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In Grecia Tsipras gioca d’azzardo

In Grecia Tsipras gioca d’azzardo

Il referendum indetto è una fuga dalle responsabilità e un gioco molto pericoloso per i greci e che l’Europa non può accettare

Mettiamola semplice. La tragedia greca alla quale assistiamo in queste ore, con i greci nel panico che si riversano ai bancomat per cercare di salvare il salvabile e mettere qualche euro sotto il materasso, è quello che succede a un Paese quando vanno i comunisti al potere. Il comportamento di Tsipras, premier e capo di Syriza, al tavolo del negoziato con i leader dell’eurozona e i creditori internazionali (dal Fondo monetario internazionale alla Banca centrale europea) e le tirate del suo improbabile ministro dell’Economia, il professor Varoufakis, sono ideologici, populisti, irresponsabili, anche un po’ vigliacchi.

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Sgombriamo il campo dalla retorica. L’Europa può fare benissimo a meno della Grecia nell’Euro o del rappresentante greco nelle istituzioni comuni. L’ineffabile produzione culturale greca appartiene a un passato talmente remoto, da non significare quasi più nulla nella vita quotidiana dei greci moderni. Quel patrimonio appartiene a noi non meno che agli ateniesi del terzo millennio. La Grecia odierna è più balcanica che classica. L’uscita di Atene dall’Euro non avrà conseguenze esiziali neppure dal punto di vista economico. Forse, nell’immediato, neanche per gli ellenici.

Non è vero che la decisione di indire il referendum sia solo una fuga dalle responsabilità, per Tsipras. Lo è, certo, anche, perché rimanda al popolo una decisione che dovrebbe assumersi il suo governo. Ma è, anzitutto, una giocata d’azzardo così penosamente inconsapevole della fermezza e del rigore etico di Paesi come Germania, Olanda e Finlandia che può solo rientrare nel capitolo delle truffe. La domanda è: perché l’Europa, i cui singoli Paesi hanno portato a termine dolorose riforme delle pensioni, dovrebbe concedere ad Atene di riformare le pensioni dei greci tra qualche decennio, invece che subito? E perché dovrebbe essere consentito alla Grecia di non onorare i propri impegni e non restituire i debiti come gli altri Paesi, con la scusa, il pretesto, d’esser vittima di chissà quale complotto mondiale e europeo?

Certo, l’Europa rischia la magra planetaria agli occhi delle grandi istituzioni e degli altri Paesi e continenti, ma neanche può rischiare un precedente di insolvenza e inaffidabilità nella UE e nell’Eurozona.

Al mare la Grecia, quindi, se necessario. La colpa non è dell’Europa, ma di Tsipras e dei governi che si sono succeduti ad Atene dilapidando risorse e consentendo ai greci, privi di un’industria o di grandi risorse naturali, di spendere e spandere, di pascere e ingrassarsi come cicale impenitenti. Immaginate che in Grecia siano andati al potere i grillini. Questo è il risultato.

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