Nuove regole e visioni per l’Artico, regione da sempre contesa sulla quale insistono rivendicazioni sovrapposte da parte di alleati e potenziali nemici. La Finlandia ha pubblicato una nuova strategia di sicurezza che estende il suo ruolo di “stato guardiano”. Del resto, quasi un terzo del territorio finlandese si trova al di sopra del Circolo Polare, nella regione della Lapponia. Il documento, pubblicato il 25 novembre come aggiornamento di quanto in vigore dal 2021, quando la Finlandia non era ancora parte della Nato. Esso aggira la gestione delle relazioni con gli Stati Uniti in quanto nazione artica e nel documento si legge: “Gli Usa stanno sempre più guardando all’Artico attraverso la lente della competizione globale propria della politica ‘America First’. Essa dà priorità alla sicurezza nazionale, alla cooperazione economica e allo sfruttamento dei minerali essenziali e si è allontanata dalla mitigazione dei cambiamenti climatici e dallo sviluppo sostenibile.” Tra le considerazioni riportate, quelle dei funzionari statunitensi, i quali hanno sostenuto che Washington dovrebbe esercitare un maggiore controllo sulla Groenlandia, che sono proprio quelle che hanno fatto nascere i maggiori interrogativi ai ministri finlandesi.
Il peso del Consiglio Artico e le nuove collaborazioni
Per comprendere la situazione in essere è però necessario ricordare quali siano i Paesi che hanno territori all’interno oppure a Nord del Circolo Polare e che sono riuniti in quello che si definisce il Consiglio Artico: Canada, Danimarca, Finlandia, Islanda, Norvegia, Russia, Svezia e Stati Uniti. Da quelle parti ogni mossa deve essere concordata, mentre l’amministrazione Trump avrebbe cercato in diverse occasioni di organizzare incontri ad alto livello con le autorità groenlandesi senza la presenza di alcune nazioni, in particolare della Danimarca. Intanto, dal 2024, Finlandia, Canada e Stati Uniti sono coinvolti nell’Icebreaker Collaboration Effort, o “Ice Pact”, dedicato allo sviluppo congiunto di unità navali rompighiaccio, annunciando una serie di nuovi contratti nell’ambito di questa partnership: gli Stati Uniti hanno lanciato il mese scorso la loro iniziativa di rinnovamento della flotta, con un piano complessivo di un massimo di 11 rompighiaccio che coinvolgerà cantieri navali e aziende canadesi e finlandesi. Poco prima, alla metà di novembre, i partner del Patto Ice avevano firmato a Washington una dichiarazione d’intenti congiunta volta a rafforzare la cooperazione trilaterale sulla costruzione e le capacità delle navi rompighiaccio artiche fino al 2026. Su tutto c’è la politica di sicurezza artica finlandese e il ruolo crescente che la nuova unità Nato Forward Land Force (Flf), inaugurata a ottobre nella Finlandia settentrionale, svolgerà nella deterrenza dell’alleanza nell’estremo Nord. Nel caso di una situazione di emergenza, la Flf supervisionerà la pianificazione, il comando e il controllo delle operazioni terrestri e della difesa in tutta la regione artica.
Russia, equilibrio geopolitico e nuovi osservatori
Le attività del Consiglio Artico, che rimane l’unico quadro di cooperazione intergovernativa per tutti gli stati artici, non prevedono questioni di politica di sicurezza, ma l’invasione russa dell’Ucraina nel 2022 ha cambiato profondamente la natura della collaborazione tra le parti. Ecco che nel documento finlandese appena pubblicato si legge: “La Russia rimane un membro, ma non si tengono riunioni a livello politico o incontri tra alti funzionari tra gli stati artici: la cooperazione tra esperti e ricercatori continua all’interno dei gruppi di lavoro”. Ora però anche diversi paesi non artici, ma che hanno interesse a sfruttare rotte di attraversamento e risorse, hanno presentato domanda per ottenere lo status di osservatori nel Consiglio Artico, situazione che consentirebbe loro di partecipare alle riunioni, accedere ai documenti e contribuire ai gruppi di lavoro. L’Italia è membro osservatore permanente, anche in virtù dei contributi di scoperta forniti nella storia, dalle missioni del generale Umberto Nobile alla base scientifica Dirigibile Italia alle isole Svalbard.
