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Freelance: ecco perché saranno la forza lavoro del futuro

Freelance: ecco perché saranno la forza lavoro del futuro

Negli Stati Uniti, l’attrattività del posto fisso continua a calare. Sempre di più, infatti, i lavoratori scelgono l’indipendenza come percorso di carriera

Secondo una recente ricerca condotta da Sap e Oxford Economics, l’83% dei top manager ha confermato che nella propria azienda il ricorso a lavoratori autonomi sarà sempre più frequente e la software house americana Intuit stima che, entro il 2020, il 40% dei lavoratori sarà freelance. La vera novità, fa sapere Mbo Partners, società che fornisce servizi amministrativi e di supporto a oltre 40mila freelance, è che la professione autonoma è sempre meno un ripiego e sempre più una libera scelta. In base alla quarta edizione della ricerca “State of Independence” di Mbo Partners, sono 17,9 milioni i “solopreneurs”, persone che lavorano in modo autonomo per almeno 15 ore a settimana. Il loro numero rappresenta un incremento del 12,5% sul 2011. Se al conto si aggiungono anche i freelance che lavorano part time, i lavoratori indipendenti sono un gruppo di 30 milioni di persone negli Stati Uniti, pari al 10% della popolazione. Secondo le previsioni, inoltre, il loro numero dovrebbe crescere di altri dieci milioni entro il 2019, cosa che ne farebbe la configurazione professionale a più rapida crescita. Risultato: il lavoro del futuro conterà maggiormente sulla capacità di organizzazione individuale, sulla responsabilità e sulla flessibilità.

Quali sono le implicazioni per il business? Forbes lo ha chiesto a Gene Zaino, presidente e ceo di Mbo Partners: «Tanto per cominciare, le aziende investiranno più risorse e più tempo sui lavoratori freelance», spiega il manager che ricorda come la tecnologia mobile, il cloud e i social rendano più facile l’incontro fra la domanda e l’offerta di lavoro fra le due parti. «Considerato che la globalizzazione si traduce in una competizione sempre più accesa, per le aziende cambieranno le regole del gioco. Per esempio, saranno chiamate a utilizzare una struttura di costo più flessibile, ma anche a modificare il proprio rapporto con i lavoratori temporanei che devono essere considerati una risorsa strategica». Nell’equazione, infine, va inserito anche il cambiamento di mentalità relativa al posto fisso che, sempre di meno, è considerato uno status, quindi è possibile che i lavori con più competenze optino per una vita fuori dall’azienda. Complice la permanenza fra i lavoratori dei baby boomer e la flessibilità insita nei Millenials, la fisionomia del mercato del lavoro è destinata a cambiare.

Le ragioni che spingono i lavoratori a puntare sull’opzione dell’indipendenza, infatti, hanno a che fare innanzitutto con il desiderio di trovare un equilibrio nella relazione vita-lavoro, ma in gioco c’è anche la voglia di gestirsi autonomamente e, in molti casi, la possibilità di guadagnare di più. «I lavoratori indipendenti sono molto determinati, vogliono costruire la propria scala verso il successo, invece di usare quella di qualcun altro», conclude Zaino che ricorda come l’82% dei lavoratori autonomi si definisce altamente soddisfatto del proprio lavoro, mentre l’87% dei lavoratori dipendenti non si sente coinvolto da quello che fa

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