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La guerra tra Cambogia e Thailandia è tornata prepotentemente: scontri, raid e accuse incrociate

La guerra tra Cambogia e Thailandia è tornata prepotentemente: scontri, raid e accuse incrociate

Riprendono i combattimenti tra Cambogia e Tailandia: raid, bombardamenti e migliaia di sfollati lungo il confine

Gli scontri armati tra Cambogia e Tailandia sono ormai entrati nel loro quinto giorno e le forze tailandesi avrebbero effettuato nuovi attacchi in tre province cambogiane nelle prime ore di oggi, venerdì 12 dicembre, almeno secondo il quotidiano cambogiano The Khmer Times. A meno di due mesi dal cessate il fuoco dopo le scaramucce del luglio scorso, a seguito della morte di un militare tailandese all’inizio di questa settimana, evento che Bangkok ha attribuito al fuoco cambogiano, alcuni raid aerei di rappresaglia sono stati sortiti dalla Forza aerea tailandese.

Lo scenario di guerra

La Cambogia sta accusando l’esercito tailandese di continui bombardamenti e il primo ministro ad interim tailandese Anutin Charnvirakul ha confermato di aver programmato un incontro con il presidente degli Stati Uniti Donald Trump, intanto però le forze tailandesi avrebbero aperto il fuoco nelle aree di Ta Moan, Ta Kra Bei e Thmar Daun, nella provincia cambogiana di Oddar Meanchey. Inoltre, sarebbero in corso bombardamenti tailandesi nelle aree di Phnom Khaing e An Ses nella provincia di Preah Vihear, così come nelle aree del villaggio di Prey Chan e Boeung Trakuan nella vicina provincia di Banteay Meanchey. Secondo osservatori internazionali, sarebbero state uccise almeno venti persone in entrambi gli schieramenti con quasi 200 feriti soltanto da lunedì 8, giorno dei primi combattimenti.

L’impatto della guerra

Come sempre le conseguenze della guerra sulla popolazione civile sono devastanti: si stimano circa 600.000 persone sfollate su entrambi i lati del confine dopo la rottura dell’accordo di pace mediato da Trump nell’ottobre scorso. Il ministero della Difesa cambogiano ha invece negato e bollato come una falsa notizia un’affermazione dell’esercito tailandese secondo la quale Phnom Penh starebbe utilizzando mercenari stranieri per impiegare droni suicidi contro obiettivi situati in Tailandia. Inoltre, il Ministero ha anche respinto le accuse dei media tailandesi secondo cui si stava preparando a lanciare missili Phl-03 di fabbricazione cinese. Si tratta di ordigni di tipo guidato e non (balistici) che partono da un lanciarazzi multiplo montato su camion, che hanno una gittata compresa tra 70 e 130 km, sistema al quale la Cambogia risponde con il lanciarazzi multiplo Bm-21 di progettazione sovietica che però ha una gittata di soli 15-40 km.

Le rivendicazioni di Cambogia e Thailandia

La situazione è complicata anche dal fatto che i due Stati vicini del Sudest asiatico si accusano a vicenda di aver riacceso il conflitto che ruota attorno a una secolare disputa di confine lungo i loro 800 km di frontiera, dove entrambe le parti rivendicano la proprietà di alcuni templi storici. Mercoledì 10 dicembre il presidente Trump ha comunicato l’intenzione di contattare i leader di entrambi i Paesi, affermando di pensare di «poterli convincere a smettere di combattere».

La portavoce della Casa Bianca, Karoline Leavitt, ha dichiarato che Trump non ha ancora contattato i leader in guerra e che «l’amministrazione sta ovviamente monitorando la situazione ai massimi livelli». Tuttavia, Sihasak Phuangketkeow, capo della diplomazia tailandese, ha parlato venerdì con il segretario Usa Marco Rubio prima della telefonata programmata tra Trump e Anutin, riferendo che la Tailandia si è impegnata per una risoluzione pacifica ma anche che una pace sostenibile deve essere sostenuta da azioni concrete e da un impegno concreto, aggiungendo che Rubio ha confermato la disponibilità degli Stati Uniti a promuovere la pace.

La crisi di governo della Thailandia

Tra le questioni che rendono difficili le trattative c’è il fatto che l’11 dicembre lo stesso Anutin ha sciolto il Parlamento prima del termine della legislatura. La decisione è stata presa in seguito alla rottura delle relazioni tra il Thai Pride Party di Anutin e il Partito Popolare di opposizione, con il portavoce del governo, Siripong Angkasakulkiat, che ha affermato che “una situazione di stallo legislativo ha paralizzato l’agenda del governo, il che significa che il partito di Anutin non può avanzare in parlamento”. Su tutto, il re di Tailandia Maha Vajiralongkorn ha approvato lo scioglimento e aprendo la strada alle elezioni anticipate che dovrebbero tenersi entro sessanta giorni.

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