Home » Attualità » Energia » Guida all’oro azzurro e alla mobilità green

Guida all’oro azzurro e alla mobilità green

Guida all’oro azzurro e alla mobilità green

Prima puntata

Metano, biometano e idrogeno. Consigli definitivi su ciò che c’è da sapere sui combustibili naturali che stanno già cambiando (in meglio) la mobilità. Con un occhio di riguardo al pianeta e pure al portafogli.

«Gas e biometano vero ponte per l’idrogeno» Intervista all’amministratore delegato di Snam4Mobility Alessio Torelli sui benefici dei carburanti naturali.

• Domande e risposte sull’auto a gas. Costi, risparmi, parcheggi, curiosità, distributori, vantaggi, futuro. Spiegazioni ragionate a tutto quello che avreste sempre voluto chiedere. sul metano come combustibile.

•La soluzione di ricarica per i privati e per le flotte. Sono disponibili sistemi per rifornire i veicoli a metano e biometano da installare in parcheggi e rimesse private. Si collegano ai tubi del gas che usiamo tutti i giorni e sono ultra-sicuri. Ecco come (a grandi passi) stanno evolvendo le tecnologie.

All’interno quattro articoli

La chiamano «Rivoluzione H». «H» come hydrogen, ovvero idrogeno, l’elemento più leggero e più diffuso in tutto l’universo. Che ha un grande pregio: un enorme contenuto energetico, di almeno due-tre volte superiore a quello dei combustibili tradizionali. E non inquina. Ma ha anche un difetto: è sempre combinato con altri elementi e richiede molta energia per essere prodotto. Ora però le cose sono cambiate. C’è tanta energia rinnovabile a disposizione che può essere utilizzata per creare idrogeno. E contemporaneamente la fame di carburanti puliti come l’idrogeno è disperata: gli accordi sul clima di Parigi prevedono che l’aumento della temperatura media globale sia contenuto al di sotto dei 2 gradi, mentre oggi il pianeta viaggia verso un aumento da 2,8 a 3 gradi. Quindi ridurre le emissioni di anidride carbonica (CO2), colpevole di alterare il clima, è diventato un imperativo globale. Una strada per raggiungere questo obiettivo è l’elettrificazione. Ma non è l’unica. L’altra è usare l’idrogeno: nell’industria (per esempio per produrre acciaio), nei trasporti pesanti e ferroviari, nelle automobili. Non si tratta di progetti fantascientifici: lo scorso 8 luglio la Commissione europea ha presentato un programma per produrre 10 milioni di tonnellate di idrogeno verde (cioè ottenuto da fonti rinnovabili) entro il 2030.

L’Italia ha un piano da 10 miliardi di euro, la Germania ha annunciato investimenti per 9 miliardi, la Francia per 7 miliardi. Per il nostro Paese si stima la creazione di circa 115 mila posti di lavoro entro il 2030 grazie alla filiera dell’idrogeno. E nel frattempo, in attesa che l’idrogeno entri nella nostra vita, un altro carburante è destinato ad avere un ruolo centrale nella lotta alle emissioni di CO2 e di sostanze inquinanti: è il metano, dove l’Italia vanta una leadership mondiale grazie al lavoro compiuto dalla Snam ai tempi del fondatore dell’Eni Enrico Mattei. Il gas naturale compresso utilizzato da tanti automobilisti è un carburante che abbatte particolato e ossidi di azoto e riduce notevolmente le emissioni di anidride carbonica rispetto a gasolio e benzina. Non solo: ora c’è anche il biometano, che può essere ottenuto dalla frazione organica dei rifiuti urbani o da scarti agricoli e agroalimentari. Emette livelli quasi nulli di polveri (così come il gas naturale convenzionale) e riduce ulteriormente fino ad azzerare la CO2 rispetto al metano e ai carburanti tradizionali. Le emissioni di un veicolo a biometano sono paragonabili a quelle di un veicolo elettrico alimentato con energia eolica, sostiene la Snam. La gara è iniziata. Auto a metano, elettriche, a biogas e a idrogeno si sfideranno sulle strade del futuro verso un solo traguardo: la fine delle emissioni di CO2 e, ci auguriamo, la salvezza del pianeta.

