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Tragedia sull’Himalaya: nove morti, cinque italiani tra le vittime. Si temono altri dispersi

Tragedia sull’Himalaya: nove morti, cinque italiani tra le vittime. Si temono altri dispersi

Due incidenti sulle montagne del Nepal costano la vita a nove persone, tra cui cinque italiani. Le autorità temono nuove vittime

Le montagne dell’Himalaya sono risultate spesso fatali, nella storia delle scalate. Questa volta sono costate la vita a nove persone, tra cui cinque alpinisti italiani. Le autorità locali hanno parlato di una valanga e una tempesta di neve, in due incidenti separati, mentre le ricerche di altri cinque connazionali dispersi proseguono in condizioni estremamente difficili.

La valanga sul Yalung Ri

Una delle tragedie si è consumata lunedì sul picco Yalung Ri, a 5.630 metri di quota, dove un gruppo di 12 persone è stato travolto da una valanga lunedì scorso.

Sette persone hanno perso la vita: tre italiani, due nepalesi, un tedesco e un francese. I soccorritori hanno trovato il corpo senza vita di Paolo Cocco, un fotografo abruzzese di Fara San Martino che stava tentando la scalata al Dolma Khang. Tra le vittime italiane figurano Marco Di Marcello e Markus Kirchler, che il ministero degli Esteri in un primo momento aveva indicato come dispersi.

L’alto ufficiale di polizia Gyan Kumar Mahato ha dichiarato invece che il resto del gruppo è stato trasportato martedì mattina in salvo in elicottero nella capitale Kathmandu.

Il dramma del Panbari

L’altro incidente è avvenuto nel Nepal occidentale, durante la scalata del monte Panbari (6.887 metri). Gli alpinisti Alessandro Caputo, 28 anni, e Stefano Farronato, 37, sono morti dopo essere rimasti isolati a causa di una forte nevicata. I due non davano notizie da venerdì 31 ottobre.

Caputo e Farronato erano al Campo 1, oltre i 5.000 metri di quota, quando le comunicazioni si sono interrotte. La Farnesina ha reso noto che «il Consolato Generale a Calcutta sta seguendo direttamente l’evoluzione della situazione in contatto con le autorità locali e con i familiari dei connazionali».

Le vittime

Chi sono le due vittime? Stefano Farronato era un tecnico forestale di Bassano del Grappa, con alle spalle ben 18 spedizioni in alta montagna, un raid tra i ghiacci dell’Islanda e la traversata dell’Alaska in mountain bike. Un «curriculum» di tutto rispetto.

Alessandro Caputo invece era un maestro di sci di 28 anni di St.Moritz, e aveva avuto anche esperienze ad alta quota sulle Ande. Entrambi non davano notizie da venerdì, quando una forte nevicata li ha isolati a oltre 5.000 metri nel Campo 1 del monte Panbari. La scalata di una simile vetta è considerata dagli esperti un’impresa molto rischiosa, tanto che la vetta era stata conquistata solo nel 2006. Il Cai la definisce una montagna «remota e poco frequentata, in una regione isolata dove le comunicazioni sono difficili e i soccorsi devono affrontare dislivelli notevoli e condizioni ambientali severe».

Il sopravvissuto

La spedizione era partita lo scorso 7 ottobre, e ne faceva parte anche un terzo alpinista, Valter Perlino, di Pinerolo. Quest’ultimo è salvo per miracolo: un malore lo aveva trattenuto al campo base, e per questo aveva rinunciato alla scalata. È stato proprio lui a dare l’allarme per i due compagni dispersi, prima di essere soccorso da un elicottero. Perlino è un veterinario ed era a capo della spedizione. Si tratta senza dubbio del più esperto dei tre scalatori, poiché tra le sue imprese annovera persino l’Everest in solitaria.

L’ultimo messaggio sui social

Le vittime avevano deciso di creare una specie di diario di viaggio da postare su Instagram. L’ultimo post, risalente a una settimana fa, oggi suona come un addio. Recitava: «Tutto bene. Oggi arrivati a 6.000 e poi discesa al Base Camp per 2-3 giorni di riposo. Un percorso duro, solitario e affascinante, dove ogni metro guadagnato è frutto di forza, esperienza e rispetto per la montagna. Il Panbari si fa sentire, ma il team risponde con determinazione e spirito di squadra».

Le ricerche proseguono in condizioni estreme

Le regioni dell’Himalaya colpite dalle valanghe, in particolare Manaslu, Yalung Ri e Panbari, restano ad altissimo rischio. Le autorità locali descrivono condizioni «estremamente instabili» e non escludono che il numero dei dispersi possa aumentare. Nel frattempo, le ricerche proseguono con l’ausilio di elicotteri dell’esercito e squadre di alpinisti esperti, ma il maltempo e le altitudini rendono il lavoro dei soccorritori lento e pericoloso.

La montagna ha un fascino tutto suo, e c’è chi dedica una vita intera a coglierne i misteri più nascosti e scalare le vette più inaccessibili. Purtroppo, in questo caso, la vita di cinque alpinisti coraggiosi si è spenta proprio sotto quelle montagne che tanto amavano.

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