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Vini dealcolati, via libera alla produzione in Italia. Ecco cosa cambia per il mercato

Vini dealcolati, via libera alla produzione in Italia. Ecco cosa cambia per il mercato

Il decreto Mef-Masaf sblocca la produzione di vini dealcolati in Italia. Regole fiscali chiare e nuove opportunità per le imprese

Con la firma del decreto interministeriale Mef-Masaf, l’Italia compie un passo decisivo verso il futuro del vino. Per la prima volta viene definito un quadro normativo chiaro per la produzione di vini dealcolati sul territorio nazionale, disciplinando in particolare il regime fiscale e le accise sull’alcol ottenuto nei processi di dealcolazione. Un passaggio atteso da tempo dal settore, che finora ha dovuto fare i conti con un vuoto normativo capace di rallentare investimenti e innovazione.

Una svolta per i produttori italiani

Fino a oggi molte aziende vitivinicole italiane, pur avendo già sviluppato vini a bassa o nulla gradazione alcolica, erano costrette a far effettuare la dealcolazione all’estero, soprattutto in Germania e in Spagna, per poi reimportare il prodotto finito. Una pratica onerosa e poco competitiva, dovuta esclusivamente all’assenza di regole chiare in Italia. Il nuovo decreto consente finalmente di riportare queste lavorazioni in casa, riducendo costi, tempi e dipendenza da operatori stranieri.

Il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida ha sottolineato come il provvedimento offra «un quadro normativo chiaro per poter produrre vini dealcolati e creare nuove opportunità per le imprese».

Un mercato che cresce nonostante la crisi del vino

La mossa arriva in un momento strategico. Secondo l’Osservatorio di Unione italiana vini, il comparto Nolo – che comprende vini no alcohol e low alcohol – è uno dei pochi in crescita in un contesto mondiale segnato da consumi stagnanti e incertezze economiche. Il valore globale del mercato è oggi stimato in 2,4 miliardi di dollari e dovrebbe raggiungere i 3,3 miliardi entro il 2028. Un trend trainato soprattutto dalla domanda estera, da consumatori sempre più attenti a salute, benessere e stili di vita moderati.

Cosa cambia sul fronte europeo di mercato

Per il segretario generale dell’Unione italiana vini, Paolo Castelletti, il decreto rappresenta «una bella notizia di fine anno» dopo un periodo complesso per il settore. Le aziende italiane potranno ora operare finalmente in condizioni di parità con i competitor europei, senza essere penalizzate sul piano normativo e fiscale. Resta però cruciale, almeno nella fase iniziale, il supporto delle amministrazioni per facilitare l’ottenimento di licenze e autorizzazioni.

Tradizione e innovazione possono convivere

I vini dealcolati non puntano ovviamente a sostituire il vino tradizionale, ma ne affiancano l’offerta, intercettando nuovi pubblici e occasioni di consumo. Con questo decreto l’Italia dimostra di voler affrontare la sfida senza rinunciare alla propria identità vitivinicola, ma anzi ampliandone i confini. Un passo necessario per restare protagonisti in un mercato globale che sta cambiando sempre più rapidamente.

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