«Gas e biometano, vere alternative all’elettrico e ponte perfetto per l’idrogeno»

Guida all’oro azzurro e alla mobilità green
Snam

Alessio Torelli, numero uno di Snam4Mobility, guida Panorama nel mondo dei carburanti naturali che possono offrire un immediato abbattimento delle emissioni inquinanti. «Il costo dell’auto – o della trasformazione di quella che già avete in garage – è accessibile a ogni tipo di consumatore. Per non parlare dei risparmi quando si fa il pieno» dice.

L’elettrico e l’idrogeno hanno un grande futuro, si sa. Ma oggi le vetture a batterie sono ancora per pochi: sono care ed è meglio avere un garage per caricarle di notte. Esiste invece un’alternativa alla benzina e al gasolio che inquina di meno ed è accessibile. E ha alle spalle un’industria molto Made in Italy. È il metano, un carburante non così cool come l’elettricità, ma che andrebbe valorizzato per far parte di un realistico mix di fonti energetiche per la mobilità degli italiani.

Lo sottolinea Alessio Torelli, 47 anni, amministratore delegato di Snam4Mobility. Con esperienze in Enel X, Shell ed Eni, Torelli spiega in questa intervista i progetti della sua azienda nel mondo dei carburanti alternativi, dal metano (anche bio) di oggi all’idrogeno di domani.

La principale attività della Snam è portare il gas metano nei suoi gasdotti a livello nazionale. Perché creare una società dedicata alla mobilità?

Accanto a Snam Rete Gas, che trasporta il metano, è nata tre anni fa Snam4Mobility, che accelera la transizione energetica e diffonde l’utilizzo di carburanti alternativi a basso impatto ambientale. Il suo compito è aumentare la diffusione di stazioni di rifornimento di metano e di biometano, carburante simile al metano ma totalmente rinnovabile e ricavato dai rifiuti e dagli scarti agricoli.

Prima di parlare di gas, gettiamo uno sguardo al futuro: si parla tanto di idrogeno, ma in concreto che diffusione potrebbe avere questo carburante e per quali tipi di veicoli? Oggi ci sono appena tre autobus a Milano che vanno a idrogeno, un centro di produzione a San Donato e uno a Bolzano. Un po’ poco… L’idrogeno è una risorsa altamente disponibile, con un elevatissimo contenuto energetico e a impatto zero sull’ambiente. Siamo convinti che sia destinato a diventare parte integrante della mobilità green del futuro. Oggi produrlo costa meno che in passato e riteniamo che assumerà il ruolo di combustibile leader nei prossimi anni, in particolare nei settori del trasporto pesante e del trasporto pubblico locale, soprattutto interurbano. Le celle combustibili a bordo dei veicoli presentano molti vantaggi: generano tanta energia, pesano meno delle batterie, vengono rifornite in poco tempo e consentono grandissime autonomie. Per le automobili, invece, penso che in futuro la tecnologia prevalente per abbattere le emissioni inquinanti sarà quella elettrica. Anche se, in attesa che i prezzi delle vetture scendano, una validissima alternativa è quella dei veicoli a metano.

Che piani avete sull’idrogeno?

Come Snam4Mobility prevediamo l’installazione di almeno cinque stazioni di rifornimento dedicate nei prossimi quattro anni.

Comunque ci sono case automobilistiche che credono non solo ai camion e agli autobus a idrogeno, ma anche alle auto, come Hyundai o Toyota. Non ritiene che l’idrogeno possa essere una buona soluzione magari per le flotte di vetture a noleggio?

Certamente, l’auto a idrogeno ci sarà e avrà un suo spazio nel mercato grazie all’influenza dei produttori asiatici che spingono per questo tipo di veicoli, adatti soprattutto per chi percorre molti chilometri.

