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Apple: una «mela» per banca

Apple: una «mela» per banca

Da impresa globale di telefonini e computer, a gigante del risparmio. Apple ha creato un conto che rende fino al 4,15 per cento annuo. Una svolta – arrivata dopo la già innovativa carta di credito – che in pochi mesi ha fatto superare alla casa di Cupertino i 10 miliardi di dollari di raccolta. Savings (così si chiama la novità) non è attiva in Italia e le normative europee non faciliterebbero l’eventuale sbarco, ma l’effetto c’è già: aver creato nuovi paradigmi anche per prossimi scenari nostrani.


Se qualcuno avesse annunciato un decennio fa che un’azienda produttrice di telefoni e computer si sarebbe messa ad offrire un conto di deposito, l’avremmo preso per matto. Oggi invece è la realtà. Il servizio si chiama Apple Savings ed è un conto di risparmio, realizzato dalla casa di Cupertino in collaborazione con Goldman Sachs, che rende fino al 4,15 per cento all’anno. È stato lanciato in aprile e ad agosto ha raggiunto un traguardo storico: la raccolta ha superato i 10 miliardi.

Apple naturalmente non è una società qualsiasi: fattura 380 miliardi di dollari ed è la numero uno al mondo per capitalizzazione di borsa con un valore di 2.700 miliardi, oltre 2.900 miliardi di euro. Negli anni non si è limitata a creare computer e smartphone belli e innovativi, ma ha cambiato le regole di interi settori, come quello della musica con iTunes o delle applicazioni con l’AppStore. E ha abituato i possessori di iPhone a effettuare acquisti nel suo ecosistema, con la convinzione di operare in un ambiente sicuro: una platea gigantesca, visto che Apple può contare nel mondo su oltre 1,65 miliardi di dispositivi attivi in uso. E ora la società fondata da Steve Jobs e guidata da Tim Cook sfida le banche, forte di un patrimonio di fiducia conquistato tra i suoi affezionati clienti che gli istituti di credito degli Stati Uniti si sognano, dopo gli ultimi fallimenti.

Apple Savings per ora è disponibile solo negli Usa e per attivarlo occorre possedere la Apple Card, una carta di credito virtuale (ma anche in titanio, per chi la vuole fisica) integrata negli iPhone che si appoggia sul circuito Mastercard per quanto riguarda la rete di pagamenti ed è emessa e gestita senza costi dalla Goldman Sachs. Una delle caratteristiche di Apple Card, presentata nel 2019, è che permette di usufruire del Daily Cash, un rimborso per ogni operazione effettuata: su tutti gli acquisti digitali e sul circuito Apple Pay, il rimborso è del 2 per cento e immediato, mentre sui prodotti Apple si arriva anche al 3 per cento. Il nuovo conto di risparmio è stato pensato per essere collegato a questo servizio.

Nell’annunciare Apple Savings, Jennifer Bailey, vicepresidente di Apple Pay e Apple Wallet, ha spiegato infatti che gli utenti della «card» possono scegliere di dirottare i loro premi Daily Cash nel conto di risparmio. Tutto il futuro «cash» guadagnato dall’utente viene automaticamente depositato sul conto, ma «per sfruttare ulteriormente i loro risparmi, gli utenti possono depositare fondi aggiuntivi attraverso un conto bancario collegato». L’obiettivo come ribadito da Bailey, è creare strumenti per, un vita finanziaria integrata per poter «spendere, inviare denaro e risparmiare» da un unico posto, cioè il proprio smartphone con la mela.

Al di là del cashback, che in Italia è poco diffuso, il prodotto Apple Savings è estremamente interessante: offre un rendimento del 4,15 per cento, un tasso che, secondo il gruppo di Cupertino, è più di dieci volte la media Usa. Senza commissioni, senza depositi minimi e senza requisiti di saldo. Ci sono però alcune limitazioni: il rendimento può cambiare in ogni momento; dal conto non si possono inviare e ricevere bonifici (il collegamento è solo con Apple Card); si possono depositare al massimo 250 mila dollari.

È possibile che altri giganti della tecnologia seguano la strada tracciata da Apple, come Google o Amazon e che guardino con interesse a questa iniziativa finanziaria. Ma visto dalle banche, Apple Savings può rappresentare la prima crepa nel pilastro del risparmio che tiene in piedi il mondo degli istituti di credito?

