L’intellettuale di punta dell’Islam europeo si troverà presto a rispondere in tribunale ad accuse di abusi sessuali. Una delle presunte vittime ricostruisce con Panorama la sua storia.
«Mi ha sporcato. Per tutta la vita. È stata questa vergogna che mi ha fatto tacere per anni». A parlare così con Panorama è Christelle, pseudonimo della testimone chiave nel processo che accusa di stupro Tariq Ramadan, l’icona della sinistra filo-islamica europea e noto intellettuale francofono.
La sua storia ricorda, in versione europea, lo scandalo Weinstein scoperchiato in America dal movimento femminista #MeToo contro le molestie sessuali: il produttore cinematografico Harvey Weinstein, però, è stato condannato a 23 anni in carcere dopo che una serie di testimonianze hanno convinto i giudici della sua criminale condotta sessuale. Ramadan, invece, il prossimo 24 giugno 2020 (emergenza coronavirus permettendo) attende il primo di una serie di processi. In questo caso, è imputato insieme con la sua casa editrice, per aver rivelato l’identità di Christelle nel suo ultimo libro Devoir de vérité, «Dovere di verità», e durante un’intervista andata in onda il 6 settembre 2019 sull’emittente televisiva BFMTV. Sarebbe infatti stato violato l’articolo 39 della legge del 29 luglio 1881 sulla libertà di stampa, che vieta «la diffusione (…) di informazioni sull’identità di una vittima di un assalto o abuso sessuale» senza il suo consenso scritto. Perché lo ha fatto, sapendo di incorrere in un processo? Forse, per screditare la sua accusatrice. Come lei stessa è convinta.
Di certo, nel curriculum di Tariq Ramadan le cause sono ormai numerose. La prima è stata intentata nell’ottobre 2017. Quindi nel 2018, dopo essere stato incarcerato in Francia, è stato rilasciato su cauzione dietro il pagamento di 300 mila euro, e da allora gli è vietato lasciare il territorio francese. Nel settembre 2018, intanto, è stato accusato di stupro anche in Svizzera e negli Stati Uniti. Eppure, sino a pochi anni prima la sua condotta sembrava specchiata. Egiziano, ma con passaporto svizzero e pakistano, è nipote del fondatore dei Fratelli musulmani Hassan al-Banna. Studioso di teologia, è stato docente di Studi islamici contemporanei all’Università di Oxford, e si è poi accreditato come predicatore dell’Islam. Autore prolifico di saggi, ha pubblicato ben 14 libri (tema, immancabilmente, l’Islam e l’Occidente). È stato persino a lungo accreditato quale esperto al Parlamento europeo. Eppure oggi è sotto processo per stupro, violenze e indimidazioni nei confronti di almeno tre donne.
Ad ascoltare il racconto di Christelle – che, dopo un grave incidente d’auto, vive con un handicap che la obbliga a muoversi con l’ausilio di una stampella – emerge un quadro grottesco e inquietante del personaggio Ramadan. Secondo la donna, il giorno dello stupro Tariq Ramadan stava tenendo una conferenza dal titolo Solidarity palestine events and conferences, dove discettava di islamofobia e dei torti che i musulmani subirebbero ogni giorno da parte dell’Occidente e degli ebrei (per i quali, peraltro, Ramadan ha una fissazione, al punto che vede in chiunque lo critichi una spia degli israeliani o dei servizi segreti francesi).
Christelle in quel momento ha 36 anni e ha appena concluso una storia d’amore. Lo incontra dopo essersi scambiata con lui decine di messaggi su una chat privata. Ricorda: «”Devi leggere Tariq Ramadan”, mi aveva detto un conoscente. Io leggevo e rileggevo gli hadith e le varie edizioni del Corano, e ascoltavo i suoi audio ogni giorno. C’era qualcosa nella sua voce che m’incantava. Così lo contattai tramite la sua pagina Facebook». A quel punto, secondo Christelle, scatta la scintilla. «Una sera, all’improvviso, mi rispose personalmente. Mi fece piacere che il più grande studioso francofono dell’Islam si fosse interessato a me. Era incredibilmente cortese e attento, chiedeva solo che io fossi disponibile quando voleva lui».
