Sono i fondi previsti dai vari decreti attuativi dell’ultimo anno (destinati all’emergenza pandemica, a scuola, sanità, aziende e lavoratori…) approvati solo sulla carta, e mai resi esecutivi. Un vero e proprio debito del governo nei confronti di imprese e famiglie.
Miliardi di euro fermi, con il totale in doppia cifra. E quindi con interi settori economici appesi all’emanazione di decreti attuativi da parte dei ministeri. Mentre si prova a tornare alla normalità con il timore della crisi economica per aziende e lavoratori, c’è una marea di provvedimenti approvati ma solo su carta. Misure che i dicasteri di competenza devono predisporre per rendere esecutive le leggi, che altrimenti non entrano in vigore. E così i fondi stanziati restano bloccati.
La mole è notevole: da inizio legislatura (sommando quelli del Conte gialloverde, Conte bis e ora di Mario Draghi) ci sono 691 provvedimenti ancora da attuare (dato riferito al momento di andare in stampa). In soldoni cosa vuol dire? Secondo una stima realizzata da Panorama, parliamo di almeno 10 miliardi di euro bloccati a causa dei provvedimenti attuativi al palo.
Un calcolo confermato nei numeri ufficiali, indicati in un dossier predisposto dal deputato del Movimento 5 Stelle Giuseppe Brescia: sono fermi 3,5 miliardi solo per l’ultima legge di Bilancio. Altri 5,2 sono dentro il decreto Agosto, uno degli ultimi dl approvati dal Conte 2 sull’onda dell’emergenza. «Ci sono troppe risorse bloccate e norme rimaste lettera morta perché mancano decreti ministeriali o altri atti fondamentali. Veri e propri debiti del governo nei confronti di famiglie, imprese ed enti locali» dice Brescia. Il sottosegretario, Roberto Garofoli, si è preso in carico il dossier per smaltire l’arretrato. Si vedrà.
Molti di questi provvedimenti riguardano la pandemia. Non si sa che fine abbiano fatto i 10 milioni che il governo Conte, sull’onda del primo lockdown, il 17 marzo 2020 aveva previsto «per l’adozione di misure di solidarietà per i familiari del personale medico, infermieristico e socio-sanitario che abbiano contratto, in conseguenza dell’attività di servizio prestata, una patologia alla quale sia conseguita la morte per Covid-19». E sarebbero stati utili, per la scuola, i 150 milioni previsti in Manovra da assegnare ai comuni «al fine di consentire l’erogazione dei servizi di trasporto scolastico» in conformità con le misure di restrizione. Il ministero dei Trasporti non ha mai emesso il decreto attuativo.
Così come non l’ha fatto il ministero della Salute che già a marzo 2020 avrebbe dovuto stabilire le modalità per rendere disponibili con la rete delle farmacie «la fornitura di ossigeno e la ricarica dei presidi portatili che garantiscono l’ossigenoterapia». Anche se volessimo mettere da parte il Covid, il dicastero oggi diretto da Roberto Speranza risulta in ritardo: dei 66 provvedimenti attuativi previsti finora in questa legislatura, solo 17 sono stati adottati. Dei 45 restanti, 25 sono già scaduti.
Ad aspettare iniziative e provvedimenti ci sono lavoratori e imprese. Risulta già scaduto un decreto voluto da Mario Draghi e dal ministro dell’Economia Daniele Franco: 100 milioni di euro «per il ristoro delle perdite derivanti dall’annullamento, dal rinvio o dal ridimensionamento di fiere e congressi a seguito dell’emergenza epidemiologica da Covid-19».
La legge, approvata il 21 maggio, stabiliva chiaramente che il decreto doveva essere approvato entro 30 giorni. Cosa mai avvenuta. Si spera vada meglio con un altro provvedimento: i contributi a fondo perduto (per un massimo di 150.000 euro cadauno) «in favore degli operatori economici maggiormente colpiti dall’emergenza epidemiologica».
Si attende, secondo quanto risulta dalla banca dati dell’Ufficio del programma di governo, una direttiva dell’Agenzia delle entrate. Ma niente paura: in questo caso non c’è alcun tetto temporale, dunque nessuna scadenza. Esattamente com’è per il «Fondo per l’emergenza epidemiologica da Covid-19 per l’anno scolastico 2021/2022»: non c’è fretta per il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi che, si spera, adotterà le misure per capire come spendere ben 350 milioni di euro prima che la campanella torni a suonare.
A proposito di istruzione non sono pochi le misure che, ormai scadute, sono diventate carta straccia. Ad aprile 2020 si era pensato di creare, anche per rilanciare il Sud, una «Scuola superiore meridionale». A distanza di oltre un anno le «modalità di istituzione, funzionamento e organizzazione» non sono mai state approvate. Stessa sorte per l’incremento di 10 milioni previsti da Conte al fondo per «adeguamento sismico e ricostruzione di edifici scolastici» colpiti dal terremoto del 2016 e 2017 in Lazio, Abruzzo, Marche e Umbria. Speriamo vada meglio con i 40 milioni che ancora Bianchi dovrà assegnare per «interventi di efficientamento energetico degli edifici scolastici».
Che dire poi del settore energia e ambiente? Anche lo sbandierato tema della Transizione ecologica resta spesso al palo. In questa legislatura finora il ministero, oggi guidato da Roberto Cingolani e prima da Sergio Costa, avrebbe dovuto approvare 73 provvedimenti attuativi. Peccato ne siano stati adottati soltanto nove. E dei 64 restanti, in 28 casi il termine per l’approvazione è scaduto. Doveva, tra le tante cose, essere creato un «Comitato per la finanza ecosostenibile». E allo stesso modo i 100 milioni del Fondo d’investimento «per le piccole e medie imprese volte alla transizione tecnologica e alla sostenibilità ecologica ambientale» risultano bloccati.
Infine, ma non per ultimi, anche la cultura e il turismo, nonostante l’auspicata ripresa, sembrano boccheggiare per alcuni provvedimenti da approvare. Ancora si attende, per dire, l’istituzione di una cabina di regia per il rilancio turistico, economico e culturale nei territori colpiti dal sisma del 2016. Identica sorte per i 10 milioni del «fondo per tutela, conservazione e restauro del patrimonio culturale immobiliare storico e artistico pubblico». Un pezzo di un tesoro inutilizzato, causa burocrazia.
