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Guerra nel Mar Nero, la nuova maledizione dei sottomarini russi

Guerra nel Mar Nero, la nuova maledizione dei sottomarini russi

Kiev torna a colpire la flotta russa mentre è all’ancora nelle sue coste più a sud: centrato da un drone subacqueo uno dei sottomarini di classe Kilo-Varshavyanka che imbarcava missili da crociera

Un drone subacqueo ucraino ha colpito un sottomarino russo della classe Kilo, già aggiornato allo standard più moderno detto Varshavyanka. L’operazione ha avuto luogo nel porto di Novorossijsk, sul Mar Nero, ed è stata condotta dal Servizio di sicurezza ucraino (Sbu). La stessa organizzazione ha anche diffuso un video dell’attacco e questo sarebbe avvenuto utilizzando un drone subacqueo. Dal comunicato diffuso dallo Sbu anche sui canali social si legge che l’operazione è stata condotta dalle unità appartenenti alla 13a Direzione generale del Dipartimento per il controspionaggio, insieme con membri dello Special operation center sud, ovvero dall’unità delle Forze speciali della Marina ucraina.

Un’azione senza precedenti dall’inizio della guerra

Non è la prima volta dall’inizio della guerra: si ricordano infatti diversi episodi come quelli recenti delle petroliere KairosVirat, e prima ancora la distruzione dell’incrociatore Moskva. Oltre al successo bellico di aver probabilmente messo fuori uso un sommergibile russo causandogli ingenti danni, la missione rappresenta un successo perché pare proprio sia stata la prima azione armata effettuata mediante l’uso di un drone subacqueo, in particolare della versione subacquea dello Usv Sea Baby.

Il drone Sea Baby e le sue caratteristiche tecniche

Tecnicamente sarebbe la versione sommergibile di un motoscafo lungo circa sei metri e largo due, mosso da una coppia di motori entrobordo da 200 cavalli e con 750 kg di carico utile. Tale sistema, quando il mezzo è emerso, utilizzerebbe comunicazioni via satellite, mentre quando è in immersione passa a sistemi alternativi su canali radio a corto raggio.

Il banco di prova delle nuove tecnologie belliche

Il fatto dimostra anche che la guerra russo-ucraina è stata il banco prova definitivo per queste tecnologie: dal febbraio 2022 a oggi sono state conclamate oltre dieci operazioni contro unità navali russe e tre i cui bersagli erano aeromobili ed elicotteri (a oggi pare un Mi-8 e due Sukhoi 30).

Il successo contro il sottomarino russo non cambierà certo l’esito della guerra, tuttavia è interessante notare come le forze di Kiev stiano ricorrendo a mezzi simili a quelli usati dagli italiani nelle due guerre mondiali, ovvero i motoscafi armati siluranti (Mas), seppure con tecnologie moderne e a pilotaggio remoto.

Perché proprio quel sottomarino

Riguardo la scelta del bersaglio, oltre che un fatto di opportunità, pare che la Sbu abbia scelto quel sottomarino poiché era stato recentemente rifornito con missili da crociera Kalibr, in grado quindi di colpire in profondità nel territorio ucraino. Se fosse confermata la distruzione dell’unità russa, il cui valore equivale a circa 460 milioni di dollari, per la Marina russa sarebbe davvero un altro brutto colpo, anche perché si tratta di unità moderne e dotate di sistemi che le rendono difficilmente rintracciabili con i sonar.

La classe Kilo e il progetto Varsavjanka

La classe di sottomarini che la Nato chiama “Kilo” deriva da quello che i russi dagli anni Ottanta hanno chiamato Progetto Paltus: hanno propulsione diesel-elettrica e sono progettati per eseguire missioni di ricognizione, sorveglianza e attacco. Si distinguono per le dimensioni compatte, che li rendono capaci di operare in acque relativamente basse.
La nuova versione denominata Varsavjanka è entrata in servizio nel decennio successivo ed è attualmente in fase di sostituzione con le versioni successive.

L’esplosione e i danni allo scafo

Nell’operazione bellica la quantità di esplosivo utilizzata sembra essere stata di almeno 600 kg: ciò si dedurrebbe sia dall’esplosione visibile nel video diffuso, sia dal fatto che i danni al sottomarino sembrano essere estesi al doppio scafo di cui è dotato. Quello interno è diviso in sei compartimenti stagni e la galleggiabilità è assicurata anche se uno di essi è allagato, ma durante lo stazionamento in porto è difficile che sia stata mantenuta tale condizione.

Un’altra caratteristica del Varsavjanka è quella di avere la superficie esterna ricoperta da piastrelle anecoiche, che contribuiscono alla silenziosità del battello riducendo sia l’effetto di riflessione delle onde emesse dai sonar, sia i rumori prodotti all’interno del sommergibile.

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