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L’Arabia Saudita si apre all’Occidente: a Riad la prima enoteca (di lusso) per i turisti

L’Arabia Saudita si apre all’Occidente:  a Riad la prima enoteca (di lusso) per i turisti

Nel cuore di Riad apre il primo store legale di alcolici per expat: accessi limitati, prezzi altissimi e possibile regia del governo saudita

Si sa che l’alcol e l’Islam sono due rette parallele – che per definizione non si incontrano mai. Eppure, negli hotel internazionali degli Emirati Arabi gli alcolici sono disponibili già da diverso tempo. Non in Arabia Saudita, una nazione che si è aperta molto all’Occidente negli ultimi anni ma che ha deciso di mantenere alcuni paletti, su tutti il veto all’alcol (introdotto ufficialmente negli anni Cinquanta). Pertanto, sì ai visti turistici agli stranieri, sviluppando le proprie strutture ricettive e offrendosi di ospitare un ingente numero di eventi internazionali di qualsiasi tipo, in primis sportivi. No tuttavia all’alcol, il quale rimane bandito a bordo degli aerei della compagnia Saudia Airlines, persino nel caso in cui si viaggi in First o in Business Class. Almeno fino a oggi, perché le cose in Arabia Saudita, da questo punto di vista, potrebbero cambiare repentinamente. Vediamo come.

Una nuova apertura culturale

L’Arabia Saudita è senza dubbio uno dei Paesi islamici più moderni e vicini al mondo occidentale. Le donne guidano le automobili (cosa che appena una ventina di anni fa sarebbe stata impensabile). Le più giovani possono andare in giro con il capo scoperto, almeno nelle grandi città come Jeddah e Riad (quelle più aperte). Il New York Times ha segnalato che proprio a Riad potrebbe essere stato sdoganato definitivamente anche l’alcol, con l’apertura del primo negozio che vende bevande alcoliche in modo non clandestino.

I negozi in cui si bevono e si consumano vino, birra e superalcolici sono sempre esistiti nei Paesi arabi, anche in quelli nei quali l’osservanza delle norme religiose deve essere assolutamente rispettata. Questo, tuttavia, è il primo negozio ufficialmente non illegale in Arabia Saudita.

Chi può accedere all’«enoteca di lusso»

La regola è questa. Stranieri, non musulmani, ricchi e in possesso di un permesso di residenza «premium» a Riad, possono acquistare alcolici presso un anonimo negozio posto nel quartiere diplomatico della capitale. L’insegna dello store è lapidaria: «Prodotti per soli diplomatici esenti da tasse». Ad ogni modo, una simile enoteca di lusso rappresenta un fondamentale «strumento di sopravvivenza» per le migliaia di occidentali che vivono e lavorano in Arabia Saudita per periodi prolungati di tempo. Una delle bevande più rinomate è il cosiddetto vino fai-da-te, un intruglio moderatamente alcolico e dolciastro che si ricava da succo d’uva e lieviti con il quale gli expat si consolano nelle tristi, sobrie serate arabe.

Sembra una scena da film: Suv lussuosi attendono il loro turno per accedere al parcheggio del negozio. Un addetto controlla che chi si trova a bordo delle auto faccia parte di quel club riservatissimo di stranieri, non musulmani, ricchi e in possesso di un permesso di residenza «premium». Il New York Times parla di prezzi folli (che confermerebbero il circolo iper esclusivo che può accedere agli alcolici). Una bottiglia di vino bianco standard è venduta alla bellezza di 85 dollari, «cinque volte il prezzo a cui la si troverebbe negli Stati Uniti».

Chi c’é dietro al negozio di alcolici

Non è del tutto chiaro chi sia il proprietario dello store, ma alcuni particolari sul suo funzionamento lasciano ipotizzare il coinvolgimento del governo. Ad esempio, i clienti hanno riferito all’inviata del New York Times la possibilità di acquistare una quota mensile di alcolici legata al loro numero di identificazione rilasciato dal governo. Inoltre, l’applicazione per smartphone che i diplomatici utilizzano per accedere al negozio è stata creata dall’autorità fiscale e doganale. Insomma, una serie di indizi che portano tutti al governo arabo.

Il motivo è intuibile: la vendita di alcolici agli stranieri a prezzi così elevati costituisce un’ulteriore fonte di reddito per l’Arabia Saudita. Gli Emirati Arabi per primi se ne sono resi conto, e il governo del principe Mohamed Bin Salman si serve di questo stratagemma per rendere più competitiva l’industria del turismo di lusso sul Mar Rosso e nel deserto saudita. Un turista o un lavoratore occidentale che soggiorni a Riad e paga circa mille dollari a notte per una stanza, pretende almeno di avere un po’ di piacere e di conforto nel caldo (e pur sempre caro) abbraccio di un calice di vino, e non in una fredda e neutra lattina di Sprite.

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