L’industria italiana è pronta, manca ancora una visione politica
Dalla posizione italiana la questione potrebbe apparire marginale e “lontana”, ma così non è, come insegna proprio la storia: dopo che a metà degli anni Trenta furono installate le prime stazioni scientifiche, lo scoppio della Seconda Guerra mondiale vide quella regione diventare luogo di scontri. Dal 1946 l’Artico è sempre stato una terra di confronto e vicinanza tra le superpotenze che oggi da due sono diventate tre, con la Cina che si è dichiarata nazione “vicina” all’Artico. Proprio su questi temi è intervenuto recentemente il capo di Stato maggiore della Difesa, generale Luciano Portolano, evidenziando come le “dinamiche polari” si riflettano sulla nostra sicurezza, sugli interessi strategici e sulle capacità militari italiane. Le parole di Portolano: “Negli ultimi decenni, la regione artica sta subendo trasformazioni profonde per due principali tipologie di fattori. Il primo è di natura geofisica ed è legato al riscaldamento globale; il secondo, che dal primo in buona parte deriva, è di carattere geopolitico, ossia collegato alla crescente competizione tra attori dell’area e non soltanto. La geografia artica è oggi più accessibile di quanto fosse prima e meno periferica, ma anche particolarmente appetibile e contesa. È divenuta un altro quadrante nel quale si dispiega la competizione tra le potenze, generando ulteriori, potenziali frizioni”. Portolano ha quindi spiegato: “La libertà di navigazione nell’Artico significa avere capacità di movimento con navi rompighiaccio e le nazioni della Nato mostrano un ritardo preoccupante per carenza di mezzi disponibili e investimenti programmati, rispetto ai concorrenti. Sarebbe un errore considerare l’Artico come periferia, bensì va concepito quale potenziale crocevia strategico in cui si incontrano e si confrontano le agende di Mosca, Pechino, Washington e di diverse capitali europee (…)”. Tutto questo apre quindi grandi possibilità anche per l’industria, da Leonardo a tutta la filiera delle imprese italiane che possono partecipare a progetti per mezzi e missioni artiche. Ma per concretizzarle servono consapevolezza e visione. Che troppo spesso all’Italia sono mancate.
Dallo Spazio per il Polo, le nuove iniziative dell’Agenzia Spaziale Europea
L’Agenzia Spaziale Europea ha firmato oggi una lettera d’intenti con la Norvegia per promuovere la prospettiva di un nuovo Centro spaziale artico da ospitare a Tromsø. Nel comunicato diffuso dall’Agenzia stesa si legge: l’Artico è un importante ecosistema scientifico, oltre ad essere significativo dal punto di vista economico e geopolitico. È anche una regione in cui il cambiamento climatico è particolarmente pronunciato, con tassi di riscaldamento fino a quattro volte superiori rispetto al resto del pianeta. Le tecnologie e i servizi spaziali possono contribuire a monitorare e mitigare il cambiamento climatico, supportando al contempo lo sviluppo sostenibile, la sicurezza civile e la gestione energetica nella regione. Simonetta Cheli, Direttrice dell’Esa per l’Osservazione della Terra, ha affermato: “È inevitabile che la regione artica affronti i cambiamenti, come l’intero pianeta, ma credo che lo spazio possa avere un’influenza positiva per l’ambiente e le popolazioni della regione artica. Esiste un enorme potenziale per un Centro spaziale artico dell’Esa, che potrebbe portare benefici alla Norvegia, all’intera regione artica e al resto d’Europa.” Tromsø ospita già il centro di controllo missione del Satellite meteorologico artico (AWS). Lanciato nell’agosto 2024, esso dimostra come una costellazione in orbita polare possa migliorare le previsioni meteorologiche a breve termine per l’Artico e il mondo. A Tromsø operano diverse altre organizzazioni scientifiche e tecnologiche, tra cui il Segretariato del Consiglio Artico, il Norwegian Polar Institute, un campus dell’Università Artica della Norvegia, l’Esa Arctic PhiLab e uno dei quattro Centri di incubazione d’Impresa dell’Esa in Norvegia, oltre a diversi istituti di ricerca e sviluppo che operano nei settori della biotecnologia marina, della medicina, della meteorologia spaziale e della sostenibilità. L’Esa e la Norvegia, attraverso l’Agenzia Spaziale Norvegese (Nosa), formeranno ora un gruppo di lavoro congiunto di esperti per esaminare le possibilità per l’ESA Arctic space centre. Il gruppo di lavoro riferirà in merito all’ambito di applicazione proposto per il centro, insieme alle priorità tematiche, al modello di governance e alla tempistica di attuazione entro la fine del 2026. In base all’evoluzione del suo ambito operativo, si prevede che l’Esa Arctic space centre opererà in particolare nei settori dell’osservazione della Terra, della navigazione e delle telecomunicazioni, e che collaborerà a stretto contatto con le parti interessate in tutta la regione artica.
