Per affrontare i problemi del riscaldamento globale sono in forte crescita produzioni e tecnologie innovative. Le imprese che vi operano, dicono gli analisti, sono ottimi investimenti. Pur con gli «alti» e i «bassi»
di un settore di frontiera.Il riscaldamento globale fa male al pianeta, fa male alle persone. Ma potrebbe far bene al vostro portafoglio. Come tutti i grandi fenomeni che investono la società, infatti, il cambiamento climatico smuove l’economia, sposta enormi masse di denaro e crea opportunità di investimento. I gestori vanno a caccia di aziende che traggono vantaggio dal nuovo scenario climatico e il flusso di miliardi fa salire il loro valore borsistico. Kent Hargis, uno dei responsabili della società di gestione AllianceBernstein, ha spiegato che «nel 2022 l’insieme degli investimenti globali in prodotti e servizi per la transizione energetica, come energie rinnovabili, veicoli elettrici, efficienza energetica e idrogeno, ha raggiunto un record di 1.100 miliardi di dollari, con un aumento del 31 per cento rispetto all’anno precedente. La Cina dà il maggior contributo alla crescita, da sola rappresenta circa la metà di tutti gli investimenti. Ma ancora più significativa è che l’attuale impennata ha portato per la prima volta gli investimenti nella transizione energetica allo stesso livello di quelli nei combustibili fossili».
Ma quali sono le imprese più gettonate dai gestori? The Motley Fool, famosa società di consulenza finanziaria con sede in Virginia, negli Usa, ha individuato una rosa di titoli di società, principalmente americane, operanti nel settore delle rinnovabili: NextEra Energy, fondata nel 1984 è uno dei maggiori produttori di energia a zero emissioni, con impianti eolici, solari e nucleari. Negli ultimi cinque anni il suo titolo ha guadagnato il 68 per cento, anche se dal 2022 ha subito gli effetti dello «sboom» della bolla delle azioni verdi.
The Motley Fool consiglia anche First Solar e SolarEdge Technologies. La prima sviluppa e produce pannelli solari a film sottile che sfruttano le loro grandi dimensioni per generare più energia rispetto alle tecnologie concorrenti, rendendoli ideali per i progetti su larga scala. SolarEdge Technologies, invece, realizza un sistema di inverter che massimizza la potenza prodotta dai pannelli fotovoltaici, contribuendo a ridurre il costo dell’energia generata dalle centrali solari. Come First Solar, SolarEdge Technologies dovrebbe beneficiare dell’accelerazione della crescita dell’energia solare a livello mondiale.
Un’altra azione da tenere d’occhio è quella di Brookfield Renewable, società canadese leader globale nel settore delle rinnovabili. È uno dei maggiori produttori mondiali di energia idroelettrica, che rappresenta il 50 per cento del suo portafoglio, e ha inoltre ampliato le proprie attività nell’eolico (onshore e offshore), nel fotovotaico e nello stoccaggio di energia. Secondo gli analisti di The Motley Fool, Brookfield vanta un eccellente curriculum: dalla sua fondazione, nel 2011, la società ha generato un rendimento totale annualizzato del 16 per cento.
Il cambiamento climatico non favorirà solo i produttori di energia rinnovabile e delle relative tecnologie. In prima linea tra i beneficiati della rivoluzione verde ci sono naturalmente le case di auto elettriche e delle relative batterie. La californiana Tesla resta un «buy» per molti gestori: la società di Elon Musk continua a crescere, è riuscita piazzare le sue vetture ai primi posti nelle vendite mondiali e sta per lanciare la Model 2 che potrebbe finalmente rendere popolare una tecnologia finora troppo costosa per la classe media. Forte di un ecosistema che non si limita a proporre automobili ma offre anche una rete di ricarica proprietaria, Tesla ha travolto le previsioni più ottimistiche ma resta tuttavia un titolo ballerino, da maneggiare con molta attenzione.
Gli analisti di Admiral Markets, società di trading con sede a Tallin in Estonia, oltre a consigliare Tesla suggeriscono di mettere in portafoglio QuantumScape, impresa che sta realizzando batterie al litio allo stato solido di nuova generazione: si tratta di accumulatori che promettono miglioramenti significativi in termini di prestazioni, sicurezza e durata. E potrebbero risolvere uno dei problemi fondamentali dei veicoli elettrici, l’autonomia limitata. Fondata a San Jose, California, la società è stata quotata in borsa nel 2020 e le sue azioni si sono impennate fino a raggiungere il massimo di 130 dollari per poi crollare agli otto dollari attuali. Ma gli analisti sono convinti che l’azienda avrà un exploit quando inizierà a commercializzare le sue nuove batterie.
Non bisogna però guardare solo a questi settori, abbastanza scontati, per individuare le aziende più coinvolte dagli effetti del cambiamento climatico. Ben Laidler, global market strategist della multinazionale di social trading eToro ha analizzato «quali potrebbero essere settori e aree che possono trovare slancio e sviluppo da condizioni climatiche avverse contraddistinte da picchi di caldo o freddo». E nel paniere di eToro sono finite imprese che si occupano di gas naturale, di condizionatori d’aria o di generatori di emergenza. Per esempio la Carrier, tra le favorite anche di Noah Kaye, managing director and senior analyst della Oppenheimer & Co, è il leader del mercato nordamericano dei sistemi cosiddetti Hvac (heating, ventilation and air conditioning, ovvero riscaldamento, ventilazione e condizionamento dell’aria). In cinque anni il suo titolo è passato da 13 a 57 dollari grazie alla forte domanda proveniente da Paesi investiti dalle ondate di calore.
Cummins invece è una società dell’Indiana, Stati Uniti, che produce generatori di emergenza, utili in caso di interruzioni di elettricità provocate da disastri naturali e blackout, sempre più probabili con le emergenze climatiche. Negli ultimi cinque anni le sue azioni hanno guadagnato il 71 per cento. Kaye della Oppenheimer & Co indica tra le sue azioni preferite quelle della Johnson Controls International, gruppo irlandese che fornisce una gamma di prodotti tecnologici, software e di altro tipo per rendere gli edifici più efficienti dal punto di vista energetico e contenerne i costi. La piattaforma per edifici intelligenti dell’azienda, OpenBlue, sta contribuendo alla crescita a due cifre del suo business dei servizi, mentre gli ordini beneficiano della decarbonizzazione in corso e della crescita dell’edilizia «green».
Positivi i giudizi degli analisti anche sulla Hannon Armstrong Sustainable Infrastructure Capital, società americana che non offre servizi o prodotti Hvac, ma fornisce capitali alle aziende che operano in questo mercato. I suoi utili per azione sono cresciuti a un tasso di crescita composto del 14 per cento negli ultimi tre anni. Attenzione però, quando si affronta il tema degli investimenti in una nuova, promettente frontiera, bisogna tenere conto dei rischi di arrivare tardi e di salire su una mongolfiera che è arrivata troppo in alto. Come dimostrano i casi di molti fondi nati per cavalcare la moda delle rinnovabili, agli entusiasmi degli anni scorsi è seguita una fase di assestamento: per esempio, l’Etf iShares global clean energy era salito a inizio 2021 a 33 dollari mentre oggi viaggia intorno ai 17 dollari. Quando la mongolfiera scoppia, la caduta è rapida e spesso dolorosa.