I serbatoi di idrogeno sono sottoposti a pressioni molto elevate, fino a 700 atmosfere. Non ci saranno pericoli?

Si parla di queste pressioni quando ci si riferisce ai mezzi pesanti e alle recenti automobili a idrogeno. Le tecnologie, grazie anche alle esperienze maturate con il gas naturale liquefatto, l’Lng, sono mature per garantire la massima sicurezza anche in caso di incidente.

Veniamo al presente: qual è la quota di penetrazione delle auto a metano sul parco circolante italiano?

Oggi è intorno al tre per cento: in Italia circolano oltre un milione di veicoli alimentati a metano. E la domanda è in costante crescita. Del resto il gas metano è l’unico carburante che può offrire un abbattimento delle emissioni inquinanti a un costo accessibile per ogni tipo di consumatore. La vettura a gas è alla portata di tutti, dall’utilitaria fino, volendo, alle berline premium.

Come intendete potenziare la rete di distribuzione di metano?

Nei prossimi quattro anni prevediamo di aprire 150 nuove stazioni dedicate alla distribuzione di metano. Attualmente in Italia ci sono circa 1.500 punti di rifornimento. La capillarità è buona.

Ora si può fare il rifornimento di metano da soli, in self-service, vero?

Sì, è da poco online il nuovo portale Iovadoametano.it che consente di effettuare il tutorial per rifornirsi di metano al self-service. Naturalmente occorrerà dare a tutti i distributori il tempo di adeguarsi, ma si tratta di un grande vantaggio per i clienti, che possono fare il pieno anche nelle ore di chiusura degli impianti. Penso che questo provvedimento potrà spingere altri automobilisti a scegliere modelli a gas.

Però chi acquista un’auto a metano deve prepararsi ad accettare qualche handicap: come sostituire il serbatoio dopo un certo numero di anni.

Non parlerei di handicap ma di piccoli disagi ai quali, una volta abituatisi, non si fa più caso, soprattutto vengono ampiamente controbilanciati dai vantaggi. Si tratta di una serie di controlli richiesti al pacco bombole ogni 2-4 anni e di alcune accortezze da seguire.

Se voglio viaggiare all’estero, trovo stazioni di metano?

Ce ne sono molte meno che da noi: occorre pianificare bene il viaggio. Tuttavia in Europa il self-service è diffuso ed esistono numerose app che permettono di identificarle sul territorio.

Il metano inquina meno, però è comunque un gas che emette CO²…

Una vettura a metano emette almeno il 15-25 per cento di CO2 in meno rispetto a un’auto a gasolio o a benzina e dal suo scarico non esce particolato, così come vengono quasi abbattuti gli ossidi di azoto. Noi, inoltre, stiamo cercando di diffondere sempre di più il biometano, che annulla completamente la componente fossile poiché proviene dai rifiuti e dagli scarti agricoli, risultando circolare al 100 per cento. Chi userà questo carburante guiderà in pratica vetture a emissioni zero, come un’elettrica alimentata a energia completamente rinnovabile. Basti pensare che già oggi il 10 per cento del gas erogato dalle stazioni di servizio è di origine bio e prevediamo che nel 2022 questa percentuale possa raggiungere il 40 per cento.

Il biometano costerà di più?

Sarà leggermente più caro in quanto proviene da un processo industriale che ha dei costi, tuttavia non prevediamo differenze significative per il consumatore finale. Senza considerare la forte valenza ambientale che assumerà sempre più come soluzione zero carbon nella prospettiva degli obiettivi climatici.

Anche l’Lng, il gas liquefatto, ha buone prospettive di sviluppo come carburante?

Sicuramente. Sta crescendo a doppia cifra in tutta Europa: ha un’enorme densità energetica e si presta molto bene ad alimentare mezzi pesanti che devono percorrere lunghi tragitti. Il gas deve essere mantenuto liquido a temperature molto basse, a meno 160 gradi, e a determinate pressioni. Un pieno di gas liquido consente a questi truck di superare i 1.500 chilometri di autonomia. I trasportatori sono molto interessati a questo carburante, soprattutto se combinato con la componente bio, perché possono offrire ai clienti attenti alla sostenibilità una logistica quasi completamente carbon-free.