«Dieci miliardi di dollari di raccolta in appena quattro mesi sono un grande successo commerciale e parlano chiarissimo» sottolinea Roberto Nicastro, presidente della fintech Aidexa e con una lunga esperienza in Unicredit. «Apple può contare sull’accesso immediato a oltre un miliardo di clienti, su un’esperienza utente fluida, trasparente e sicura, sulla fiducia che il brand si è guadagnato da tempo presso i clienti, sulla massiccia disponibilità di risorse e sulla scelta ben mirata dei partner più congeniali per le varie iniziative. Potenzialmente può rappresentare una minaccia per il sistema bancario: oltre ai depositi, Apple negli Usa offre già pagamenti, Pos, carte di credito e crediti al consumo. Quindi sta diventando sempre più un materiale riferimento per le banche e le fintech statunitensi, non perché diventerà una banca – potrebbe non diventarlo mai – ma perché sta ridefinendo in modo radicale l’attività del credito al dettaglio e potrebbe far evolvere la propria interfaccia finanziaria fino a diventare la principale “porta” del cliente per quel tipo di servizi. L’ingresso nel frammentato mercato europeo potrebbe però non essere né immediato e né scontato».

Certamente il mix di ingredienti semplicità-rendimento-fiducia che compongono Apple Savings è molto appetitoso. Anche se il tasso offerto non batte quello dei titoli di Stato americani. Ecco per esempio il giudizio di Altroconsumo, associazione di consumatori: «Leggere la cifra “4,15 per cento” su un conto deposito libero, qui in Italia – anche se il conto deposito Apple per il momento non è sottoscrivibile – può sembrare un affarone. E siamo portati a pensarlo anche dal modo con cui Apple stessa presenta il rendimento sul conto deposito “10 volte superiore alla media nazionale”. È davvero così? Per rispondere a questa domanda abbiamo dato un’occhiata ai rendimenti negli Usa, oggi, visto che il prodotto è commercializzato solo negli Stati Uniti».

Il risultato è che ci sono tra i Treasury bond titoli che offrono anche più del cinque per cento. Ma questo di certo non frena il successo di Apple Savings, vincente soprattutto per la facilità di utilizzo. E su internet sono in molti a chiedersi quando sarà disponibile in Italia. Per ora non ci sono notizie a riguardo e probabilmente le regole bancarie europee rappresentano un ostacolo per l’introduzione di Apple Card e Apple Savings nel Vecchio continente. Prendiamo per esempio il cashback: un rimborso del 3 per cento o anche di più non è raro negli Stati Uniti perché le commissioni che i commercianti pagano quando si utilizza la carta per effettuare un acquisto possono raggiungere il 2,95 per cento più 20 centesimi per determinati acquisti con carte premium. In Europa, invece, le commissioni sono legalmente limitate al solo 0,2 per cento per le transazioni con carta di debito e allo 0,3 per cento per le carte di credito. Quindi non c’è il margine per offrire un cashback.

I fan della Mela però sperano che il nuovo conto di deposito arrivi prima o poi sul nostro mercato. E sarebbe un successo: «Credo che se Apple Savings fosse lanciato in Italia riscuoterebbe senz’altro l’interesse dei risparmiatori che oggi fanno un uso sempre maggiore del wallet digitale» sostiene Massimiliano Rossi, manager bancario di lungo corso con esperienze in diversi istituti internazionali. «Ritengo che iniziative di questo tipo possano contribuire a ridurre l’eccessivo divario tra i tassi di riferimento di breve, medio e lungo periodo che formano la base dei tassi applicati dalle banche sui prestiti, e quelli di interesse che le stesse riconoscono ai clienti retail sui conti correnti, quasi sempre pari a zero. Il differenziale è talmente marcato che non mi sorprenderebbe se una “challenger bank” decidesse di uscire sul mercato con un conto corrente remunerato a un tasso agganciato a un tasso di riferimento di breve periodo piuttosto che competere sul mercato dei conti di deposito».

L’Associazione bancaria italiana per ora fa spallucce: il suo presidente Antonio Patuelli ha dichiarato che le big tech dovranno fare i conti con le regole europee, più stringenti di quelle americane. Ma per la verità Apple non si sta scontrando con il sistema bancario, visto che i suoi prodotti finanziari vengono realizzati in collaborazione con operatori del mercato come Goldman Sachs. Nonostante ciò indica nuovi paradigmi per favorire i consumatori e ridurre i margini degli istituti di credito. Altri la seguiranno e per le banche saranno dolori. n

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