L’ex presidente brasiliano Jair Bolsonaro è stato condannato a 27 anni e tre mesi per il tentato colpo di Stato dell’8 gennaio 2023, secondo il verdetto della Prima sezione della Corte Suprema del Brasile, che ha ormai raggiunto la maggioranza necessaria e lo ha giudicato colpevole.
La magistratura brasiliana sta vivendo una fase cruciale: la decisione dei giudici rappresenta uno degli episodi più significativi nella storia recente del Paese. Dopo i voti favorevoli alla condanna della giudice Carmen Lúcia Antunes Rocha e dei colleghi Alexandre de Moraes e Flavio Dino, la Corte ha stabilito che Bolsonaro – insieme a figure di rilievo della sua amministrazione – sia responsabile di aver tramato per destabilizzare l’ordine democratico brasiliano e di aver guidato un vero e proprio piano volto a minare l’alternanza democratica al potere.
Le accuse chiave: colpo di Stato e reati contro le istituzioni
Bolsonaro è ritenuto colpevole non solo di tentato colpo di Stato, ma anche di attacco alle istituzioni e appartenenza a un’organizzazione criminale. La giudice Rocha, il cui voto si è rivelato decisivo, ha sottolineato come l’ex presidente abbia orchestrato, con la collaborazione di membri chiave del suo governo, un’azione sistematica contro la democrazia.
Secondo il giudice istruttore Alexandre de Moraes, i fatti dell’8 gennaio 2023 non furono né casuali né isolati, ma il risultato di un’operazione pianificata da un gruppo criminale.
Gli altri imputati nel processo
Oltre a Bolsonaro, figurano tra gli imputati alcuni dei personaggi più influenti delle istituzioni e delle forze armate dell’epoca: l’ex direttore dell’intelligence Alexandre Ramagem, l’ex comandante della Marina Almir Garnier, l’ex ministro della Difesa Paulo Sérgio Nogueira, e altre figure di spicco come Anderson Torres, Augusto Heleno, Mauro Cid e Walter Braga Netto.
Questa rete, secondo i magistrati, sarebbe responsabile del cuore del complotto golpista.
Le prossime mosse: attesa per la pena definitiva
Bolsonaro, sostenuto dalla fede religiosa dei suoi sostenitori evangelici e dalla presenza costante della moglie Michelle, sta vivendo le ore cruciali del processo in regime di arresti domiciliari.
La Corte Suprema ha deciso con determinazione la pena: 27 anni e tre mesi di reclusione e l’immediato trasferimento in carcere.