Qual è il vostro impegno su questo fronte?

Delle 150 nuove stazioni di servizio, una quarantina forniranno anche gas liquefatto lungo le grandi direttrici di trasporto merci. Non solo. Stiamo procedendo a realizzare un impianto di micro-liquefazione in Campania, per rendere disponibile a prezzi competitivi questo carburante anche nel Mezzogiorno.

Domande e risposte sull’auto a gas

Guida all’oro azzurro e alla mobilità green
Snam


Quelli che hanno comprato un’auto a metano hanno tutti lo stesso problema. Comprendere come mai la maggior parte dei consumatori ancora preferisca veicoli a benzina o diesel. Lo dico da possessore di una Seat Arona con motore concepito a metano: da quando la utilizzo non c’è giorno che non pensi come il petrolio (e la benzina) siano uno spreco di soldi e un danno all’ambiente. Le mie priorità al momento dell’acquisto erano: inquinare poco e risparmiare economicamente. Guidando la mia Arona ho scoperto che con una quindicina di euro di pieno di metano percorro quasi 380 chilometri, in aggiunta al fatto che nella mia regione di residenza non pago bollo, non produco polveri sottili Pm10 ed emetto quantità di CO2 mediamente del 20 per cento meno di un’auto a benzina. Non ho grosse pretese per quanto riguarda le prestazioni, ma devo ammettere che sotto questo profilo non sento grandi differenze rispetto a un mezzo a benzina: oggi si costruiscono motori a metano di piccola cilindrata ma sovralimentati con sistemi meccanici così sofisticati da ottenere prestazioni buone anche con il gas.

Allora ritorno alla domanda: perché così poche persone scelgono il metano? Una risposta comune è la scarsità di distributori. Ma non è più così vero, ormai l’Italia ne conta circa 1.500 e, con l’aiuto di app sul cellulare, a seconda di dove si è, si può trovare il distributore più vicino senza grandi difficoltà. Insomma, un’auto a benzina è spesso più una questione di moda che una ragionevole e ponderata decisione con cognizione di causa. Le domande e risposte qui di seguito sono concepite proprio per fornire quelle conoscenze di base indispensabili per una scelta più oculata.

Quanto inquina un’auto a gas in termini di CO² a paragone con un’auto a benzina?

In termini di climalteranti, la CO² appunto, per le medie cilindrate l’auto a metano emette fino al 25 per cento di CO2 in meno nell’ambiente di una a benzina Euro 6. Dal punto di vista degli inquinanti, primo problema per l’aria delle nostre città, utilizzare un veicolo a metano permette di evitare circa il 75 per cento di emissioni di ossidi di azoto.

E in termini di polveri sottili?

Per il particolato Pm10, causa dei vari blocchi di circolazione del traffico, l’emissione del metano è circa il 97 per cento in meno.

In quali regioni quest’auto non paga bollo?

Per i monofuel a metano, cioè quelli che vanno a gas fino a esaurimento del serbatoio e poi vanno a benzina con un’autonomia di circa 120 chilometri, il bollo non si paga a vita in Lombardia e Piemonte e per i primi cinque o tre anni in altre regioni come Liguria, Puglia, Trentino-Alto Adige.

Come si trova la stazione del rifornimento a metano più vicina?

Ci sono diverse app per smartphone che svolgono questa funzione: Ecomotori e Openmetano. La prima consente di visualizzare i prezzi e fornisce una visione di insieme dei punti dove sono localizzati i distributori. Poi c’è il portale iovadoametano.it che contiene tutti i punti di rifornimento in Italia e a breve anche tutti quelli self-service.

In Europa si può viaggiare con un’auto a gas o ci possono essere problemi di rifornimento?

