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Il riarmo vola in borsa

Il riarmo vola in borsa

Rheinmetall, il gruppo tedesco che produce il famoso carro armato Leopard, è salito in Borsa del 120 per cento in un solo anno. E la corsa non è ancora finita. Un record spinto dalla guerra in Ucraina e dal riarmo dei Paesi europei

Armin Papperger, 62 anni, chioma bianca e sguardo intenso, è uno dei pochi tedeschi che può rallegrarsi per l’arrivo di Donald Trump alla Casa Bianca. Per due ragioni: la prima è che ora gli europei dovranno difendersi da soli e comprare quindi più armi. La seconda è che il manager tedesco non rischia più di essere ammazzato. Già, perché Papperger, amministratore delegato del produttore di armi Rheinmetall, doveva essere assassinato dai russi: il complotto per eliminare lui e altri dirigenti dell’industria della difesa in tutta Europa che sostenevano l’Ucraina, è stato scoperto e sventato lo scorso anno dai servizi segreti americani e tedeschi. Il piano per uccidere il capo della Rheinmetall era il più maturo, ma ora è improbabile che il manager finisca di nuovo nel mirino di un killer: dopo l’avvicinamento tra Trump e Vladimir Putin la pace sembra vicina e al Cremlino conviene abbassare la tensione. Così Papperger può concentrarsi sui successi dell’azienda che guida da due anni. E che successi: la società annuncerà nei prossimi giorni di aver chiuso il 2024 con un fatturato record di circa 10 miliardi di euro, dopo che le vendite sono aumentate del 36 per cento da gennaio a settembre dello scorso anno. In Borsa il titolo Rheinmetall ha fatto faville con una galoppata di oltre il 120 per cento in un anno, battendo le azioni dell’altro grande protagonista della difesa europea, l’italiana Leonardo, che hanno guadagnato nello stesso periodo circa il 75 per cento.

Non solo. Il gruppo tedesco prevede di raggiungere i 20 miliardi di ricavi nel 2027, grazie all’aumento della spesa per la difesa da parte dell’Unione europea e della Nato. Ma anche in seguito a un importante accordo siglato con Leonardo e all’acquisizione negli Stati Uniti della Loc Performance, specializzata in componenti per veicoli militari. Al ventesimo posto nella classifica mondiale di Defense News, la Rheinmetall di Düsseldorf è il maggiore produttore di munizioni d’Europa. In particolare, sforna un proiettile fortemente richiesto dall’esercito ucraino: quello da 155 millimetri per l’artiglieria, essenziale per sostenere le operazioni sul campo data l’intensità dei combattimenti e l’ampio uso di cannoni e obici. Tanto che la Ue ha stanziato due miliardi di euro attraverso l’European Peace Facility per fornire a Kiev proprio i preziosi proiettili da 155 mm e altre munizioni. E dal 2022 l’azienda tedesca ha accumulato ordini per circa sei miliardi di euro dall’Ucraina.

Ma il munizionamento non è il business principale di Rheinmetall: la divisione Vehicle Systems, specializzata in veicoli militari a ruote e cingolati, ha registrato nei primi nove mesi del 2024 vendite per 2,5 miliardi con un balzo del 52 per cento. La multinazionale tedesca è uno dei costruttori del celebre carro armato Leopard 2, oltre che di altre decine tra veicoli da combattimento, camion militari, mezzi corazzati per trasporto truppe, sistemi di difesa aerea, blindati per guerra elettronica. La società ha anche una consolidata presenza in Italia dove produce sistemi di difesa antiaerea, radar di sorveglianza e di inseguimento di bersagli, nonché munizioni. Un legame con il nostro Paese che si è rafforzato lo scorso anno con una joint venture tra Leonardo e Rheinmetall: l’obiettivo è formare un nuovo, forte nucleo per lo sviluppo e la produzione di veicoli militari da combattimento in Europa. Con oltre 31 mila dipendenti e sedi in 171 Paesi, la Rheinmetall ha raggiunto queste dimensioni superando lungo la sua storia alcuni ostacoli cruciali.

Fondata nel 1889 con il nome di Rheinische Metallwaaren – und Maschinenfabrik, all’inizio la società si concentra su proiettili di artiglieria e altre attrezzature militari, diventando ben presto un fornitore dell’esercito tedesco durante la Prima guerra mondiale. Poi arriva il Trattato di Versailles, e Rheinmetall è costretta a diversificare la produzione, dedicandosi anche a settori civili come le locomotive e le macchine agricole. Con l’ascesa del nazismo e il riarmo della Germania negli anni Trenta, l’azienda torna a concentrarsi sulla produzione di armamenti, svolgendo un ruolo importante nella preparazione del Paese alla Seconda guerra mondiale. Terminato il conflitto con la sconfitta dei tedeschi, la Rheinmetall viene smantellata ma poi ricostruita per rifornire di attrezzature militari la Bundeswehr, l’esercito della Germania Ovest, e altri Paesi della Nato. A partire dagli anni Settanta, il gruppo inizia la diversificazione, entrando in nuovi settori come l’elettronica, l’ingegneria meccanica e l’industria automobilistica. Oggi la società è un partner fondamentale della Nato e avendo in portafoglio ordini per 38 miliardi guarda al futuro con fiducia. Un ottimismo condiviso dagli analisti di Ubs, che lunedì 24 febbraio hanno alzato il rating delle azioni Rheinmetall da «neutral» a «buy» (comprare), aumentando il target di prezzo a ben 1.208 euro dai precedenti 924 euro. E Armin Papperger può sorridere.

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