.
Ideatore del trasferimento è il governatore del Texas, Greg Abbott, che a fine agosto aveva già inviato più di 8 mila clandestini a Washington, seguito a stretto giro di posta da quello dell’Arizona, Doug Duce, che ne ha trasportati sinora 2 mila. Nell’ultimo mese, tuttavia, dalla capitale statunitense la nuova meta di migliaia di migranti è diventata la Grande Mela dove, a detta di Abbott, «possono ricevere l’abbondanza di servizi cittadini e di alloggi di cui si è sempre vantato il sindaco di New York. Spero che mantenga la sua promessa di accogliere tutti loro a braccia aperte, in modo che le nostre città di confine, invase e allo stremo, possano trovare un po’ di sollievo».
Il sindaco di Washington Muriel Bowser, che si era opposta al dispiegamento della Guardia nazionale quando Donald Trump la voleva usare per contenere le violente manifestazioni di Black Lives Matter, la invoca da due mesi a gran voce. Lo ha già chiesto due volte al Pentagono, inutilmente, visto che in entrambe le occasioni, si è vista rispondere con un secco «no». Il Pentagono ha infatti chiarito che la Guardia nazionale del Distretto di Columbia «non ha la formazione pertinente» a differenza delle «organizzazioni senza scopo di lucro» che hanno invece «la capacità di gestire la situazione». Come soluzione, la Bowser non ha trovato di meglio che spedire i migranti inviatigli da Texas e Arizona a New York, aggravando la situazione già critica della metropoli, dove il suo collega sindaco Eric Leroy Adams sta disperatamente cercando di affittare migliaia di stanze d’albergo per gli arrivi dei clandestini dal sud.
In entrambe le città sinora gli sforzi per accogliere i migranti sono ricaduti sulle spalle di volontari e delle ong che stanno ricevendo qualche finanziamento federale – sinora la miseria di 20 milioni di dollari – dalla Fema, la Federal emergency management agency, simile alla nostra Protezione Civile. I volontari accolgono gli autobus in arrivo da Texas e Arizona e poi accompagnano i migranti nelle chiese locali, usate come rifugio. Dopo le visite mediche li aiutano a prenotare viaggi in altre parti degli Stati Uniti. «Sinora c’è l’estate e va tutto bene» dicono i volontari, «ma che cosa faremo quando cominceranno i rigidi mesi invernali e molti di loro saranno costretti a dormire per strada?».
Il sindaco di Washington ha definito il trasporto in bus dei migranti dal Texas una «trovata politicamente motivata» e, in effetti, il governatore Abbott sta cercando un terzo mandato alle elezioni di mid term e l’immigrazione è una questione decisiva, insieme al prezzo record dei carburanti, al boom del fentanyl, micidiale oppiaceo sintetico che quest’anno ha già falcidiato oltre 70 mila americani, e all’inflazione, quasi al 10 per cento, come non accadeva da 40 anni. Situazione ancora più emergenziale a New York, dove le autorità affermano di non essere in grado di far fronte alla situazione: «Non ci sono abbastanza vestiti, cibo e tessere della metropolitana. Non abbiamo abbastanza avvocati che accolgano “pro bono” le loro richieste d’asilo né persone che aiutino i migranti a trovare un impiego» si sfoga un anonimo funzionario del comune. Il sindaco di New York Adams ha attaccato il governatore del Texas, definendolo «un irresponsabile» e Abbott gli ha risposto con un duro comunicato che è in realtà un j’accuse pesante contro le politiche di Biden. «Il Texas è stato lasciato a sé stesso. Ho iniziato a costruire un muro e ho schierato la Guardia nazionale del Texas e il Dipartimento di Pubblica Sicurezza del Texas per respingere e arrestare gli immigrati clandestini e per sequestrare armi e droghe letali come il fentanyl che si riversano attraverso il nostro confine. Non ho ancora ricevuto un biglietto di ringraziamento da Adams per il fatto che le forze dell’ordine del Texas hanno sequestrato una quantità di fentanyl tale da uccidere ogni uomo, donna e bambino nello Stato di New York».
E mentre anche il governatore dell’Arizona, Ducey, ha iniziato a costruire un muro di confine con il Messico, da New York Adams ha chiesto al presidente Joe Biden più aiuti federali per affrontare una «crisi umanitaria senza precedenti». Il problema è che i rifugi per i senzatetto si sono riempiti e i volontari lavorano da settimane, 24 ore su 24, per assistere i nuovi arrivati. In una parola: la Grande Mela, che per legge è tenuta a fornire un riparo a chiunque ne faccia richiesta, non è preparata ad affrontare questa ondata di migranti interni da Texas e Arizona.
A fine agosto, il Dipartimento dei servizi per i senzatetto, ha ammesso al New York Post di aver abbandonato il suo piano iniziale di gestire un centro di accoglienza e trattamento dedicato agli ultimi arrivati in un rifugio di 600 camere nell’hotel Row Nyc sull’Eighth Avenue in Midtown. Per ora tutto è in alto mare. Il sindaco Adams sperava che la struttura fosse già operativa dal 15 agosto ma, al momento, deve ancora essere deciso dove si aprirà e chi la gestirà. Inoltre, il Department for Homeland Security, che ha funzioni analoghe a quelle del nostro Viminale, non ha ancora selezionato nessuna delle 5 mila camere d’albergo che, a inizio agosto, aveva dichiarato di voler affittare a New York per ospitare i migranti. Al contrario, l’amministrazione Biden sta continuando a mescolare chi proviene dal confine messicano con i newyorkesi nel sistema di accoglienza, che conta 15 strutture alberghiere di emergenza già attive per aiutare a gestire l’aumento della popolazione di strada durante l’estate.
Di certo il Texas non ha nessuna intenzione di fermare il flusso. «Adams sostiene che mandare i migranti a New York conn un viaggio di circa 30 ore in autobus è disumano» ha dichiarato il governatore Abbott il 28 agosto scorso. «Dov’è il suo senso morale quando le politiche di apertura delle frontiere di Biden spingono gli immigrati clandestini a percorrere – per lo più a piedi – migliaia di chilometri attraverso regioni insidiose dell’America centrale e del Messico, spesso sottoposti a stupri e torture? In molti muoiono nel tentativo di arrivare qui, ma questo non preoccupa il presidente abbastanza da scoraggiare in modo significativo l’immigrazione illegale. Farlo violerebbe la sua promessa fatta in campagna elettorale di consentire politiche di apertura delle frontiere».
«Nel caso non riesca a trovare una sistemazione ai nuovi migranti, il sindaco Adams non potrà farcela» ha dichiarato il consulente politico di lunga data Hank Sheinkopf. «Se a questo si aggiunge il problema della criminalità, si può giò prevedere che perderà il controllo della città. E se la questione non sarà risolta entro fine autunno, il gelo dell’inverno sarà una tragedia».
