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Le imprese europee a Shanghai – è necessaria una “One Shanghai Policy”

Le imprese europee a Shanghai – è necessaria una “One Shanghai Policy”

La Rubrica – Un Europeo in Cina

Il 12 novembre, il Chapter di Shanghai della Camera di Commercio dell’Unione Europea in Cina ha pubblicato il suo ultimo Position Paper – Shanghai, un documento fondamentale che evidenzia raccomandazioni per migliorare l’ambiente imprenditoriale della città e sostenere l’ambizione di una maggiore internazionalizzazione.  Shanghai è già un hub globale rilevante: ospita il porto più grande del mondo, conta oltre 80.000 imprese a investimento estero (FIE) e concentra più di 1.000 RHQ di multinazionali. Un terzo dei membri della Camera Europea in Cina ha sede a Shanghai il Chapter più numeroso a livello nazionale.

Tuttavia, nonostante questo quadro di grande rilievo, diversi indicatori mostrano che l’ambizione di Shanghai di posizionarsi come hub internazionale leader deve ancora fronteggiare una serie di ostacoli. A differenza di Hong Kong o Singapore, nessuna grande azienda internazionale è quotata direttamente alla Borsa di Shanghai. Anche la fiducia delle aziende europee si è indebolita: il 68% dei membri riferisce di aver perso opportunità commerciali a Shanghai a causa delle restrizioni di accesso al mercato o delle barriere normative, seconda solo a Pechino tra i sette Chapter della Camera. Inoltre, il 76% afferma che fare affari nella città è diventato più difficile rispetto all’anno precedente.

Una delle sfide più significative per l’internazionalizzazione di Shanghai è la disomogeneità del contesto operativo nei suoi distretti. I 16 distretti della città offrono vari incentivi (esenzioni dall’affitto, sussidi, sconti) per attrarre aziende e investimenti stranieri. Tuttavia, ogni distretto applica i propri criteri, spesso con una trasparenza limitata. Alcuni richiedono alle aziende di costituire un’entità registrata localmente, di proprietà diretta di una società madre offshore e capitalizzata attraverso ulteriori investimenti diretti esteri. Ciò impedisce alle aziende di reinvestire i propri utili già realizzati in Cina e le spinge invece a impiegare capitali offshore, portando a strutture societarie inutilmente complesse e a molteplici entità giuridiche sparse nei vari distretti della stessa citta’.

La tassazione rimane un altro importante fattore di criticità in termini di competitività. L’aliquota dell’imposta sul reddito delle persone fisiche (IIT) in Cina può raggiungere il 45%, un valore notevolmente superiore al 16% di Hong Kong o al 24% di Singapore. I percettori di maggior reddito a Shanghai entrano nella fascia fiscale più alta a circa 119.000 euro, molto al di sotto di Hong Kong (559.000 euro) e Singapore (670.000 euro). Sebbene l’area speciale di Lin-gang, una zona di libero scambio di 119,5 km² a Shanghai, offra un’aliquota IIT favorevole del 15% per i talenti stranieri ed un imposta sul reddito delle società ugualmente al 15% l’adesione da parte delle aziende europee rimane minima. Nel Business confidence survey ( sondaggio sulla fiducia )  delle imprese 2025 della Camera di commercio europea in Cina, solo il 2,5% degli intervistati hanno dichiarato di operare a Lin-gang. Oltre alla Gigafactory di Tesla, la maggior parte degli investitori nella zona sono nazionali o statali, con un numero relativamente esiguo di multinazionali. Le aziende citano come deterrenti la distanza di Lin-gang dal centro di Shanghai, la carenza di alloggi e di strutture di supporto e una crescita demografica più lenta del previsto. Estendere tali vantaggi fiscali a tutti i distretti sarebbe vantaggioso per la competitività dell’intera città.

L’accesso all’energia verde offre un ulteriore esempio di condizioni disomogenee. L’ energia elettrica rinnovabile è particolarmente costosa a Shanghai a causa della limitata produzione locale, delle linee di trasmissione ad altissima tensione saturate e della posizione della città all’estremità della rete nazionale. Altre città che devono affrontare simili limitazioni, come Pechino, offrono sussidi di 0,01-0,02 CNY/kWh per compensare il costo. A Shanghai, solo il distretto di Pudong offre incentivi finanziari per l’acquisto di energia rinnovabile, che si applicano esclusivamente all’interno dei suoi confini. 

Ancora una volta, si tratta di un vantaggio che potrebbe andare a beneficio delle aziende europee in tutta la città.

Le imprese europee continuano a puntare su Shanghai e sono pronte a investire di più. Ciò di cui hanno bisogno è la possibilità di operare senza ostacoli in tutto il territorio della municipalità, senza dover districarsi in un groviglio di norme, criteri e agevolazioni a livello distrettuale.

 Una “One Shanghai Policy” più chiara e coordinata rafforzerebbe in modo significativo la competitività, l’attrattività e il fascino internazionale di lungo termine della città.

Mentre la Cina si prepara a inaugurare il suo 15° piano quinquennale nel 2026, Shanghai ha l’opportunità di perfezionare il proprio contesto di politiche e rafforzare il proprio status di destinazione globale di riferimento per gli investimenti esteri. Un panorama imprenditoriale unificato, trasparente e affidabile rappresenterebbe un passo decisivo in tale direzione.

Pertanto, il Chapter di Shanghai propone le seguenti raccomandazioni:

  1. Adottare una “One Shanghai Policy”
  2. Aumentare l’attrattività internazionale di Shanghai
  3. Sostenere la crescita delle PMI
  4. Rafforzare la competitività di Shanghai nella transizione verde
  5. Rafforzare la capacità di resilienza della supply chain di Shanghai, anche in materia di controlli all’export.

Se adottate queste raccomandazioni potrebbero aiutare ulteriormente la competitività di Shanghai migliorandone l’ambiente economico.



Avv. Carlo D’Andrea – Vicepresidente della Camera di Commercio dell’Unione Europea in Cina e presidente del Chapter di Shanghai

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