Con un minimo di pianificazione si può viaggiare senza complicazioni. Dopo l’Italia, per numero di stazioni di rifornimento troviamo Germania con quasi 900 punti, Ucraina (195), Repubblica Ceca, Svezia e Paesi Bassi (più di 180), Austria (160) e Svizzera (150)

Quanto costa convertire un’auto a benzina in una a metano?

Dai 1.400 ai 1.800 euro a seconda dell’auto, e in due anni la spesa è ripagata.

E l’assicurazione?

Dopo la conversione a metano il costo non cambia.

Quali automobili possono essere convertite?

Più o meno tutte quelle a benzina, anche se alcune hanno più facilità di alloggiamento delle bombole di altre. Tecnologie recenti consentono la conversione anche dei diesel, ma in questo caso si tratta di soluzioni «dual fuel»,
che utilizzano contemporaneamente sia gasolio sia gas naturale. Inoltre, l’applicazione su auto full hybrid (come le Toyota) è una novità che consente di unire i vantaggi del motore elettrico e del recupero dell’energia cinetica in frenata ai vantaggi ecologici ed economici del gas naturale.

Consuma meno un’auto convertita a metano o una con motore concepito direttamente a metano?

La seconda è leggermente migliore dal punto di vista dei consumi e sulle prestazioni, ma oggi è possibile ottenere ottimi risultati anche su auto convertite a metano.

Dopo quanti anni dall’acquisto o dalla conversione di un’auto a metano si devono fare i controlli della bombola?

La normativa relativa alla revisione delle bombole è la medesima per le auto convertite e per quelle concepite a metano. Le bombole a bordo sono omologate secondo la normativa nazionale (DGM) o la normativa europea R110 ECE/ONU. Per le bombole omologate secondo la normativa nazionale (DGM), la revisione dell’impianto metano dell’auto deve essere effettuata ogni cinque anni. Per le bombole omologate in base alla normativa europea R110 ECE/ONU, la scadenza della revisione dipende dal materiale di costruzione ed è in genere di quattro anni. Il processo di revisione ha un costo che parte approssimativamente dai 120 euro.

Quali case automobilistiche fabbricano auto con motori concepiti a metano?

Il gruppo Volkswagen nei suoi vari marchi ha a listino un’offerta a metano in versione «monofuel», ossia con una motorizzazione ottimizzata per il gas naturale, con un serbatoio di benzina di una decina di litri per permettere un’autonomia di 120-150 chilometri una volta esaurito il gas. Questa soluzione consente di beneficiare di incentivi sulle tasse automobilistiche, che variano da comune a comune.

La soluzione di ricarica per i privati e per le flotte

Guida all’oro azzurro e alla mobilità green
Snam

Sono disponibili sistemi per rifornire i veicoli a metano e biometano da installare in parcheggi e rimesse private. Si collegano ai tubi del gas che usiamo tutti i giorni e sono ultra-sicuri. Ecco come (a grandi passi) stanno evolvendo le tecnologie.

di Marco Morello

Uno dei principali freni all’acquisto di un veicolo alimentato a metano si lega ai dubbi su dove andare a rifornirlo. Se è vero che l’Italia conta all’incirca 1.500 distributori, in progressiva fase di sviluppo, questi non sono distribuiti in maniera uniforme sul territorio nazionale: si concentrano in alcune zone metropolitane e in aree di regioni, mentre in altre occorre percorrere alcuni chilometri per trovare una stazione di servizio attrezzata. È un problema che si può risolvere installando un piccolo impianto autonomo nel cortile, in un parcheggio, in certe condizioni persino in garage una rimessa coperta.

