La Space Economy ha una crescita imponente, con un mercato globale – nel 2022 – di 546 miliardi di dollari. Questo perché la tecnologia su cui si basa è sempre più richiesta: nell’esplorazione di corpi celesti come in comparti quali energia, meteo, agricoltura, assicurazioni, trasporti… Un settore strategico in cui l’Italia vanta un ruolo di primo piano.
È un settore che non si è fermato nemmeno con il Covid, né ha sofferto della carenza di materie prime. La cosiddetta Space Economy marcia a pieno ritmo grazie alle infinite potenzialità di applicazione. Tant’è che accanto agli attori tradizionali, un numero crescente di aziende «non-space» stanno oggi sviluppando prodotti e soluzioni per applicazioni nel cosmo. Al tempo stesso la platea dei clienti, in larga misura ancora di natura istituzionale, si sta estendendo a soggetti privati di ambiti diversi, come quelli assicurativo, energetico, dei trasporti o dell’agricoltura, tutti interessati alle occasioni di business offerte dalle tecnologie spaziali. «Stiamo andando verso una società basata sui dati, sempre più connessa, in cui tante informazioni vengono forniti dai satelliti. Ecco perché questo mercato sarà un acceleratore importante per lo sviluppo globale» commenta Giorgio Saccoccia, presidente dell’Asi, l’Agenzia spaziale italiana.
Secondo The Space Report, la più aggiornata ricerca sull’industria del settore, pubblicata da Space Foundation, organizzazione no profit vicina alla Nasa, nel 2022 il volume d’affari globale è stato pari a 546 miliardi di dollari, con un aumento dell’8 per cento. Si stima che entro il 2027 arriverà a 800 miliardi (+41 per cento). Numeri simili li troviamo anche nell’ultimo rapporto di Euroconsult, mentre Merrill Lynch e McKinsey & Company prevedono che entro il 2040 l’industria spaziale arriverà a un valore prossimo tra 1.000 e 2.700 miliardi.
Paolo Trucco, responsabile scientifico dell’Osservatorio Space Economy della School of management del Politecnico di Milano, sottolinea che sono sempre più diffusi i servizi abilitati dall’uso congiunto di tecnologie spaziali e digitali. I gestori delle reti elettriche sin da subito ne hanno colto le potenzialità. Con chilometri di reti sul territorio che necessitano di un costante monitoraggio delle infrastrutture, l’uso dei dati satellitari è un’alternativa alla sorveglianza fornita dai droni, troppo costosa e quindi poco impiegata.
Altri esempi di applicazione sono nel campo assicurativo. La precisione dei satelliti è di supporto per redigere polizze a misura del cliente ed effettuare perizie da remoto. «L’Asset Tracking nei trasporti, ossia il monitoraggio costante e puntuale di flussi di merci tra luoghi diversi, è sempre più abilitato da queste tecnologie di localizzazione» spiega Trucco. «E un mercato importante di applicazione è rappresentato anche dall’Agrifood per il controllo sistematico dei campi e del raccolto». La produzione di satelliti per il settore commerciale cresce in modo esponenziale. Nel 2022 i lanci in orbita sono aumentati del 35 per cento. L’Ue ha destinato allo spazio un budget di 14,8 miliardi tra 2021 e 2027, la somma più alta mai stanziata, con 230 mila persone impiegate in questa industria e ricavi di 80 miliardi di euro. L’Italia è il terzo contribuente dell’Agenzia spaziale europea (Esa) di cui è tra i membri fondatori. Il budget nazionale, che già poteva contare su circa 1,8 miliardi di finanziamenti del piano pluriennale dell’Agenzia spaziale italiana (Asi) e 300 milioni di euro per la quota di partecipazione al programma Artemis con la Nasa, si è arricchito con 2,3 miliardi del Pnrr. Parliamo di un totale di investimenti di 4,6 miliardi. Il nostro Paese è un’eccellenza nella manifattura spaziale, un filiera che conta 286 imprese super specializzate anche se di piccole dimensioni che si occupano di progettazione software, rielaborazione dei dati satellitari, produzione di componenti per i mezzi da lanciare in orbita e per le telecomunicazioni via satellite.
L’industria italiana ha un ruolo chiave nell’osservazione della Terra. Il 65 per cento del fatturato complessivo di questo settore è legato a enti pubblici nazionali o sovranazionali, Agenzie spaziali, Regioni, Province e Comuni. Il restante 35 per cento viene invece da grandi, medie e piccole imprese e start up. Nel 2022 questo mercato ha raggiunto il valore di 200 milioni di euro. Vi operano 144 aziende per lo più di piccole dimensioni, distribuite su tutto il territorio nazionale. Leonardo e le sue joint venture Telespazio e Thales Alenia Space occupano una posizione di leadership riconosciuta a livello internazionale. Lo dimostrano i contratti siglati per i progetti Pnrr. A cominciare da IRIDE, la costellazione satellitare completamente italiana per il monitoraggio dei cambiamenti climatici terrestri e la qualità dell’aria. I dati forniti saranno utilizzati per contrastare il dissesto idrogeologico e gli incendi e per monitorare e tutelare le coste. Due importanti progetti guidati da Avio sono lo Space Transportation System (STS), finanziato con 181,6 milioni di euro, e l’High Thrust Engine (HTE), che disporrà di 103 milioni, per la realizzazione di motori con caratteristiche eco-sostenibili nei futuri vettori europei. Saranno coinvolte varie industrie, centri di ricerca e università.
L’Italia partecipa anche al programma Artemis della Nasa per riportare l’uomo sulla Luna. Thales Alenia Space (Thales 67 per cento, Leonardo 33) è in prima linea per costruire la Lunar Gateway, la stazione lunare dove gli astronauti potranno vivere e condurre le loro attività. Sta inoltre studiando una sorta di mini «villaggio»: il Lunar Shelter, il primo avamposto pressurizzato sulla superficie. «I prossimi anni saranno sempre più rilevanti per il futuro di questo settore: nelle attività commerciali e, grazie al sostegno di governi e agenzie spaziali, nelle grandi sfide per la conoscenza, come la nuova fase di esplorazione lunari e le missioni robotiche su Marte» precisa Massimo Comparini, amministratore delegato di Thales Alenia Space Italia. Ecco che, ad aprile scorso, è stata lanciata la sonda Juice che arriverà su Giove dopo un viaggio di otto anni: una missione Ue in cui l’agenzia italiana ha un ruolo di primo piano. Così come ce l’ha nel progetto europeo Space Rider: un mini shuttle senza equipaggio, automatizzato e riutilizzabile che dovrebbe essere lanciato il prossimo anno. Al suo interno, in condizioni di micro-gravità, sarà possibile effettuare esperimenti scientifici e rilevazioni impossibili da realizzare sulla Terra. In un cosmo il cui dominio è sempre più strategico, chi riuscirà a sfruttare con tempismo le opportunità di business offerte dalla combinazione di tecnologia digitale e spaziale avrà, su tutti gli altri, un vantaggio competitivo.