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Quegli scomodi lasciti di Manovre passate

Quegli scomodi lasciti di Manovre passate

I governi succeduti negli ultimi dieci anni hanno approvato Leggi di Bilancio anche pesanti, ma molti provvedimenti attuativi non sono mai stati adottati. Tenendo bloccati fondi cospicui.


Mancano ancora mesi prima che si entri realmente nel vivo della Manovra 2024, ma le opposizioni già da un pezzo non lesinano critiche al governo, sicure di ciò che verrà inserito nei vari provvedimenti della legge di Bilancio. Una sorta di sfera di cristallo che consente loro di andare all’attacco spesso a priori. Così, per dire, a inizio settembre la segretaria del Pd, Elly Schlein, ha dichiarato: «Non investire risorse nella sanità pubblica significa lasciare scoperte le regioni e tagliare servizi alle persone e non ce lo possiamo permettere». Certa, evidentemente, che questo governo voglia abbandonare medici e infermieri.Giuseppe Conte è andato oltre parlando di «incapacità e vigliaccheria sulla legge di Bilancio» dell’esecutivo in carica. Sulle manovre approvate dai suoi governi, invece, non mostra ombra di ripensamento. Anzi, rivendica con spavalderia: «Scusate l’immodestia, ma in confronto a questo governo noi siamo stati dei geni».

Eppure, curiosando tra i tanti provvedimenti delle passate Manovre, scopriamo che il vero flop è stato collezionato proprio dai precedenti esecutivi. Come? Con norme che esistono solo su carta perché non sono mai state adottate e fondi che, di conseguenza, sono rimasti bloccati. Colpa dei cosiddetti «provvedimenti attuativi». Gran parte delle misure partorite dal governo, infatti, per entrare in azione ha bisogno di tali provvedimenti che rappresentano una sorta di «secondo tempo delle leggi». Si tratta di quel momento dell’iter legislativo in cui dal Parlamento l’attenzione si sposta ai ministeri che hanno l’onere di rendere esecutive le norme che, altrimenti, resterebbero – e restano – valide solo su carta.

Prendiamo la legge di Bilancio 2022, approvata a dicembre 2021 dal governo di Mario Draghi. Ci sono ben 18 norme contenute in quella Manovra che ancora oggi, nonostante siano trascorsi due anni, non sono mai passate dalla teoria alla pratica. La Manovra prevedeva, per esempio, un fondo da 3 milioni per creare centri «per la preparazione, il riutilizzo e il recupero dei rifiuti». Un tema che, specie in estate con alcune città (vedi Roma) invase da spazzatura, è molto sentito dai cittadini. Peccato che nessuno di quell’esecutivo abbia stabilito «termini e modalità di impiego e gestione del Fondo». Risultato: i tre milioni non sono mai stati assegnati e i centri non sono nati.

Esattamente quanto accaduto con un altro fondo, quello destinato ad «assicurare l’efficace attuazione del programma nazionale di controllo dell’inquinamento atmosferico». Anche qui non sono mai stati stabiliti i termini di ripartizione dei finanziamenti: 300 milioni di euro. Sulla scia del Covid avrebbero fatto comodo, probabilmente, pure i 150 milioni che il governo aveva stanziato – ma a quanto pare solo a parole – per gli «operatori economici nel settore del turismo, dello spettacolo e dell’automobile gravemente colpiti dall’emergenza epidemiologica». Bloccati dalla mancanza del provvedimento che avrebbe dovuto stabilire i criteri per assegnare le varie risorse.

Ma non perdiamoci d’animo e torniamo all’epoca del Conte1 e 2. L’attuale leader Cinque stelle, in tempi certamente non facili, per carità, è stato a capo di due esecutivi, responsabili di ben tre Manovre (2019, 2020 e 2021). Ebbene, nonostante siano passati anche cinque anni dalla prima delle tre, mancano ancora alcuni provvedimenti attuativi. In totale 13 (tre per la Manovra 2019, quattro per quella 2020 e sei per quella 2021). Così, per esempio, i 150 milioni di euro «per lo sviluppo delle reti ciclabili urbane» restano un sogno dato che manca la «determinazione delle modalità di erogazione». Transizione ecologica solo a parole, dunque. Un po’ come l’ambizioso progetto relativo allo «sviluppo sostenibile e infrastrutturale del Paese». L’allora esecutivo aveva previsto di assegnare risorse ai Comuni che si sarebbero attivati su questo fronte, specie «nei settori di spesa dell’edilizia pubblica, della manutenzione della rete viaria, del dissesto idrogeologico, e della valorizzazione dei beni culturali e ambientali».

Temi «caldi», soprattutto negli ultimi anni. Il fondo in questione, si legge in Manovra, ha «una dotazione di 400 milioni di euro per ciascuno degli anni dal 2025 al 2034». Dopo un sonno lunghissimo, magari qualcuno prima del 2025 si deciderà a stabilire «criteri» e «modalità» di «riparto delle risorse assegnate ai comuni». Miliardi e miliardi bloccati, che ovviamente fanno riferimento non solo alle leggi di Bilancio ma anche alle tante norme che vengono approvate. Curiosando nel database dell’Ufficio per il programma di governo che monitora lo stato dell’arte delle varie leggi nel corso degli anni, scopriamo che in totale mancano ancora ben 177 provvedimenti attuativi relativi a norme approvate durante il governo Draghi, che si sommano ai 55 del Conte2 e ai 17 del Conte1. Per un totale di 249 provvedimenti mancanti.

Un fardello non indifferente che pesa sul nuovo esecutivo, che ha l’onere di rendere esecutive non solo le leggi che sono e saranno approvate durante questa legislatura, ma anche in quelle passate. Nel conto dello «stock» degli arretrati non c’è solo quanto fatto (o non fatto) nel corso dell’ultima legislatura (quella che ha visto, per intenderci, alternarsi Conte e Draghi a Palazzo Chigi), ma anche la precedente, dal 2013 al 2018. Sembra passata un’era ma in quel caso al governo abbiamo visto transitare prima Enrico Letta, dunque Matteo Renzi, infine Paolo Gentiloni. E pure loro hanno lasciato un «ricordo»: ben 40 provvedimenti attuativi mai adottati, 28 risalenti al governo Gentiloni, 11 al governo Renzi e ancora uno dell’esecutivo Letta. Nonostante siano passati oltre dieci anni. Naturalmente parliamo di ingenti quantità di soldi pubblici fermi.

Un recente report governativo, consultato da Panorama, chiarisce ancor meglio la questione. Prima dell’insediamento di questo governo lo stock dei provvedimenti attuativi relativi ai soli governo Conte e Draghi era pari, in totale, a 376. Oggi, come detto, siamo a 249. Ebbene, «l’adozione, da parte del Governo, dei provvedimenti attuativi anche delle precedenti legislature ha comportato lo “sblocco” di risorse finanziarie e la conseguente disponibilità delle stesse». Nella fattispecie, continua il report, l’adozione dei 127 provvedimenti «ha reso disponibili risorse pari a euro 6.738.526.188,00». E ne mancano all’appello, considerando tutti gli esecutivi passati, ancora 289. Se non è un flop questo…

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