L’Inps nella scorsa settimana ha fornito il suo quadro mensile di riferimento sul mercato del lavoro e l’andamento degli ammortizzatori sociali. Un quadro che conferma le difficoltà del momento e che però può offrire interessanti indicazioni per orientare le politiche dei prossimi mesi. Politiche che dovranno sostenere il mercato del lavoro in una congiuntura economica particolarmente difficile, perché dominata soprattutto dall’incertezza. Un suggerimento all’Inps. Cambi la denominazione di Osservatorio del precariato e lo trasformi in Osservatorio della buona occupazione. Anche le definizioni servono a costruire una narrazione positiva.
Il 2019 si è chiuso con un bilancio positivo, con il numero di assunzioni in crescita rispetto al 2018 e con un progressivo e sostenuto ribilanciamento tra contratti a tempo indeterminato e contratti a termine a favore dei primi. Un ribilanciamento iniziato con i primi mesi del 2019 e che è continuato per tutto l’anno. In sostanza, questi dati aggregati sembrano indicare che le politiche del Governo abbiano funzionato. E probabilmente in parte è così, anche perché sono stati imposti rigidi vincoli giuridici alle forme contrattuali, indirizzando forzosamente le scelte delle imprese. Una valutazione più attenta dovrà essere fatta nei prossimi mesi avendo ormai a disposizione i dati dell’intero biennio 2018-2019. Ciò che appare altrettanto evidente è un’altra dimensione del mercato del lavoro, anche più problematica: il progressivo rallentamento della vivacità e dei flussi. Le assunzioni a tempo indeterminato sono in discesa da settembre, il dato rilevato a dicembre è quello più basso da agosto 2019 ed è il secondo dato più basso di tutto il 2019; anche le trasformazioni a tempo indeterminato sembrano essersi stabilizzate ad un livello modesto e con una dinamica che sta diventando sostanzialmente piatta; la variazione netta dei contratti a tempo indeterminato segna per la prima volta a dicembre 2019 un dato significativamente negativo.
Sono tutti dati che testimoniano come esistano oggettive difficoltà nelle assunzioni e come il mercato del lavoro stia progressivamente arrestandosi. Un dato che se letto con quelli negativi degli ammortizzatori sociali, soprattutto il crescente utilizzo della cassa integrazione, deve allarmare i policy makers e spingere per trovare nuove politiche, anche correggendo quelle attualmente in corso. Non vi è dubbio che l’economia debole impedisce al mercato del lavoro di crescere ed è altrettanto indubbio che la bassa produttività non consente la creazione di nuovi posti di lavoro.
Altrettanto indubbio, però, è che regole troppo rigide rappresentano un ostacolo all’ingresso nel mercato del lavoro, particolarmente in una fase come questa. Ecco perché, si impone il varo di regole più flessibili nei contratti a termine, nel part time, nell’apprendistato, nella somministrazione; ecco perché va rivista ed implementata la politica di agevolazioni per la trasformazione in contratti a tempo indeterminato; ecco perché appare necessaria una rapida attivazione dei sistemi di incrocio tra domanda ed offerta di lavoro. In una fase così complessa si tratta di stabilizzare l’occupazione già esistente e di continuare ad assicurare l’ingresso nel mercato del lavoro ai giovani, alle donne, a coloro che sono più in difficoltà. Rivisitare non significa negare ciò che è stato fatto ma adattare le regole e le pratiche ad una economia che si trasforma rapidamente e ad una situazione che è in continua evoluzione. Rivisitare significa prendere atto dei risultati positivi raggiunti e correggere le possibili deviazioni che si sono generate. Il Governo e le forze politiche ne devono tenere conto e rapidamente adottare correttivi opportuni ed adeguati. I numeri complessivi del tasso di occupazione, del tasso di disoccupazione, del tasso di disoccupazione giovanile restano ancora distanti dalle medie europee ed è una situazione che non ci possiamo permettere se vogliamo garantire anche una stabilità al nostro sistema di welfare. Ed infine un suggerimento all’Inps. Cambi la denominazione di Osservatorio del precariato e lo trasformi in Osservatorio della buona occupazione. Anche le definizioni servono a costruire una narrazione positiva.
