Home » Attualità » Economia » Unicredit contro Banco BPM: lo scontro sull’Ops si sposta in Tribunale. Al centro, Golden Power e Consob

Unicredit contro Banco BPM: lo scontro sull’Ops si sposta in Tribunale. Al centro, Golden Power e Consob

Unicredit contro Banco BPM: lo scontro sull’Ops si sposta in Tribunale. Al centro, Golden Power e Consob

Politica, finanza e poteri speciali: dietro il rinvio dell’Ops si gioca una partita cruciale per il controllo del settore bancario italiano

Si infiamma l’atmosfera intorno all’Ops che Unicredit ha lanciato su Banco BPM. Il provvedimento della Consob, che ha sospeso le operazioni fino al 20 giugno, non solo ha riscaldato gli animi dei protagonisti ma ha anche acceso i riflettori sulla delicata questione del golden power e sull’influenza crescente della politica nel settore bancario. Se da un lato Unicredit tenta di difendere i suoi diritti, dall’altro Banco BPM si sente danneggiata da una decisione che considera “abnorme”, ed è pronta a ricorrere al Tar contro la delibera della Consob. Ma la domanda resta: quale gioco sta giocando davvero la Consob, e come si intrecciano interessi strategici e politiche nazionali in questa vicenda?

La sospensione dell’Ops segue una fitta corrispondenza tra Unicredit e la presidenza del Consiglio. A scatenare il rinvio è stato un documento in cui Unicredit chiedeva la riapertura del procedimento relativo al golden power, avviato dal governo per monitorare le possibili ricadute geopolitiche ed economiche dell’acquisizione. La Consob ha quindi ordinato l’aggiunta di un supplemento informativo, per integrare il prospetto con nuovi dettagli legati alla gestione della liquidità, agli asset detenuti da Anima e alle operazioni della banca in Russia. Il rinvio dell’offerta è stato ufficialmente fissato fino al 20 giugno, ma la tempistica potrebbe slittare ulteriormente.

L’obiettivo dichiarato della Consob è chiaro: evitare che il mercato faccia delle scelte basate su informazioni incomplete. Giuseppe Castagna, ad di Banco BPM, non ha apprezzato. Ha infatti ribadito che non esistono “fatti nuovi” che giustifichino il rinvio, definendo la sospensione come un ostacolo alla continuità operativa e un ulteriore prolungamento di uno stallo che dura ormai da mesi. A rendere la situazione ancora più tesa, il rischio che l’operazione venga rinviata ulteriormente, con l’incognita di possibili sviluppi nel mese di luglio. Da qui l’intenzione di impugnare la decisione davanti al Tar del Lazio.

Ma dietro a questo contrasto tra banche c’è molto di più. Al centro della contesa c’è il golden power, uno strumento che consente al governo di intervenire su operazioni finanziarie che potrebbero avere impatti negativi sugli interessi nazionali, in particolare quando riguardano aziende strategiche come le banche. Unicredit, nella sua istanza, ha sollevato preoccupazioni sul fatto che le restrizioni imposte dal governo (soprattutto sulla gestione di asset come quelli di Anima e sulle operazioni in Russia) possano compromettere la capacità della banca di operare in maniera autonoma e strategica nel lungo termine. Le misure richieste, a detta della banca, non solo sono pesanti, ma appaiono incompatibili con i tempi e le modalità di un’operazione che dovrebbe essere portata a termine in tempi rapidi.

In sintesi, la situazione è tutt’altro che risolta. Il rinvio dell’Ops potrebbe dare a Unicredit il tempo di rivedere la sua strategia o trovare un compromesso con altri attori, ma potrebbe anche essere un preludio a una crisi di dimensioni maggiori. Se la Consob ha voluto solo garantire la trasparenza del mercato, la verità è che le ragioni politiche sembrano essere state più determinanti di quanto si possa immaginare.

© Riproduzione Riservata