Home » Attualità » Economia » Tutti i pericoli della scelta del Governo di tassare gli extra profitti

Tutti i pericoli della scelta del Governo di tassare gli extra profitti

Tutti i pericoli della scelta del Governo di tassare gli extra profitti

L’economia russa è ancora in piedi. Nonostante le previsioni di default dei soliti esperti economici, le finanze dello Stato tengono, per ora. La politica ha ragioni che l’economia non conosce.

Nel lungo periodo, vista l’entità e la vastità delle sanzioni, non durerà e l’apparato russo verrà debilitato in modo importante, ma fino a che Putin vende petrolio (Cina e India) e gas (Europa) l’impatto delle sanzioni non è devastante per l’autocratica Russia. Putin, inoltre, non può fermarsi ora sia per ragioni belliche che economiche. La guerra, infatti, oltre che essere una missione da portare a termine sul piano strategico garantisce la tensione del mercato delle materie prime e quindi il potere della Russia di finanziarsi e ricattare i suoi compratori.


In questa situazione i prezzi rischiano di mantenersi elevati per lungo tempo e i governi europei devono correre al riparo se vogliono evitare inflazione e dramma sociale. L’Italia ha fatto alcune cose buone: aumento della capacità produttiva del comparto energetico, la possibilità di riaprire le centrali a carbone, gli sgravi sulle bollette, gli accordi di diversificazione con altri produttori. Il governo Draghi ha però scelto anche di inserire una norma irrazionale e rischiosa: la tassazione degli extra profitti delle aziende energetiche al fine di finanziare gli esborsi per assistere famiglie e imprese.

Partiamo dalle basi, cioè che le aziende energetiche vengono da un decennio di contrazione del fatturato e utili bassi, dunque la base di partenza era bassa. Inoltre, una erosione dei profitti ex lege rischia di gettare nel panico gli investitori delle aziende quotate e depauperare i titoli azionari. Come ha scritto Dario Stevanato, un esperto di diritto tributario “le leggi sulle imposte straordinarie sugli extraprofitti, comunque le si giudichi, hanno un connotato confiscatorio: intervengono a posteriori quando il presupposto imponibile si è già realizzato, modificandone ora per allora il regime di tassazione.”

Il rischio che la legge sia oggetto di contenzioso e arrivi di fronte alla Corte Costituzionale è elevato, e che come la Robin Tax venga dichiarata incostituzionale è assai probabile anche perché questa proposta non sembra tener conto di una serie di indicatori (ammortamenti, svalutazioni, perdite su crediti ecc) che incidono sulla quantificazione del profitto stesso. Parliamo poi di una misura non strutturale e non in grado di risolvere il problema dell’inflazione dei prezzi energetici.

Dove vuole andare a parare il governo? O si pecca di emergenzialismo e populismo, con un disegno di norme spot in fretta e furia, oppure si pensa di andare verso un rafforzamento della nazionalizzazione del settore energetico. A fronte della caduta dei titoli azionari, lo Stato potrebbe infatti aumentare la propria quota nelle aziende che già partecipa o controlla. D’altronde anche la Francia di Emmanuel Macron sembra muoversi verso questa direzione, con la differenza che il Capo dell’Eliseo è stato molto esplicito sulle sue intenzioni. Al contrario il governo italiano sembra muoversi in modo convulso e animato dalla solita ricerca di un capro espiatorio da incolpare. Draghi ha scelto di seguire il Presidente democratico Biden nella sua postura demagogica che mira ad addossare le colpe dell’inflazione alle energy companies e alla speculazione.

Serve, invece, una strategia globale che non alteri, provocando sbilanciamenti, i meccanismi di mercato con la confisca fiscale. È necessario frenare il processo di transizione ecologica che spinge sul rialzo delle materie prime; convincersi che nel prossimo decennio non si potrà rinunciare al fossile ma si potranno cambiare i processi; aumentare la produzione nazionale al suo massimo; intavolare accordi di lunga durata con i fornitori fuori dai meccanismi di prezzo spot voluti dall’Unione Europea negli ultimi anni; investire in ricerca e sviluppo tecnologico per creare fonti di energia alternativa. Questo è ciò che deve fare lo Stato, oltre a proteggere cittadini e imprese, senza assumere atteggiamenti predatori e dirigisti che mettano in difficoltà grandi aziende energetiche che oggi sono ancora più strategiche di ieri.

© Riproduzione Riservata