Se il 34% degli americani ritiene che la finanza migliori l’economia, il 48% è convinto invece che la danneggi. Lo rivela un’indagine condotta lo scorso dicembre per Chicago Booth/Kellogg School Financial Trust Index. Fra i lettori di The Economist, la percentuale di chi guarda negativamente gli effetti “collaterali” della finanza sale addirittura al 57%. La maggior parte dei lettori, infatti, si dice convinta del fatto che “l’innovazione finanziaria non stimoli l’economia”. Il risultato emerge da un sondaggio online del settimanale che ha messo in contrapposizione i costi e i benefici dei cambiamenti che hanno impattato su Wall Street negli ultimi trent’anni. Secondo alcuni osservatori, una finanza moderna e sofisticata ha reso più frequenti e più gravi le crisi, mentre ha portato pochi benefici all’economia allargata. L’opinione pubblica concorda e tende a pensare che la finanza abbia avvantaggiato solo le persone che lavorano nel settore. I sostenitori di Wall Street, invece, sottolineano che la finanza moderna abbia promosso la crescita, favorendo un’allocazione più efficiente del capitale e una migliore gestione del rischio.
E’ in questo dibattito che, il mese scorso, è intervenuto Luigi Zingales, economista italiano, professore di Entrepreneurship and finance alla Booth School of Business dell’Università di Chicago. Con un discorso pronunciato nel corso dell’incontro annuale dell’American Finance Association, Zingales ha sottolineato come, con tutta probabilità, gli accademici hanno una visione rosea della finanza, in contrapposizione a quella dei cittadini e che questo potrebbe essere un problema. “Il più grande beneficio della finanza è di fornire alle persone in gamba delle opportunità. Nel senso che in una realtà in cui la finanza non esiste, l’unico modo per dare vita a un’impresa è essere ricchi o risparmiare”, spiega in un’intervista con The Atlantic. A livello macroeconomico, il meccanismo in un sistema sano dovrebbe seguire il medesimo principio. Cioè: sfruttando le opportunità offerte dalla finanza, si stimola la crescita che, a sua volta, favorisce una buona allocazione delle risorse e, in ultima analisi, l’innovazione.
Perché, dunque, gran parte dell’opinione pubblica non concorda con questo punto di vista? “Il problema è che quanto la maggior parte dell’opinione pubblica ha un’opinione negativa della finanza, il settore è quasi obbligato a sostenere le lobby politiche per tutelarsi e questo, di ritorno, innesca un circolo vizioso che contribuisce ad alimentare le cattive opinioni”, risponde l’economista. Massimizzare l’utilità in termini economici, dunque, non è più sufficiente: gli economisti dovrebbero cercare di contrastare il deterioramento dell’opinione pubblica. “Dobbiamo prendere atto del fatto che l’economia di mercato ha bisogno di un’infrastruttura legale, ma anche morale”, propone Zingales. Insomma, le persone devono capire che se tutti seguono le regole, tutti possono prosperare e nessuno sente il bisogno di modificarle a proprio vantaggio. Riportare la finanza entro binari legali e morali, dunque, permetterebbe alla società di trarre veramente i benefici che il settore naturalmente porta con sé.
