Home » Attualità » Difesa e Aerospazio » Un’eco nel Pacifico, forse svelato il mistero di Amelia Earhart

Un’eco nel Pacifico, forse svelato il mistero di Amelia Earhart

Un’eco nel Pacifico, forse svelato il mistero di Amelia Earhart

Forse possiamo davvero mettere la parola fine su uno dei misteri più grandi della storia dell’aviazione

E’ almeno la terza volta negli ultimi vent’anni che qualcuno pensa di aver risolto uno dei più grandi misteri della storia dell’aviazione, ovvero fare luce sulla fine della pilota Amelia Earhart. Stando a quanto si sa, il 2 luglio 1937, la pioniera dei raid al femminile e il suo navigatore Fred Noolan scomparvero da qualche parte nell’Oceano Pacifico verso la fine del loro storico volo intorno al mondo. E per decenni questa scomparsa ha lasciato perplessi appassionati ed esploratori, taluni dei quali hanno speso milioni di dollari cercando di ritrovare il suo aeroplano, un Lockheed Model 10-E Electra. Si tratta (perché alcuni esemplari volano ancora oggi), di un bimotore ad ala bassa frutto degli studi del capo progettista dell’azienda, l’ingegnere Hall Hibbard, allora trentenne, che si avvalse dell’assistenza di un giovane allievo, Clarence “Kelly” Johnson, destinato a diventare uno dei più celebri progettisti aeronautici della storia con la firma degli aerei spia U-2 e SR-71, ma anche del caccia F-104 Starfighter. Allora alla Lockheed si battezzavano gli aeroplani con i nomi delle stelle e dopo Sirius e Orion, fu la volta di Electra, stella del sistema delle Pleiadi.

Sulla vita di Amelia Earhart sono stati scritti almeno una decina di libri e fatti tre film, ma ora una nuova pista pare aprire alla possibilità di aver risolto un mistero: lo scorso autunno, proprio dalle parti in cui si è sempre pensato che l’aeroplano potesse essere caduto in mare per mancanza di carburante, una nave dotata di sonar per le alte profondità, siamo a 5 km dalla superficie, avrebbe rilevato una eco con la forma di aeroplano che per dimensioni e configurazione potrebbe essere il Model 10 più celebre della storia. Sia chiaro: serve una seconda missione per capire, poiché quasi 90 anni passati sul fondo marino possono lasciare poco dell’alluminio e degli altri materiali dell’aeroplano, e poi la rotta è anche quella battuta dal traffico aereo americano e giapponese della Seconda guerra mondiale, quando finirono in acqua centinaia di esemplari di velivoli. La spedizione che ha realizzato la scoperta di questa “ombra” era guidata da Tony Romeo, ex ufficiale dell’intelligence dell’aeronautica americana, pilota e oggi immobiliarista della Carolina del Sud che nel 2021 ha venduto le sue proprietà spendendo 11 milioni di dollari per finanziare il suo viaggio, compreso l’acquisto di attrezzature ad alta tecnologia per aiutare nella ricerca.

“Questa è stata una storia che mi ha sempre incuriosito,” ha detto Romeo alla testata Business Insider qualche mese fa, “stavo lasciando il settore immobiliare e stavo cercando un nuovo progetto, quindi, anche se ho iniziato circa 18 mesi fa, era qualcosa a cui pensavo e ricercavo da molto tempo.” Così lo scorso settembre, un team della società di esplorazione Deep Sea Vision, fondata da Romeo, è partito da Tarawa, Kiribati, nel Pacifico meridionale, a bordo di una nave da ricerca. Lavorando in turni di 36 ore, l’equipaggio di 16 persone ha utilizzato un veicolo subacqueo autonomo dotato di sonar per perlustrare il fondale marino, scansionando circa 9.500 chilometri quadrati. Dopo tre mesi dall’inizio del viaggio la squadra di ricercatori stava esaminando le immagini acquisite del sonar circa 60 giorni prima (la mole di dati da analizzare è enorme e la nave non può fermarsi a lungo in una posizione), quando ha notato quella forma a circa 170 km dall’isola di Howland, che si trova nella regione in cui gli esperti aeronautici e storici ritengono che l’aereo di Amelia Earhart sia caduto. A quel punto, pur essendo impossibile ritornare sul posto a causa dei tempi e rilevare immagini per un’avaria alla videocamera del drone sottomarino, la zona è stata segnalata e sarà oggetto di ulteriori perlustrazioni.

Romeo, intervistato dal Wall Street Journal ha dichiarato: “Questa è forse la cosa più emozionante che farò nella mia vita, mi sento come un bambino di dieci anni che va a caccia di tesori.” Al momento della sua scomparsa Amelia Earhart era una celebrità a livello mondiale: nel giugno 1928 divenne la prima donna a volare attraverso l’Oceano Atlantico (come passeggero dei piloti Wilmer Stultz e Lou Gordon); quattro anni dopo, nel maggio 1932, fece di nuovo la storia diventando la prima donna ad attraversare in volo in solitaria l’Oceano Atlantico. Nello stesso anno fu la prima pilota a volare da sola attraverso il Nord America e, nel 1935, divenne la prima persona in assoluto a volare in solitario da Honolulu, nelle Hawaii, a Oakland, in California. Nell’estate del 1936, Amelia iniziò a pianificare il suo viaggio più ambizioso: la circumnavigazione del globo, raid che prese il via il 20 maggio 1937. Amelia Earhart e il suo navigatore, Fred Noonan, partirono da Oakland per la prima tappa del viaggio. Volarono per quasi 40.000 km facendo tappa a Miami, in Sud America, in Africa e in India lungo la rotta verso est. Alla fine di giugno giunsero a Lae, in Papua Nuova Guinea, e dopo alcuni giorni di riposo partirono per l’Isola di Howland, un piccolo sperone disabitato nel Pacifico dove era stata costruita una stazione di rifornimento per il loro viaggio. La Guardia Costiera degli Stati Uniti aveva inviato sul posto una nave, la Itasca, per aiutare l’equipaggio. Proprio la stazione radio della nave ascoltò i messaggi radio della Earhart mentre si avvicinava sempre di più all’isola, ma furono persi i contatti per sempre. Li cercarono per 16 giorni senza successo e circa un anno e mezzo dopo l’evento, il 5 gennaio 1939, Amelia e Fred furono dichiarati morti.

© Riproduzione Riservata