L’Europa ha presentato un report con le date di ritorno ai tempi pre Covid del reddito pro-capite nei vari paesi; il nostro target è secondo trimestre 2022, dai tre ai sei mesi dopo diverse nazioni, ma prima di Francia e Spagna. Tra i motivi della nostra lentezza rispetto agli altri quella sorta di «concorrenza sleale» interna alla Ue e dovuta alle differenti tassazioni tra paese e paese.
Un’Unione europea spaccata a metà che nei prossimi due anni viaggerà a velocità diverse per quanto riguarda la ripresa economica. Secondo le ultime previsione Ocse si riusciranno a raggiungere i livelli di reddito pro capite pre pandemia solo verso la metà del 2022. E la maggior parte dell’Europa impiegherà in media quasi tre anni per riprendersi dallo shock pandemico. Ci sono però notevoli differenze all’interno del Vecchio continente e in particolare all’interno dell’Ue.
Da una parte abbiamo paesi che riusciranno a riavere l’economia pre pandemica entro la fine del 2021; tra questi spiccano Lituania (primo trimestre 2021), Irlanda (secondo trimestre 2021), Lussemburgo, Polonia (terzo trimestre 2021), Danimarca, Germania e Svezia (quarto trimestre 2021). Nel secondo gruppo di ripresa economia troviamo: Ungheria con una previsione stimata al primo trimestre del 2022, seguita da Italia, Grecia, Olanda e Regno Unito che invece riusciranno a recuperare l’economia pre pandemica solo nel secondo trimestre del 2022. Male per Francia e Portogallo che scivolano al terzo trimestre dell’anno prossimo, seguite dal Belgio e dalla Spagna che vedranno invece la luce solo a fine 2022.
Permangono intanto le diversità anche per quanto riguarda la tassazione comunitaria. Questo ovviamente è legato al fatto che non esiste un’unità fiscale e dunque le decisioni in tema di tassazione spettano ad ogni singolo stato membro dell’Ue. Secondo il “Taxation trends in the European Union” pubblicato dalla Commissione europea se si prendono in considerazione solo le imposte dirette (imposte che in genere pesano sul reddito personale, sui profitti azionale, sulle importazioni, esportazioni e sulle proprietà) si nota come la Danimarca sia il Paese che all’interno dell’Ue ha la quota più elevata rispetto al gettito fiscale totale (64%), seguita da Irlanda (47,9%), Malta (42,6), Svezia (42,6%), Regno Unito (42,1%), Lussemburgo (42%), Belgio (39,4%), Finlandia (38,4%) e Italia (34%).
Il nostro Paese è dunque il nono all’interno dell’Unione con un livello alto di imposte dirette. Lo stato che invece ha meno (in termini di valore) imposte dirette è la Croazia, seguita dalla Slovacchia. Il motivo? I sistemi fiscali in questi due paesi hanno quote elevate di contributi sociali nel gettito fiscale totale e quote relativamente basse rispetto alle imposte dirette. Inoltre, i sistemi di welfare in questi sono finanziati dai contributi sociali. Attenzione però perché percentuali inferiori di imposte dirette sono controbilanciate da quote relativamente più elevate di imposte indirette. E infatti, spostandoci su questa tassazione la situazione del nostro Paese migliora leggermente, ci posizioniamo al 20° posto. Al vertice della classifica, in termini di tassazione maggiore, troviamo però la Croazia (52,1%) seguita dalla Svezia e dalla Bulgaria. Nella coda finale c’è invece il Lussemburgo (30%) e la Germania (27%).
Ma torniamo alla ripresa economia. Questa volta però andando a considerare tutti i paesi avanzati. La situazione di divisione, evidenziata precedentemente, la si ritrova in modo maggiormente marcato. A primeggiare ci sono sempre la Lituane e l’Irlanda seguite questa volta dalla Corea e dagli Usa che stanno già vivendo adesso la loro ripresa economica. Sempre nel club del 2021 troviamo anche il Giappone, la Nuova Zelanda e la Norvegia. A chiudere la classifica dei paesi avanzati ci pensa l’Oceania, che stando ai dati Ocse, si riprenderà economicamente solo nel terzo trimestre del 2023. Situazione diversa per i paesi emergenti. Se infatti negli avanzati la ripresa sta avvenendo nel corso del 2021 e si protrarrà negli anni a seguire, gli emergenti hanno avuto un rilancio molto più rapida del previsto. E dunque la Cina ha iniziato a rimettere in moto l’economia verso la metà del 2020, seguita dalla Turchia. A metà 2021 si sono unite al club anche la Russia e il Cile. Per quanto riguarda l’India e l’Indonesia la loro ripresa è prevista verso la fine dell’anno, mentre il Brasile e la Colombia dovranno aspettare la metà del 2022. I paesi emergenti più in difficoltà sono invece il Sud Africa (alla fine del 2024) e l’Argentina (dopo il 2025).
A livello globale il report Ocse sottolinea come la crescita economica dovrebbe essere del 5,8% quest’anno. Una netta revisione al rialzo rispetto alla proiezione dell’Economic outlook del dicembre 2020 che prevedeva un 4,2% per il 2021. Lo scatto in avanti molto probabilmente è legato all’introduzione dei vaccini in molte economie avanzate. E dunque, “i paesi che sono stati rapidi nel vaccinare la loro popolazione contro il Covid e che stanno riuscendo a controllare le infezioni attraverso efficaci strategie di sanità pubblica stanno vedendo le loro economie riprendersi più rapidamente”, conclude l’Ocse.
