Si è riaperto il cantiere delle pensioni. Già ma in questo Paese è stato mai veramente chiuso? La risposta è no. A guardare la storia della politica economica in Italia dagli Ottanta è una opera perennemente incompiuta, un cantiere permanentemente aperto, con gravi conseguenze per le certezze dei cittadini e per la sostenibilità e manovrabilità delle finanze pubbliche. Così che ogni governo, in maniera miope, è costretto ad (o vuole) intervenire su questo tema, convinto che sia una riserva di consenso popolare.
E spesso combinando grossi disastri. E già perché chi non vorrebbe lavorare meno ed andare in pensione presto? Ben pochi onestamente (e anche giustamente). Un assioma, dunque, quasi da decrescita felice. E dunque, da ieri, il cantiere è aperto anche per questo governo, con il pretesto che occorre riformare “quota 100” e salvarci dallo “scalone Salvini”. Il che ricorda tanto il superamento del più famigerato “scalone Maron”, che avrebbe dovuto fare risparmiare quasi 10 miliardi di euro annui dal 2008, abolito dal governo Prodi (2006-2008) con un sistema di quote assai complesso e che non poco contribuì ad ingessare il bilancio pubblico dello Stato (quasi quanto il reddito di cittadinanza) e a portare diritti alla ancora più iniqua legge Fornero. Dunque che, visto che la memoria difetta sempre nell’azione di governo e siamo sempre in presenza di nuovi apprendisti stregoni, forse è opportuno mettere in riga alcuni elementi del problema per evitare facili demagogie e illusorie vie di uscita.
Eccoli: 1. L’Italia è un Paese che sta conoscendo un pesante tracollo demografico, così che avremo sempre meno potenziali leve lavorative; 2. L’Italia è un Paese in cui lavorano ancora troppe poche persone (nonostante un incremento negli ultimi anni, il tasso di occupazione rimane sotto la media europea); 3. La spesa pensionistica continua a crescere vertiginosamente e così farà per i prossimi decenni rappresentando un peso molto forte per la sostenibilità dei nostri conti pubblici; 4 Le pensioni tenderanno ad essere sempre meno “ricche” e questo sarà particolarmente vero per i giovani, che oggi conoscono un mercato del lavoro più frammentato e dalle carriere discontinue (non un disvalore se il welfare sa adeguarsi); 5. La previdenza complementare, quella che si dovrebbe affiancare alla previdenza obbligatoria, è certamente in crescita ma rimane ancora una quota molto bassa del futuro assegno pensionistico, mancando quindi il suo obiettivo principale.
Ora se si parte da questi semplici fatti è bene che il cantiere partito ieri ragioni in termini di lunghe tendenze e non in termini di brevi giochi di consenso.
L’agenda dovrebbe essere molto semplice: 1. Dare finalmente piena flessibilità al sistema previdenziale, stabilendo un’età pivot di uscita, con un meccanismo di incentivi e disincentivi; 2. Ristabilire un automatico sistema di adeguamento della età di uscita previdenziale agli andamenti demografici; 3. Facilitare le ricomposizioni dei diversi regimi previdenziali, particolarmente in un mercato del lavoro che sarà caratterizzato da carriere lavorative meno continue; 4 Costruire un meccanismo adatto alle future pensioni dei giovani, che non sia però un nuovo peso per le successive generazioni; 5 Rafforzare il pilastro della previdenza complementare sia a livello contrattuale sia a livello individuale, costruendo un robusto secondo pilastro. Principi facili che ammettono certamente soluzioni diverse ma che hanno il pregio di chiarire che dobbiamo superare l’iniqua legge Fornero (e smettiamola anche con questa storia che ha salvato i conti allo sbando !!), ricomporre i regimi diversi che ne sono successivamente nati (e che non facilitano la comprensione per i cittadini), togliere dal tavolo una illusoria discussione sul supposto “scalone Salvini” (perché quando nel caso precedente la demagogia è costata cara alle casse dello Stato), pensare agli equilibri futuri della previdenza in termini di sostenibilità finanziaria ma anche di adeguatezza delle pensioni.
E tenere bene in mente che noi abbiamo bisogno di una società che lavora più a lungo. Se vogliamo mantenere un adeguato livello di qualità della vita. Macron ha fatto esplodere la Francia con la sua riforma ; Conte 2 non faccia esplodere l’irresponsabilità finanziaria. I suoi nipoti prima ancora dei figli non lo potranno perdonare.