«Si tratta di un oggetto paragonabile per certi versi a un elettrodomestico, che per funzionare si collega alla rete domestica del gas e dell’energia elettrica e lavora con una pressione bassissima. Con le dovute accortezze, paragonabili a quelle che si seguono per l’uso del gas nella cucina di casa, è a prova di rischi. Fa il pieno alla vettura nell’arco di poche ore e il suo costo si ammortizza in fretta, nel giro di due o tre anni» riassume a Panorama Antonio Anchora, amministratore delegato di Cubogas, società piemontese con una forte impronta internazionale, controllata da Snam4Mobility e a cui è collegato anche il marchio FuelMaker, il produttore di questi distributori in miniatura a domicilio.

Si tratta di soluzioni pratiche, ideali in particolare per chi possiede flotte e veicoli commerciali e vuole orientarsi verso soluzioni green come il metano e, in prospettiva, biometano e idrogeno. Appartengono a quel filone che, assieme all’elettrico, mira ad abbattere le emissioni di anidride carbonica e di particelle inquinanti nell’atmosfera. Arrivando il più vicino possibile ai bisogni dell’utente finale. Semplificandogli la vita: «La nostra appliance» sottolinea Anchora «si attiva e si disattiva attraverso un’applicazione sullo smartphone, dal quale si riesce a controllare a che punto è il rifornimento. È uno strumento parecchio utile pure a chi ha una flotta aziendale e vuole gestire l’accesso all’uso degli autisti e tenere sotto controllo i consumi dei singoli mezzi». In parallelo, Cubogas ingegnerizza e costruisce anche altre soluzioni specifiche per caricare il metano nei veicoli: sono di livello professionale, si tratta dei cosiddetti large compressor. «Prendono il gas dalla rete e lo comprimono per portarlo al livello necessario per effettuare il rifornimento. Rappresentano il termine ultimo, l’anello finale della catena che permette di trasferire il gas dentro le auto attraverso le pistole di erogazione».

Un dispositivo usato non solo nelle stazioni di servizio stradali, ma anche dove operano mezzi pesanti che vanno a gas naturale, come quelli per la raccolta dei rifiuti o il trasporto pubblico. Cubogas, molto apprezzata anche all’estero, è diventata una realtà di eccellenza nel settore: in Francia, per esempio, si è aggiudicata varie gare sia a Parigi (per i mezzi pubblici di Ratp che servono l’intera regione dell’Île-de-France) che a Bordeaux. «Quello transalpino è un mercato maturo, che riconosce la qualità dei nostri prodotti» commenta l’amministratore delegato. L’azienda controllata da Snam4Mobility realizzerà una fabbrica di compressori anche in India, «un Paese» rileva Anchora «che ha potenzialità enormi per la vastità della popolazione e il numeri di veicoli alimentati a metano». Infine, i compressori di Cubogas rendono possibile anche il processo inverso al rifornimento: danno modo a chi produce biometano tramite scarti agricoli e rifiuti, di ottenere la pressione necessaria, la spinta giusta per iniettare quel biometano in rete. E dunque metterlo a disposizione di altri potenziali utilizzatori, oltre a guadagnare dalla sua vendita. Nella stessa scia di porre le basi per la mobilità pulita del futuro, s’inserisce il memorandum d’intesa annunciato recentemente tra Snam e FPT Industrial e Iveco, i due brand di CNH Industrial che producono rispettivamente motori e veicoli industriali. L’accordo mira a una collaborazione tra partner che sono attivi sull’intera filiera.

Al centro c’è sempre la mobilità a gas naturale e idrogeno, da rafforzare attraverso modelli di business alternativi. «L’obiettivo» si legge nella nota che annuncia l’accordo «è sviluppare offerte di mobilità sostenibile integrata, utili a favorire l’ulteriore diffusione dei veicoli a trazione alternativa, condividendo la strategia per uno sviluppo sinergico tra il parco circolante e la rete di distribuzione. In questo senso, la collaborazione si focalizzerà anche sulla redazione di studi volti alla progettazione e sperimentazione di infrastrutture, tecnologie e soluzioni di rifornimento innovative per le flotte e i clienti professionali». La strada verso la decarbonizzazione della mobilità non è breve, ma con gli alleati giusti la si percorre prima e meglio.

© Riproduzione Riservata