In effetti, da quel momento inizia a ricevere attenzioni crescenti, che la lusingano. «Mi mandava dieci, venti messaggi ogni giorno, tra la mezzanotte le 5 del mattino. Le sue parole mi davano forza e voglia di combattere». A suo stesso dire, Tariq Ramdan sa bene come arrivare al cuore delle persone: «”Spero che la fresca rugiada del mattino ti svegli dolcemente, mia principessa. Ammiro tanto il tuo coraggio” mi scrisse un giorno». Il loro rapporto diventa sempre più intenso. Christelle lo segue come un allievo col maestro, e lui ricambia coinvolgendola in continue discussioni che spaziano tra Islam, politica ed economia. «Era divenuto una sorta di guida spirituale, un maestro di vita». Poi, dopo tante chat private, arriva il momento di incontrarsi dal vivo. L’appuntamento è alla citata conferenza sulla Palestina. «Avevamo bevuto un caffè prima dell’inizio dei lavori, poi al termine mi disse di sentirsi in imbarazzo per le troppe persone che ci guardavano. Così, mi propose di proseguire la nostra chiacchierata nella sua suite (l’evento si teneva in un albergo, ndr). Mi disse che doveva fare delle telefonate e di raggiungerlo nella sua camera dove aveva anche un ufficio». La donna pende dalle sue labbra e decide di salire. Ha piena fiducia in lui, ma appena lo raggiunge in camera si accorge di aver commesso un drammatico errore.
Ecco ciò che Christelle afferma sia accaduto: «Aveva gli occhi di un folle, la mascella a serrata. La sentivo scricchiolare da sinistra a destra. Era come trovarsi in un film dell’orrore. È stato terribile. Mi è saltato addosso, mi ha colpito sul viso, sul corpo, mi ha sodomizzato, mi ha stuprata con un oggetto e mi ha sottoposto a varie umiliazioni. Poi mi ha preso per i capelli e mi ha trascinato nella vasca da bagno, dove mi ha urinato addosso». La sua denuncia è datata 27 ottobre 2017, ma non è la sola. Soltanto una settimana prima, l’esponente femminista Henda Ayari aveva denunciato Ramadan per lo stesso reato. E altre segnalazioni di molestie sono arrivate poi. A tutte, gli avvocati di Tariq Ramadan e lui stesso hanno replicato che quei rapporti sessuali sono stati consensuali.
Il predicatore stesso ha paragonato il suo caso nientemeno che «all’Affaire Dreyfus», in cui l’ufficiale francese Alfred Dreyfus fu accusato ingiustamente nel 1894 di tradimento verso la Germania, perché di origini ebraiche. Secondo Ramadan, infatti, sarebbero state le sue posizioni sull’Islam, e non la sua aggressività sessuale, ad avergli causato problemi. Fatto sta che Christelle da quel giorno è stata costretta a vivere nascosta, perché sommersa dagli insulti e dalle minacce dei fan del predicatore. Tra i quali ci sono numerose donne che, attive soprattutto sui social, minacciano chiunque dia ascolto a coloro che accusano il predicatore di essere state stuprate, umiliate, offese e perseguitate. Pensare che Ramadan è il tipo di persona che parlava al telefono con Barack Obama e offriva i propri consigli a Tony Blair, del quale è stato persino consulente. Secondo Ian Hamel, autore del libro di recente pubblicazione Tariq Ramadan. Histoire d’une imposture («Storia di un inganno»), l’uomo non è chi sostiene di essere: «Ramadan ha ottenuto dall’Università cattolica di Friburgo l’opportunità di tenere un’ora di lezioni sull’Islam su base volontaria, ogni settimana, dal 1997 al 2003. È solo grazie a questa presenza che si è presentato ovunque come professore di filosofia e di islamologia, e che ha firmato articoli su Le Monde. Poi, grazie alla sua popolarità, è stato ingaggiato come se fosse un calciatore dagli emiri del Qatar, e per anni ha costantemente invitato intellettuali e accademici, soprattutto anglosassoni, nei palazzi dell’emirato, facendoli viaggiare in prima classe. In cambio, i suoi ospiti ne hanno elogiato il genio».
La sua scalata al successo, in effetti, è sembrata inarrestabile fino a poco tempo fa, come conferma la studiosa svizzera Saida Keller Messahli: «I media hanno contribuito alla costruzione della sua figura di uomo carismatico, riformatore dell’Islam, intellettuale galante. A me ha sempre dato l’impressione di qualcuno che insegue a ogni costo l’immagine creata da lui stesso. Ma quell’immagine era troppo per il vero Tariq Ramadan. Abbiamo sempre avuto a che fare con un uomo sopraffatto da se stesso, nonostante la sua eccellente capacità di comunicare». Di certo, il predicatore resterà col fiato sospeso finché i tribunali non emetteranno la loro sentenza definitiva. Fino a quel giorno, Christelle e le altre dovranno invece convivere con un passato ingombrante legato indissolubilmente a lui.